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Inviato da avatar Giacomo Selmi il 25-06-2014 alle 11:06

I miei due cent su zone e città metropolitana: ArcipelagoMilano
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CONSIGLI DI ZONA E CITTÀ METROPOLITANA: CI VUOLE CORAGGIO NON GATTOPARDISMO

24 giugno 2014 da Giacomo Selmi

L’avvio della città metropolitana pone all’attenzione seriamente, e finalmente, il tema del decentramento applicato ai consigli di Zona milanesi. La considerazione da cui parto, con un giudizio ovviamente tutto personale, è che i consigli di Zona fino ad oggi siano serviti (e servano) abbastanza a poco. Certamente vengono gestiti alcuni fondi e il lavoro del consiglio implementa un legame con il territorio, ma esiste a mio avviso ancora una sovrapposizione eccessiva di funzioni e competenze con la giunta e il consiglio comunale che fa si che le delibere che escono dalle Zone abbiano un riscontro e una accettazione assai limitata nel lavoro degli organismi centrali. E figuriamoci se queste fossero di colore politico diverso rispetto ai Consigli di Zona.

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Le aspettative legate all’attuazione del decentramento, con la trasformazione delle Zone in municipi sono state a oggi largamente disattese (non senza alcune ragioni, non sono un cultore del decentramento e ritengo che a volte una sana dose di centralizzazione aiuti il lavoro amministrativo) e credo che la sensazione di frustrazione che a volte provo di fronte alla limitata capacità di incidere sull’amministrazione di Milano sia condivisa da tanti miei colleghi.

La città metropolitana offre però la possibilità di modificare questo assetto, implementando un decentramento più chiaro. Le opzioni possibili sono sostanzialmente tre.

La prima lascia tutto com’è adesso, evitando di varare l’elezione diretta del sindaco e del consiglio metropolitano e mantenendo lo stesso livello di decentramento attuale, con le zone di fatto subalterne alla giunta e a consiglio. È a mio avviso la scelta peggiore, perché istituendo un ulteriore livello decisionale, finirebbe per relegare definitivamente nell’oblio le zone di decentramento. A conti fatti, dato questo scenario, le Zone sarebbe quasi meglio eliminarle. Al loro posto si potrebbe magari rivedere il modo in cui si eleggono i consiglieri in modo da rafforzare il loro legame col territorio ridando nuova linfa ad un consiglio che a tratti pare quasi svuotato di poteri (conseguenza più o meno diretta del metodo di elezione del sindaco).

La seconda ipotesi sfrutta l’alternativa offerta dal decreto Delrio che prevede la possibilità di organizzare le elezioni dirette di sindaco e consiglio metropolitano (preferibile, a mio avviso) a patto “che il comune capoluogo abbia realizzato la ripartizione del proprio territorio in zone dotate di autonomia amministrativa, in coerenza con lo statuto della città metropolitana“. Posto che l’autonomia amministrativa è ciò di cui si discute da anni, parlando di municipi e rifacendosi all’esperienza romana, questo scenario consentirebbe di “portare a casa”, insieme alla città metropolitana, anche questo risultato.

È però un fatto che anche questa struttura crea dei problemi, tipicamente di sovrapposizione di competenze, per cui l’autonomia della Zona arriverebbe scontrarsi con l’autonomia della Giunta, portando a conflitti che difficilmente sanabili, soprattutto nel caso in cui Zona e Comune fossero amministrati da giunte di colore opposto.

Il rischio quindi sarebbe quello di tornare a una situazione di finta autonomia, nelle quali o le Zone assumerebbero un ruolo quasi irrilevante nel panorama amministrativo, oppure si arriverebbe a depotenziare (ulteriormente) il ruolo del Consiglio Comunale e pure, in parte, della Giunta stessa. Nel primo caso sarebbe quindi meglio, ancora una volta, eliminare le Zone, rafforzando invece il ruolo del Consiglio Comunale.

Una valida alternativa potrebbe invece essere la terza opzione, comunque prevista dal decreto Delrio, e cioè (sempre ipotizzando una elezione diretta del sindaco metropolitano), “articolare il territorio del comune capoluogo in più comuni”. Ergo, eliminare il Comune di Milano, con il suo sindaco, giunta e consiglio, sostituendolo con le Zone (municipi), che oltre ad assumere nomi diversi, diventerebbero vere e proprie amministrazioni locali, dotate di sindaci (presidenti) e giunte, con autonomia completa ma obbligo di sottostare a linee di indirizzo strategico generale definite e controllate da parte del sindaco metropolitano.

Ecco, l’ultimo scenario è il più estremo, ma a mio avviso anche il più coraggioso, attua un vero e proprio decentramento, riducendo in modo concreto la distanza tra cittadini e rappresentanti eletti, e aiuterebbe a rendere più chiara e precisa la responsabilità amministrativa dei singoli eletti, togliendo l’alibi dei livelli multipli e delle sovrapposizioni di competenza.

Giacomo Selmi

consigliere di Zona 1

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