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Inviato da avatar Bruno Alessandro Bertini il 29-11-2014 alle 22:09

Articolo 1 - La Città metropolitana di Milano
1. La Città metropolitana di Milano è ente (OK)

finalizzato alla cura della popolazione (che siamo tutti malati? Lo scopo degli enti pubblici è il bene comune, il benessere)

e allo sviluppo strategico e sostenibile del territorio metropolitano, (e la conservazione? Questa è una grave mancanza)

anche attraverso la promozione, (intesa come pubblicità? mi sembra futile)

la semplificazione (semplifacare un servizio non equivale a semplificare la richiesta o l'accesso a un servizio. Male!)

e integrazione dei servizi, (Cosa si intende per integrazione dei servizi? Che da due me ne danno solo uno? Che ogni servizio è legato e quindi dipendente da un altro? Sembra un principio opposto alla semplificazione.)

delle infrastrutture (Promozione OK, integrazione OK, semplificazione è ridicolo: come si può semplificare un'infrastruttura?)

e delle reti di comunicazione. (Una rete simboleggia già una struttura di integrazione. La ridondanza di voler integrare le reti di comunicazione è semplice ammissione del disastro attuale).

[Il primo comma è disastroso, non ho altri aggettivi. Come in tutti gli statuti si affrontano i due temi cardine: la natura dell'ente e il suo scopo. Per quanto concerne la natura dell'ente ci si limita a dire l'ovvio ovvero che è un ente. Per chi non lo sapesse un ente è la somma di terreni, beni mobili, beni immobili e persone che perseguono il medesimo scopo. Ci si aspetterebbe una descrizione di questi beni mobili/immobili e cittadini: anche qui è abbastanza scontato ma andrebbe specificato un rimando a un successivo elenco di comuni aderenti alla CM. Per quanto riguarda lo scopo perseguito, essendo un ente pubblico è ovvio che sia il bene comune, il benessere, non solo dei cittadini ma di tutto l'ente, ovvero il territorio e i beni che lo compongono. Se un bosco ad esempio fa parte dell'ente è compito dell'ente preservarlo come tale e fare in modo che esso goda di piena salute. Lo scopo indicato include invece solo una parte dell'ente ovvero la popolazione. In nome della sua cura si può quindi ipotizzare di penalizzare ogni altra componente dell'ente. Quindi se alla popolazione servono più case si taglia il bosco, perché aver cura del bosco non rientra nello scopo dell'ente. Questo è rimarcato nell'intento di uno sviluppo sostenibile de territorio che vuol dire tutto e niente. Se il territorio è metà urbanizzato e metà boschivo, e dagli studi eseguiti risulta che è sostenibile uno sviluppo che porti la parte urbanizzata al 70%, allora tanti saluti al bosco e ben venuto cemento sostenibile. Infine i beni mobili e immobili riassunti in servizi/infrastrutture/reti di comunicazione (che sono anch'esse infrastrutture ma chi se ne frega: vanno di moda e fanno scena!). A queste sono associate tre belle parole, vuote. La prima è semplificazione, che non centra un bel nulla, perché la semplificazione va ricercata nelle procedure burocratiche, quelle che servono a richiedere un servizio o a realizzare un'infrastruttura, o nella facilità di utilizzo da parte dell'utente. Di per sé le infrastrutture e i servizi sono estremamente complessi da realizzare da un'amministrazione. Più sono complessi e più tengono conto delle variabili e si adattano meglio ad ogni caso. Semplificare un servizio significa renderlo inefficace. Semplificare un'infrastruttura poi non ha senso: com'è un cavalcavia semplificato? Com'è la rete fognaria semplificata? La seconda parolina magica è integrazione. Le infrastrutture si possono integrare, si devono integrare se possibile. Ma i servizi come li integriamo? Diamo due cose con un solo servizio? Quando chiedi la copia della carta di identità ti diamo anche la patente? Folle anche pensare all'integrazione delle reti di comunicazione: vuol dire ammettere di non aver capito nulla. Una rete di comunicazione permette alle informazioni di viaggiare da un punto all'altro ed essere fruibile. Già la sola idea che esistano a livello amministrativo diverse reti di comunicazione non integrate tra loro è una barzelletta. Può essere vero, può darsi che quello che sa la rete ospedaliera è sconosciuto alla rete che si occupa dei permessi o gli indennizzi per malattia... ma questa è una vergogna tutta italiana e non va certo messa nelle regole di uno statuto serio.]

2. Le comunità locali costituite dalle popolazioni dei comuni (Qui un forte dubbio. Molta preoccupazione. Non viene usato il termine ente locale ovvero popolazione + territorio + beni ma si parla di comunità e quindi solo di popolazione. A quanto pare una popolazione spogliata di ogni bene)

di cui al successivo articolo 2, aventi fra loro rapporti di stretta integrazione territoriale, economica, civile e sociale (su questo ho forti dubbi)

sono ordinate istituzionalmente nella Città metropolitana di Milano, (OK)

ente territoriale autonomo, (il termine autonomo è sbagliato. Qui poi si rimarca ente territoriale. In pratica il comune è una comunità senza territorio, mentre la CM possiede un territorio. Sono sempre più preoccupato.)

costitutivo della Repubblica (e qui cade ogni pretesa di autonomia: l'ente è inquadrato in un più vasto sistema rappresentato dallo stato italiano)
ai sensi dell’articolo 114 della Costituzione, dotato del presente statuto. (ok)
3. La Città metropolitana di Milano rappresenta le comunità locali che la costituiscono, (quando sento la parola "rappresenta" mi tremano le gambe. Io vorrei che la CM fosse asservita alle comunità locali ovvero ai cittadini che la costituiscono. Così i cittadini diventano dei sudditi, le cui decisioni sono demandate a un ente rappresentante. Chi decide cos'è bene per il cittadino? Chi decide qual'è la cura giusta per lui? La CM che lo rappresenta ovviamente e chi non è d'accordo lo si cura perché è malato.)

ne cura gli interessi, (io vorrei curarmeli da solo i miei interessi se permettete.)

ne coordina lo sviluppo (Sempre questo sviluppo di mezzo: se io non voglio essere sviluppato? Se mi ritengo già soddisfatto così?)

e valorizza il principio di partecipazione (pazzesco! il ribaltamento della realtà: l'ente sovrano concede al cittadino la possibilità di partecipare! E noi dovremmo anche ringraziare. Questo è da denuncia penale: il cittadino è sovrano, è lui a decidere, non è che gli si concede di partecipare. Siete dei criminali se adottate sta cosa!)

di cittadini e cittadine e dei residenti,(parte senza alcun senso: esistono residenti della CM che non siano cittadini? Forse i villici, i servi della gleba e gli schiavi?)

sia singolarmente sia in forma associata, (grazie della concessione sire.)

conformando la propria azione al principio di sussidiarietà ai sensi dell’art. 118 della Costituzione. (Sussidiarietà nel significato che la CM non interviene laddove il cittadino se la cava da solo o nel significato che ogni iniziativa del cittadino deve essere sostenuta e approvata dalla CM?)

[Questo secondo punto contiene alcuni concetti che definisco criminali. Sembra che ai comuni sia tolta la sovranità del territorio e dei beni, tanto che passano dall'essere un ENTE a semplice COMUNITA'. Questo fatto è gravissimo. Si traduce in un esproprio. Io sono milanese, la mia comunità è formata da tutti i cittadini che abitano il territorio di Milano, ma questa stessa comunità non ha più alcun potere di intervento sul territorio in cui abita, sulle infrastrutture o sui servizi. Questo potere è assorbito in toto dalla CM e se già era difficile coordinare un'azione tra i cittadini Milanesi diventa impossibile pensare a un controllo diretto della popolazione su una CM tanto vasta. Di fatti la CM si prende subito il ruolo di rappresentante dei cittadini, nonostante ad oggi sia governata da gente non eletta dagli stessi. Si sottolinea che la CM è un ente territoriale che comprende e possiede il territorio che era dei comuni. Nessun accenno a come le comunità locali possano esercitare la scelta e il controllo dei responsabili che li rappresentano a livello di CM. Ecco però in bella vista l'invito alla partecipazione, più che altro una promessa, e sembra sia una grande elargizione. Un generoso regalo da parte della CM come se la partecipazione del popolo alle questioni politiche fosse un favore, un bonus non dovuto. Lo stesso principio di sussidiarietà ha due volti e due interpretazioni quasi opposte. In origine era stato inserito in costituzione per affermare che se un ente più piccolo o un cittadino faceva qualcosa di sua iniziativa lo stato doveva lasciarlo operare, o al limite dargli una mano se meritevole e in difficoltà. Questo principio è stato storpiato al punto che se un cittadino vuole intraprendere un'attività deve chiedere permessi, autorizzazioni, e tutta una serie di pratiche burocratiche che lo pongono di fatto in totale dipendenza dallo stato o in questo caso dalla CM].

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