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Inviato da avatar Roberto Schena il 19-01-2015 alle 19:30

da: IL CIELO SOPRA MILANO link: http://cielosumilano.blogspot.it/...


Riprese video e articolo di Roberto Schena

Intervista a Sergio Pellizzoni, agronomo, già direttore di Bosco in Città - Italia nostra 

Video-documento a cura di Esplorazione Urbana n. 40


 

Il sistema del verde nell'Ovest di Milano
 
Nell'Ovest del territorio milanese, sopravvive una catena, sana ma sbrindellata dalla speculazione edilizia, di grandi parchi urbani, agricoli e misti, ricca come pochissime città europee di architetture rurali superstiti. E' un unicum talvolta di grande pregio storico e artistico, conviventi con notevoli specificità naturalistiche.  I nomi sono abbastanza noti ai cittadini: sono i parchi di Trenno, Bosco in Città,  delle Cave, dei Fontanili, il Bosco della Giretta a Settimo Milanese, diramazioni del Parco Sud, c'è l'area verde dell'Ippodromo, più le aree agricole più o meno vaste, che spesso congiungono tutte queste realtà (vedi cartina qui sopra).

Appunto. Ora si tratta di unire questi polmoni fra loro, salvando le aree intermedie dalla speculazione, in modo da creare un continuumparticolare di verde, che circondi Milano e la risani dall'eccesso di urbanizzazione. La green belt milanese sarebbe di grande interesse ecologico, economico, storico, turistico. Difatti, la corona urbana intermedia fra centro e periferie è ormai un grosso dormitorio senza paesaggio, eccetto alcune isole come Darsena/Navigli e Porta Nuova. Il futuro, dunque, inizia dalle periferie. Si tratta "solo" di rovesciare il modo di realizzare il verde.
In questa videointervista a Sergio Pellizzoni, agronomo,  già direttore di Bosco in Città, parco gestito da Italia Nostra, spiega che andiamo verso una società più povera, che si muoverà meno, per cui la cura del verde, la sua espansione e le varie attività ad esso connesse diventano la forma e il futuro della città stessa: "Dovremo vivere più dentro il nostro territorio".

 
Sergio Pellizzoni

A Milano si è sempre concepito il verde come "giardinetto", di modesta funzione estetica, un po' pratica, dove far passeggiare il cane, dove fare i soliti quattro passi; manca una concezione naturalistica. Per i grandi spazi verdi si è sempre pensato di andare molto fuori porta. Ora le cose cambiano, si pone il problema di trasformare il verde non solo in luoghi di loisir, ma di riferimento sociale e lavorativo, economico: si delinea così un nuovo paesaggio. 
Rovesciare i criteri di gestione del verde pubblico, contenendo i costi e anzi pensando a come si possono realizzare degli utili, è la scommessa, tenendo presente che, in ogni caso, costa un infinitesimo rispetto ad altri settori, come strade e trasporti e può dare molto in termini di socialità, salute e sviluppo equilibrato, si tratta di studiare a fondo una nuova formula. Abbiamo davanti trasformazioni piuttosto intense e complesse, il coinvolgimento dei cittadini è fondamentale nello sviluppo del verde pubblico, che imparano a godere di un servizio cento volte più importante  del camminare dentro a un parco perché si mette in atto la loro capacità di inventiva e intelligenza e socializzazione.  
Un buon esempio di gestione congiunta è dato dal Parco Nord, una realtà che congiunge, tramite il sistema del verde, le aree periferiche di Milano-Bruzzano, Milano-Niguarda, Sesto San Giovanni, Bresso, Cinisello Balsamo.  Ma, sottolinea Pellizzoni, il sistema dell'Ovest milanese è molto più interessante. 


Negli uffici di Bosco in Città

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