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Ieri in Commissione Consigliare "Referendum" ho ascoltato con attenzione i rappresentanti dell'Associazione contro la corruzione "Transparency International Italia". Si è discusso della necessità di favorire l'emersione, attraverso processi di assoluta trasparenza, del sottobosco di lobby esistente nel nostro paese. Si è dato per scontata l'incontrovertibilità della loro esistenza e consentendo le stesse di determinarsi attraverso l'istituzione di un registro pubblico al quale iscriversi, renderebbe meno facili eventuali tentativi di corruzione.
Vero, condivido.
Però sono intervenuto invitando ad esplicitare nella sostanza quali siano per definizione le lobby. Lo stesso rappresentante di Transparency, nella sua introduzione, palesava in un passaggio non chiaro e con finalità d'esempio il sindacato come tale.
Che il sindacato possa essere annoverato come "gruppo di pressione" nel corso di processi legislativi e amministrativi può anche essere lecito pensarlo. Ma la loro attività, a differenza delle lobby, si svolge in un alveo che riguardano i diritti di chi rappresentano in un contesto che si può tranquillamente definire di "confronto sociale". I sindacati sono "associazioni orizzontali" poiché rappresentano categorie di lavoro omogenee e che hanno come denominatore comune gli stessi diritti.
Mentre le lobby sono molto vicine all'idea di corporazione, organizzata in modo verticale, con più soggetti diversificati e gerarchicamente interessati rispetto all'ottenimento dei loro obiettivi.
Quindi ho invitato ad essere prudenti e di evitare generalizzazioni che potrebbero innescare meccanismi di confusione e di non corretta relazione tra più soggetti.

Gabriele Ghezzi

Presidente della Commissione Sicurezza e Coesione Sociale - Polizia Locale - Protezione Civile e Volontariato del Comune di Milano