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Inviato da avatar Fiorello Cortiana il 14-01-2016 alle 10:10

Perché chiudere il CAM-Centro Assistenza Minori?

Zaini e sacchi a pelo: le educatrici del CAM-Centro Assistenza Minori, accompagnate dalle suore, hanno passato la prima notte nei locali del Consiglio di Zona 2. Si tratta dell'ennesimo estremo tentativo di sensibilizzare le istituzioni di Milano, della Città Metropolitana e della regione. Il CAM si occupa del recupero e della riabilitazione dei bambini tra 0-6 anni che il Tribunale dei Minori sottrae alle famiglie perché oggetto di maltrattamenti e abusi. Un lavoro delicato e di grande responsabilità, si tratta di ricostruire nelle casette/appartamenti una empatia, una fiducia relazionale con il mondo adulto, che per questi bambini coincide con il Mondo. Da 40 anni questo servizio pubblico si è occupato di centinaia e centinaia di bambini da Milano, dalla Lombardia e dal resto dell'Italia, con una efficacia pari alla passione, all'intelligenza e all'amore che le esucatrici e le tre suore investono quotidianamente 24h su 24h. Bambini che, diventati adulti e genitori, tornano a trovare e ringraziare le educatrici per aver dato loro una seconda opportunità. Fino a due anni fa era attiva anche una scuola interna, che consentiva la condivisione della conoscenza del progetto e della sua attuazione, questo ha permesso una continuità nell'eccellenza dell'esercizio di questo servizio pubblico. Sì, ciò che contraddistingue un servizio pubblico è il progetto condiviso, indipendentemente dalla fede religiosa e /o politica di chi ne è responsabile. Ciò ha reso unica questa esperienza. Ora le diverse istituzioni si sono accordate per chiudere il CAM a Giugno, dato che la legge sulle Città Metropolitane non considera la funzione scolta dal CAM come fondamentale, il Comune di Milano, il cui sindaco è anche quello metropolitano, dice che non è sua competenza, la Regione Lombardia non si occupa di gestione dei servizi e la Commissione Bicamerale sull'Infanzia, che ha audito le educatrici, non ha pensato di dire al resto del Parlamento di correggere la legge 56"Del Rio" includendo funzioni come quella svolta dal CAM. Per ora non è stato dato il dettaglio dei costi per vedere quali razionalizzazioni siano possibili, tolti quelli educativi (equivalenti a impiegati di fascia B e C), nè ci si è voluti confrontare con le possibili forme di gestione quali l'Associazione Temporanea di Impresa tra i comuni metropolitani, lombardi e nazionali, che si sono avvalsi del CAM, il contributo mirato delle Fondazioni, ecc. In modo miope e cinico le amminstrazioni, prima fra tutte quella di Milano/Città Metropolitana, pensano di dare queste funzioni, certamente finanziandole, al privato sociale, il quale non ha l'eccellenza di competenze accumulòate ed esercitate dal CAM. Si pensa forse di coltivare il proprio orticello socio-politico-elettorale, ma lo si fa sulla pelle dei bimbi. Gli amministratori, mentendo, si dicono d'accordo a dare il quadro dei costi e a fare un tavolo di confronto sulle soluzioni possibili con le rappresentanze dei lavoratori e le educatrici, ma sistematicamente lo evitano. Di più: quando vengono intervistati si dicono favorevoli e impegnati per il CAM, nella resltà condividono atti amministrativi per la sua chiusura, trasferscono educatrici agli asili nido, dove i bambini amati dai genitori, vengono parcheggiati, costringendo le educatrici a lasciare scoperte le casette con i bambini che stavano seguendo. Così queste educatrici si trovano a dover spiegare ai bambini, già traditi dal mondo adulto, che anche loro li devono abbandonare. Bmbinio tra 0-6 anni. Chiedo a Pisapia, Maiorino, Iardino, con che cuore amministrate? Con quale faccia ci propinate programmi di sensibilità e recupero sociali? Ma chiedo anche ai milanesi se vogliono una Milano nella quale abitare, nella quale condividere una comunità e una cittadinanza, o dove avere la residenza a fini amministrativi e fiscali? Si diceva che Milano ha il cuore in mano, ma la mano è forse sul portafoglio, pieno o vuoto che sia, come dice De Andrè.

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