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Confesso la mia perplessità su tutta la vicenda. Un progetto di questa portata va ben al di là della capacità di valutazione della stragrande maggioranza dei cittadini che, tuttavia, dovranno subire, nel bene e nel male, le scelte di ALTRI, e qui appare insufficiente affermare che si tratta di persone SCELTE dai cittadini con il voto, perchè il voto non esaurisce le capacità di scelta e di indirizzo dei cittadini, sopratutto su temi di questa portata.
Quindi parlare di "partecipazione" dei cittadini a queste scelte implica definire delle linee guida stringenti, determinate con il consenso popolare, all'interno delle quali collocare dei progetti urbanistici sui quali la discussione può essere solo affidata al confronto tra specialisti, con una scelta finale determinata da considerazioni di ordine economico e di aderenza alle linee guida prestabilite.

Il punto è: dove sono e quali sono queste linee guida ? La nota del Comune parla di tante cose ma sorvola sull'elemento fondamentale: la "visione" urbanistica di Milano dopo questi interventi, tradotta in pochi elementi urbanistici essenziali comprensibili anche all'uomo della strada e sui quali raccogliere un consenso vasto e consapevole. Invece mi pare che tutto si svolga nella peggiore tradizione urbanistica milanese, con un impiego del territorio affidato ad interessi privatistici interamente scollegati da qualsiasi visione urbanistica degna di questo nome, tanto sotto il profilo architettonico che, e sopratutto, viabilistico.

L'audizione pubblica in tempi stretti ed in assenza di queste premesse è un puro esercizio retorico che squalifica per l'ennesima volta la politica di questo paese.