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Inviato da avatar Walter Monici il 10-10-2017 alle 12:00

Col solito sistema di minacciare sconquassi per farti digerire la pillola, ecco che arriva la seconda versione della passerella sull'Orto botanico che collegherebbe Brera con palazzo Citterio e che sembra sia già pronta per essere fatta.
Se prima, tutta chiusa e in vetro questa passerella era una porcheria, adesso lo è meno, anzi devo dire che probabilmente è anche bella e sarebbe molto emozionante da percorrere, ma il punto è questo: che necessità abbiamo di stravolgere un organismo storico che ha nella coerenza il suo valore con un elemento di spettacolarizzazione fine a se stessa?
A cosa serve il passaggio sopraelevato quando potremmo attraversare a piedi l'orto botanico, oppure uscire in via Brera e rientrare nel palazzo Citterio, oppure se proprio si vuole creare un passaggio sotterraneo che non disturba niente e nessuno?

Come al solito di ascoltare i cittadini non se ne parla. Tutto passa sopra la nostra testa alla faccia della partecipazione.
Tutto è in questa mortale voglia di adeguarsi ai gusti del turismo di massa ignorante che va assecondato, guidato, accompagnato in ogni passo.
Se c'è un fascino a Brera e nell'Orto, e parlo da ex alunno che lo ha vissuto, è proprio nella sua segretezza, nei suoi passaggi misteriosi, nei suoi corridoi bui, nei suoi ambienti immensi o raccolti e nella vita che vi portano gli studenti, gli insegnanti, la vita e la passione reale.
Perciò siamo di fronte ad un doppio errore: il primo di voler togliere a Brera la sua natura di organismo complesso, pinacoteca, accademia, osservatorio, orto, biblioteca ridotti a monocultura della fruizione passiva dell'arte quando l'arte deve essere
viva e vitale ma legata alla storia.
Poi voler introdurre elementi estranei di spettacolo come se tutto dovesse essere divertente, stupefacente, sorpresa e allegria. Ci manca solo una perenne musichetta di sottofondo, chissà se qualche anima perversa non ci ha pensato, e la trasformazione sarebbe completa, e lo scempio totale, la negazione del genius loci, il rifiuto della interiorità e della introspezione sull'altare del dio denaro.
Non si può aspirare al regno dei cieli e intanto servire mammona.
Lasciate in pace Brera che va bene così, stracciate ogni progetto di rinnovamento che non sia di stretta continuità col passato, tenetevi lontano dalle archistar, (allucinante delirio di onnipotenza pensare di coprire il cortile), pensiamo piuttosto ad abbattere l'orrendo edificio moderno ex sede della Montedison che si affaccia proprio davanti all'ingresso e ricostruire in base a documenti storici quello che c'era prima.
Recuperare la storia è l'unico modo per avere un futuro.

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