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Inviato da avatar Oliverio Gentile il 15-11-2010 alle 08:59

Da milano.corriere.it:

http://milano.corriere.it/milano/notizie/politica/10_novembre_15/nuovo-schiaffo-pd-1804171111208.shtml

Il centrosinistra sceglie l'ex deputato di Rifondazione per la sfida di primavera

Da Milano «schiaffo» al Pd
A sorpresa Pisapia batte Boeri

Rovesciati i pronostici. L'avvocato: con me vince la politica. Ora dobbiamo battere la Moratti 



MILANO -
È un terremoto e la Puglia, al confronto, è nulla. Alle primarie del centrosinistra l'avvocato Giuliano Pisapia batte l'architetto Stefano Boeri, dandogli 5 punti di distacco, e sbaraglia il Pd che lo ha sostenuto a tutti i livelli. Forte del suo impegno civico e della sua passione, Pisapia ha rovesciato i pronostici: «È la vittoria della democrazia delle primarie», ha commentato a caldo ieri sera. Poi, le lacrime e il ringraziamento ai suoi competitor (oltre a Boeri, primo a chiamare per congratularsi, il professor Valerio Onida e l'ambientalista Michele Sacerdoti) «con i quali c'è stato un leale confronto e con cui insieme dobbiamo battere la Moratti», e ai partiti che lo hanno sostenuto (Sel e Federazione della Sinistra), ma anche «al Pd che continua a essere la componente principale di un centrosinistra rigenerato, in grado di sconfiggere il centrodestra».

Giuliano Pisapia era stato il primo a scendere in campo per le primarie. «Bisogna spendersi per cercare di rendere il mondo migliore e farlo in tutti i modi in cui si può», aveva scritto sul suo sito poche ore prima del voto. Un messaggio raccolto soprattutto ascoltando Francesco, il figlio della compagna Cinzia e i sette nipoti: la squadra di ragazzi tra i 12 e i 30 anni che più di tutto e di tutti è stata decisiva sulla scelta finale.
In fondo, Pisapia aveva già sperimentato la fatica e il sacrificio che spesso ti chiede la politica: eletto deputato indipendente per Prc nel '96, il penalista ha presieduto la commissione Giustizia ed è stato rieletto nel 2001. Poteva bastare. Invece no: e così in giugno, mentre già impazzava il toto-candidati, l'avvocato per bene, con i modi gentili, ha rotto gli indugi: «Ci sono». Lo ha fatto per amore della città, spinto da tanti milanesi «stanchi di vedere Milano andare a pezzi». Una corsa continua, che lo ha sfinito anche fisicamente, ma che ha coinvolto sempre più persone.



Partito svantaggiato rispetto a Boeri, Pisapia ha capito che poteva farcela quando ha cominciato a raccogliere messaggi di incoraggiamento di persone che da tempo avevano smesso di votare e che invece hanno accarezzato il sogno di sconfiggere il centrodestra nella terra di Berlusconi e Bossi. Poi c'è stata la sera magica, quella del 6 novembre, quando Nichi Vendola (che ieri notte ha commentato dagli Stati Uniti: «Una lezione di buona politica in un Paese sgomento») è arrivato a Milano a dichiarare stima, affetto e sostegno a Pisapia. Una sera magica, appunto, con migliaia di persone uscite dalla routine del sabato amici-cena-cinema per assieparsi al Teatro dal Verme, dentro tutto pieno all'inverosimile e fuori altre migliaia di uomini e donne, giovani e di mezza età in piedi a condividere e ribadire la voglia di cambiamento.

«Per me la politica è soprattutto servizio», ha ripetuto fino alla fine facendo tesoro degli insegnamenti della madre Margherita, cattolica e attenta ai più deboli, e del padre Giandomenico, avvocato e sostenitore del tema dei diritti. Per questo ha voluto tenere lontane le polemiche e bassi i toni, anche quando le primarie hanno avuto momenti di asprezza e tensione, anche quando alcuni dei suoi collaboratori avrebbero voluto contestare duramente l'invasione di campo del Pd, che ha mobilitato tutti, dal segretario nazionale Pierluigi Bersani alla maggioranza degli eletti nelle istituzioni, per garantire sostegno a Boeri. Pisapia, che ha precisato di essere «uomo di sinistra ma non comunista», potrebbe però faticare a raccogliere consensi moderati. Per questo, l'esito delle primarie apre le porte alla possibilità di una candidatura di centro. E il nome gettonato è sempre quello: Gabriele Albertini, che da oggi riprende incontri tra Milano e Roma.

Elisabetta Soglio

15 novembre 2010


Da milano.repubblica.it:

http://milano.repubblica.it/cronaca/2010/11/15/news/primarie_a_milano_pisapia_batte_boeri_ho_fatto_un_miracolo_adesso_un_altro-9116540/


POLITICA

Primarie a Milano, Pisapia batte Boeri
"Ho fatto un miracolo, adesso un altro"

Bassa l'affluenza alle urne: l'obiettivo era 100mila, ma alla fine hanno votato in meno di 70mila
Sarà così l'avvocato a sfidare la Moratti. Nichi Vendola: "Una buona giornata per l'Italia migliore"
di TERESA MONESTIROLI

I 100mila votanti sperati sono rimasti un sogno: alla fine sono stati 67mila 499. Le primarie per la scelta del candidato sindaco del centrosinistra si chiudono con un risultato lontano da quello raggiunto nel 2006, quando a scegliere il candidato sindaco furono in 82mila. Ed è nella cornice di questo dato che si incastona la vittoria del vendoliano Giuliano Pisapia. Vince sull’architetto Stefano Boeri, il candidato sostenuto dal Pd, con il 45,36 per cento dei voti, contro il 40,16 dell'avversario. È lui, Pisapia, l’uomo che sfiderà il sindaco Letizia Moratti - e chissà chi altri - alle prossime elezioni comunali. L'investitura di Silvio Berlusconi alla Moratti, peraltro, è arrivata con le urne delle primarie ancora aperte. Gli altri due candidati, Valerio Onida (ex presidente della Corte costituzionale) e l'ambientalista Michele Sacerdoti chiudono rispettivamente al 13,41 e all'1,07 per cento. Solo 4 le schede contestate.

La festa per Pisapia (foto) Il popolo delle primarie (foto) LO SPECIALE CON TUTTI I VIDEO (video)

"Abbiamo fatto un miracolo, adesso ce ne aspetta un altro", ha detto Pisapia al suo arrivo al comitato elettorale. "E' stata una vittoria di tutti". Poco dopo gli è arrivata la telefonata di congratulazioni da parte di Boeri. "E' stata una esperienza nuova, intensa e fantastica", ha commentato lo sconfitto. "Abbiamo dato alla città un progetto pieno di soluzioni efficaci, realizzabili e innovative. Questo per me è il risultato più bello insieme con i tanti giovani che con la mia candidatura hanno riacquistato il gusto per la buona politica. Grazie al Pd per il sostegno, sono convinto che questa esperienza non si chiuda qui". Boeri ha poi raggiunto il circolo Arci Bellezza per abbracciare Pisapia e ribadire che "sosterrò Giuliano per cambiare Milano". Boeri ha detto di essere "un poco deluso per la partecipazione che riteneva superiore". Alla domanda se con questo risultato è stato sconfitto il Pd, ha risposto: "Bisognerà valutare i dati".

Così come Nichi Vendola in Puglia, Pisapia ha vinto le primarie battendo il Pd e il suo candidato. E il leader di Sinistra ecologia e libertà (Sel), governatore della Puglia, commenta: "Ancora una volta le primarie rappresentano la rivitalizzazione del centrosinistra e una lezione di buona politica in un Paese sgomento dinnanzi allo spettacolo permanente di una politica indecente. A Milano c'è stata una contesa fra protagonisti di grande levatura intellettuale e morale che ha consentito di accendere i riflettori sul malgoverno delle destre e del sindaco uscente Moratti". "La vittoria di Pisapia - ha aggiunto Vendola - è la vittoria di un uomo di grande umanità sempre in linea in tutte le battaglie di libertà e civiltà. Milano regala una buona giornata al centrosinistra e all'Italia migliore".

Le operazioni si sono svolte tutto sommato senza problemi, e anche con un buon ritmo. Ora si tratterà di analizzare i risultati di questo voto, soprattutto quello su una partecipazione molto più bassa delle aspettative, non solo delle speranze. "Sosterremo il candidato che ha vinto", assicura il capogruppo del Pd a Palazzo Marino, Piefrancesco Majorino. "Credo che quella di oggi sia stata comunque una giornata importante per la città - sostiene Majorino - E sono convinto che Boeri abbia portato un contributo straordinario di idee e di passione".

(15 novembre 2010)


Da milano.corriere.it:

http://milano.corriere.it/milano/notizie/politica/10_novembre_15/cala-popolo-primarie-1804170948720.shtml

Le urne Affluenza in netta diminuzione, nonostante la prima volta dei sedicenni

Cala il popolo delle primarie
In quattro anni persi 15 mila voti

Ai seggi anche Borrelli, Profumo, Fo e Gae Aulenti

MILANO -
La città è ancora silenziosa e buia quando aprono i seggi per le primarie. Eppure, alle 8 del mattino di una giornata che più autunnale non si può, ci sono già capannelli di gente con in mano la scheda elettorale. E c'è anche chi chiama le redazioni dei giornali, perché, come è accaduto alla signora Angela Campari in via Verro, non è riuscita a trovare il seggio.
L'affluenza, dicono i volontari alle sezioni, al principio è buona. In mattinata e fino all'ora di pranzo si registrano persino code. E ha un sussulto la Milano dei sedicenni, ammessi alla scelta del loro sindaco per la prima volta, ed entusiasti come gli elettori più anziani, lo zoccolo duro del Pd e l'espressione della società civile. Alla fine della giornata, però, il conto è negativo: 67 mila votanti, 15 mila in meno rispetto agli 82 mila del 2006, molto sotto la soglia dei 100 mila su cui puntavano i quattro sfidanti.
Il termometro dell'interesse per le primarie dice che a muoversi in massa sono stati soprattutto i residenti della zona 1, la borghesia. Il centro batte la periferia. Al Cam di Corso Garibaldi arriva l'architetto Gae Aulenti: «Trovo tutto questo movimento di idee fantastico. C'è questa speranza che Milano diventi un'altra città, o meglio torni a essere quella che è sempre stata, e che ognuno di noi che pure lavora in giro per il mondo la riconosca come un luogo dove tornare con piacere». Accanto a lei c'è l'imprenditore Guido Artom: «Sono molto ottimista. Bisogna sperare».

Allo stesso seggio, si mettono in fila l'ex numero uno di Unicredit Alessandro Profumo e la moglie Sabina Ratti. Il patron dell'Inter, Massimo Moratti, vota poco lontano, a ChiamaMilano, la sede dell'associazione civica presieduta dalla moglie Milly. Ancora in centro, l'architetto Vittorio Gregotti si presenta al gazebo di piazzale Cadorna, così come l'ex presidente della Consob Guido Rossi. Poco più a sud, nel circolo Pd di viale Orti dà la sua preferenza il Nobel Dario Fo, con la moglie Franca Rame. Alle urne aperte in via De Amicis votano l'editore Alessandro Dalai, la giornalista Chiara Beria d'Argentine e la ginecologa Alessandra Kustermann. In via Eustachi arriva l'ex procuratore capo di Milano Francesco Saverio Borrelli. In attesa, seduto con la moglie Lisi, del comitato Vivisarpi, c'è Beppe Vallardi: «Viva Onida, un galantuomo». Ha le idee chiare Francesco, 16 anni, che esce dal seggio di via Friuli: «Ho votato Pisapia, perché raccoglierà i consensi di tutta la sinistra». Gioia, 80 anni, e il nipote Francesco, di 23, studente di Economia, sostengono Boeri: «Anche per la professione che fa: la città che cresce è fatta di territorio».

Paola D'Amico
15 novembre 2010


Da milano.corriere.it:

http://www.corriere.it/politica/10_novembre_15/salvati_effetto_vendola_5d5d9b2c-f083-11df-9e3d-00144f02aabc.shtml

L'analisi delle primarie del capoluogo lombardo

Anche a Milano l'effetto Vendola

Le primarie di coalizione italiane non sono confrontabili con quelle americane, che si svolgono in un singolo partito in un contesto in cui le forze politiche sono due

Complimenti a Giuliano Pisapia. Ha vinto le primarie del centrosinistra per la candidatura a sindaco in un confronto vero con altri eccellenti candidati. Ora ci si attende che l'area politica entro la quale le primarie si sono svolte (senza quell'affluenza di votanti immaginata alla vigilia) lo sostenga non solo lealmente, ma con impegno. Così come l'area politica che fa riferimento al Partito Democratico Usa ha sostenuto Barack Obama dopo che si era divisa tra lui e Hillary Clinton nelle primarie presidenziali del 2008. Ma sono veramente confrontabili le primarie americane con quelle che si svolgono in Italia? In particolare con le primarie di coalizione, come questa di Milano o quella che ha portato al successo Nichi Vendola in occasione delle elezioni regionali in Puglia? E se confrontabili non sono, ha fatto bene il maggior partito del centro-sinistra a organizzare le primarie che ho menzionato (e altre simili) e ad appoggiare in maniera esplicita un candidato che poi è stato sconfitto?

Circa il primo interrogativo la risposta è ovviamente no, non sono confrontabili. Le primarie americane sono primarie di un singolo partito, in un contesto in cui i partiti sono due, e sono regolate dalle leggi dei singoli Stati della Federazione. I due partiti non sono poi paragonabili a quelli europei: non sono organizzati in modo permanente sul territorio mediante personale stabile, non hanno una struttura di associazione ed organi statutari sempre attivi (assemblee, comitati direttivi locali e centrali, e segretari, a livello territoriale e nazionale). E neppure hanno una linea politico-ideologica definita, come l'hanno invece i partiti europei. Sono istituzioni contendibili da parte della società civile e la loro linea politica - se più di "sinistra" o più di "destra", se più radicale o più moderata - è definita da chi vince le primarie. Insomma, in una primaria americana i partiti, in quanto contenitori vuoti, non "appoggiano", né possono appoggiare, un candidato, come in questo caso ha fatto il Pd per Boeri o Sinistra e Libertà per Pisapia: per ognuna delle due grandi aree politico-ideologiche in cui si divide la politica americana c'è un unico partito, le candidature emergono dalla società civile, le primarie le vince chi ha più soldi per una campagna efficace e/o indovina meglio gli umori dell'intera area, e chi le vince rappresenta poi il partito nella prova elettorale contro il partito avverso.

Ha fatto bene il Pd, come partito maggioritario dell'area di centrosinistra, a spendersi per primarie di coalizione e ad appoggiare un candidato? Il vantaggio delle primarie sulla tradizionale alternativa (negoziazione di vertice con le altre forze politiche e scelta di un candidato comune) è indubbio se i candidati sono espressione di una coalizione ampia, se tutti accettano il risultato e se il candidato vincente è vicino alla linea politica del partito: le primarie sono una procedura più democratica, più mobilitante e più efficace da un punto di vista mediatico. Comprensibilmente i partiti più piccoli, di solito, non le accettano: perché legarsi le mani in una gara nella quale prevarrà il candidato sostenuto da un partito che dispone di un maggior consenso elettorale e maggiori capacità organizzative? Un partito più piccolo, una corrente politica minoritaria, si impegneranno soltanto se intuiscono che il candidato da loro favorito, per i suoi caratteri personali, o per la debolezza dei candidati di diverso orientamento politico, o per la frammentazione delle candidature, ha serie possibilità di prevalere. Ed è questo che è avvenuto sia in Puglia, sia a Milano. In Puglia per la debolezza del candidato sul quale il Pd aveva puntato le sue carte e per il grande fascino di Nichi Vendola. A Milano per la frammentazione del campo riformistico, per la presenza di candidati realmente espressi dalla società civile, contro la tutela e la regia del Pd. Per restare a Milano, l'effetto finale è che l'area riformistica di questa città sarà rappresentata da un candidato cui sarà possibile rimproverare - ingiustamente oggi, ma efficacemente se si tiene conto della sua storia - di collocarsi su posizioni estreme. O almeno, questa è la convinzione che circola in ambienti pd.

Il Pd non ha fatto male a sostenere un candidato
: questo è il ruolo che la Costituzione e la tradizione politica europea gli assegnano. Come in Puglia, così a Milano, non è però stato in grado di convincere l'area riformista, di cui è il principale esponente politico, delle ragioni che lo inducevano ad avversare la candidatura di Pisapia e a scoraggiare la frammentazione delle candidature. Ha manifestato incertezze e ritardi, insieme ad una evidente carenza di egemonia culturale, si sarebbe detto una volta. Insomma, ha subito una secca sconfitta politica.

Michele Salvati

15 novembre 2010


Da milano.corriere.it:

http://milano.corriere.it/milano/notizie/politica/10_novembre_15/onida-ora-nuovo-centrosinistra-1804170975245.shtml 

Terzo polo

Onida: ora un nuovo centrosinistra

Il presidente emerito della Consulta: no alle sirene centriste. Pronto a sostenere Pisapia

MILANO -
«Si può partire da qui per costruire un nuovo centrosinistra a Milano». A Valerio Onida è appena arrivato il dato definitivo delle primarie, ha ottenuto il 13,4% dei consensi: «Sono molto soddisfatto. In una situazione nella quale, essendosi creata una competizione molto serrata a due, una sorta di derby, era chiaro che ci sarebbe stata una spinta al voto utile. Ma c’è una parte consistente del centrosinistra che vuole un rinnovamento della politica». Il costituzionalista che ha corso da outsider, a tarda sera, scaccia l’ipotesi di una sua lista civica: «Il mio appoggio a Pisapia è scontato. Parlare di una mia lista è prematuro». È deluso dall’affluenza, il professor Onida: «Sono mancati i giovani— argomenta —. È la conferma che c’è un distacco verso la politica, ma può anche significare che alcune modalità in cui le primarie sono state condotte non convincessero gli elettori». Il rinnovamento, dice, deve «partire soprattutto dai metodi». Quanto alle sirene d’un ipotetico terzo polo di centro, taglia corto: «Totali fantasie». Onida, piuttosto, lancia segnali d’intesa a Pisapia: «Penso che ci saranno ampi margini di collaborazione. Interpreto la sua vittoria non come un atto di nostalgia per una vecchia sinistra, ma come la volontà di rinnovare la politica».

Nel derby degli altri, il Pd è l’Inter: uno a zero, e tutti a casa. Il comitato elettorale di via Pergolesi si svuota presto, alle dieci e mezza è una sfilata di facce scure e occhi bassi. Che fine ha fatto il partito? Quale peso può spendere, oggi, in una competizione «aperta» come le primarie? Pierfrancesco Majorino, il segretario cittadino, si congeda di fretta, scuotendo la testa: «È andata male, male, male...». Si sente un’aria frizzante di Puglia, in questa serata nera e umida del Pd milanese. L’effetto Vendola ha trascinato Pisapia, gli equilibri sono saltati, la sinistra-sinistra è riuscita a mobilitare più elettori del centro-sinistra: chi aveva visto la coda fuori dal Teatro Dal Verme, l’entusiasmo del popolo di Nichi, aveva visto giusto. «Hanno fatto il bunga-bunga al Pd», è l’immagine evocativa che regala Luciano Fasano di Primes, l’Osservatorio sulle elezioni primarie: «Il metodo funziona. Ma qui èmancata la proposta politica del Pd. È una sconfitta che, con ogni evidenza, si sentirà anche a livello nazionale». Nel derby degli altri, il Pd è l’Inter: uno a zero, e tutti a casa. Il comitato elettorale di via Pergolesi si svuota presto, alle dieci e mezza è una sfilata di facce scure e occhi bassi. Che fine ha fatto il partito? Quale peso può spendere, oggi, in una competizione «aperta» come le primarie? Pierfrancesco Majorino, il segretario cittadino, si congeda di fretta, scuotendo la testa: «È andata male, male, male...». Si sente un’aria frizzante di Puglia, in questa serata nera e umida del Pd milanese.

L’effetto Vendola ha trascinato Pisapia, gli equilibri sono saltati, la sinistra-sinistra è riuscita a mobilitare più elettori del centro-sinistra: chi aveva visto la coda fuori dal Teatro Dal Verme, l’entusiasmo del popolo di Nichi, aveva visto giusto. «Hanno fatto il bunga-bunga al Pd», è l’immagine evocativa che regala Luciano Fasano di Primes, l’Osservatorio sulle elezioni primarie: «Il metodo funziona. Ma qui è mancata la proposta politica del Pd. È una sconfitta che, con ogni evidenza, si sentirà anche a livello nazionale».

Armando Stella
15 novembre 2010


Da milano.repubblica.it:

http://milano.repubblica.it/cronaca/2010/11/15/news/primarie_terremoto_nel_pd_lombardo_ci_dimettiamo_per_aprire_il_dibattito-9131491/

POLITICA

Primarie, terremoto nel Pd lombardo
"E' colpa nostra, adesso confrontiamoci"


Primarie, terremoto nel Pd lombardo
"E' colpa nostra, adesso confrontiamoci"

I segretari regionale e cittadino, Martina e Cornelli, e il capogruppo Majorino rimettono il mandato
Pisapia è ottimista: "La Moratti è in aperta perdita di consenso, ha tradito la fiducia dei milanesi"
di ORIANA LISO  e STEFANO ROSSI


"Bersani? Sì, lo abbiamo sentito ieri sera. Era entusiasta". Prova a scherzare uno dei dirigenti del Pd milanese, all’indomani dell’esito delle primarie del centrosinistra che hanno indicato come candidato sindaco l’avvocato Giuliano Pisapia, sostenuto dalla sinistra radicale, e bocciato Stefano Boeri, scelto dal Pd.

IL VIDEORACCONTO Dai seggi alla festa (video)

Eppure sarebbe stato proprio il segretario nazionale del Pd, Pierluigi Bersani, a chiedere ai dirigenti lombardi del partito di fare un passo indietro. Per la generazione dei 35enni che Bersani ha messo a guidare il partito è una sconfitta cocente. E al di là delle parole di circostanza e dello scontato annuncio di un "leale sostegno" a Pisapia, nella sede dei democratici i musi sono lunghi come all’indomani di una delle tante elezioni perse in città contro il centrodestra.
Ma dal comitato elettorale delle primarie è proprio Pisapia a tendere la mano ai dirigenti del Pd. "Sono certo che sarò il loro riferimento per vincere la battaglia delle comunali", dice a poche ore dalla vittoria, segnando già la linea per i prossimi mesi. "La Moratti è in aperta perdita di consenso, ha tradito la fiducia dei milanesi che l'hanno votata, e sono questi ultimi che possiamo avvicinare e convincere". Ma nei suoi primi ringraziamenti non dimentica i tre avversari di queste primarie: "Abbiamo rinnovato l'impegno di lavorare assieme".

L’opzione Boeri, un architetto che ha lavorato per l’Expo 2015 con Letizia Moratti - l’avversario da battere la prossima primavera - e con l’immobiliarista Salvatore Ligresti, aveva fatto storcere il naso a tanti. Ma il Pd l’ha sempre difesa con convinzione. Anche oggi. "Un progetto innovativo, utile per la città", è la sintesi di Maurizio Martina e Roberto Cornelli, segretari regionale e metropolitano, e di Pierfrancesco Majorino, capogruppo a Palazzo Marino. I tre rimettono il loro mandato. Un passo verso le dimissioni, anche se a decidere saranno le assemblee che li hanno eletti. Nel giro di una settimana, "non di più per non fare da zavorra alla marcia di Pisapia", la crisi interna al Pd milanese dovrà essere risolta.

Aver sbagliato candidato (il distacco di Boeri da Pisapia, malgrado le diverse forze dei partiti in campo è stata di oltre cinque punti) è solo uno dei problemi. Preoccupa molto la bassa affluenza, 67mila votanti contro gli 82mila delle primarie del 2006, quando si sperava di toccare i 100mila. E ora cambiano i rapporti di forza con gli altri partiti del centrosinistra e con la società civile milanese. "Il risultato delle primarie a
Milano apre interrogativi che non possono essere superficialmente elusi - interviene
Enrico Letta, vicesegretario del Pd - Sia per la scarsa partecipazione al voto sia per il risultato stesso, che ovviamente va accettato con un conseguente appoggio al candidato vincitore. Il voto di Milano disegna scenari sui quali sarà  bene riflettere in profondità prima che sia troppo tardi".

"È da Milano che si riparte - scrive in una nota Libertà e Giustizia - Dalla città di Berlusconi, della destra e della Lega. La vittoria schiacciante di Pisapia segna un punto di non ritorno. A non trascurarlo deve essere proprio il Pd. L’occasione di riportare Milano a essere la città laboratorio di un'Italia migliore è preziosa e non deve essere buttata al vento".

Un'idea, quella del laboratorio, che Pisapia riprende dicendo che ora "faremo una sintesi dei nostri programmi". Perché ribadisce che "il passato è passato, da oggi guarderò solo avanti", per segnare la fine delle polemiche che hanno inframmezzato le tante giornate positive della campagna elettorale. Resta fuori dalla notizia del giorno sui vertici del Pd locale - "non entro nel dibattito interno dei partiti" - e dice di non aver ricevuto telefonate da Bersani, ma chiarendo che è con la dirigenza milanese che si incontra e confronta. Ora per il candidato sindaco si apre una seconda fase, quella dell'allargamento del consenso. E a chi ventila una sua difficoltà nell'attirare i voti moderati per la sua collocazione chiara a sinistra, manda a dire: "Non ho bisogno di smarcarmi da etichette. La mia storia politica dice che sono capace di dialogare anche con chi la pensa diversamente da me, riuscendo a portarli sulle mie posizioni".

(15 novembre 2010)


Da milano.corriere.it:

http://milano.corriere.it/milano/notizie/politica/10_novembre_15/dimissioni-vertici-pd-1804172093536.shtml


Dopo la sconfitta del candidato del partito Boeri: «Appoggeremo lealmente il vincitore»

Primarie, i vertici locali del Pd
«mettono a disposizione il mandato»


Martina, Cornelli e Majorino: «Una settimana per verificare a 360° la situazione politica». Bindi: meglio non schierarsi

MILANO - Il giorno dopo la «sconfitta» alle primarie, che hanno visto Giuliano Pisapia staccare di cinque punti Stefano Boeri, il candidato designato dal Pd milanese, il vertice del partito democratico «rimette in toto il proprio mandato» per una «pausa» che consenta un libero e sereno confronto negli organismi dirigenti e con la base del partito «per verificare a 360 gradi la situazione politica». Un annuncio a tre voci, protagonisti Pierfrancesco Majorino, capogruppo Pd in Comune di Milano, Roberto Cornelli, segretario Provinciale e Maurizio Martina, segretario regionale del partito, che hanno convocato una conferenza stampa lunedì mattina, poco prima dell'appuntamento convocato dal vincitore per commentare l'esito delle consultazioni. «Serve qualche giorno per capire, ma vogliamo avviare immediatamente, nel giro di una settimana, un percorso di confronto negli organi dirigenti e con la base», ha spiegato Cornelli. «Io sono pronto a rimettere la mia disponibilità all’assemblea provinciale. Ci assumiamo la responsabilità politica - ha spiegato -. Ci siamo scontrati con alcuni pregiudizi e stravolgimenti del senso delle primarie che ad un certo punto sono diventate come un test pro o contro il Pd». Anche Pierfrancesco Majorino ha annunciato la remissione del suo incarico di capogruppo in consiglio comunale a Milano. Maurizio Martina, segretario regionale, non ha invece mai pronunciato la parola «remissione» ma ha assicurato l'apertura di una discussione anche a livello regionale dopo la sconfitta. Non vogliamo - hanno detto - che la nostra discussione diventi una zavorra per la campagna di Giuliano Pisapia». E hanno ribadito l'appoggio al candidato che in virtù di una «vittoria inequivocabile» sfiderà la Moratti nelle elezioni di primavera.



La sconfitta del Pd alle primarie di Milano brucia dentro al partito. La linea ufficiale è ora «tutti uniti attorno a Pisapia», ma dagli stessi vertici del partito è arrivato un richiamo alla riflessione. Del disagio si è fatto portavoce il vicesegretario Enrico Letta. «Il risultato delle primarie a Milano apre interrogativi che non possono essere superficialmente elusi», ha detto, «sia per la scarsa partecipazione al voto, sia per il risultato stesso, che ovviamente va accettato con un conseguente appoggio al candidato vincitore. Il voto milanese disegna scenari sui quali sarà bene riflettere in profondità prima che sia troppo tardi». «Avevo consigliato al mio partito di non schierarsi», ha ricordato Rosy Bindi, visto che i candidati erano tutti e tre «autorevolissimi». Meglio, ha spiegato, sarebbe stato dichiarare soltanto un appoggio a «qualunque candidato avesse vinto». Un approfondimento è stato invocato anche da Beppe Fioroni, una delle anime di Movimento democratico. «Credo che questo risultato debba indurre a riflessioni profonde e a soluzioni conseguenti», ha sottolineato. «C'è un lento e progressivo scivolamento dell'immagine del Pd a partito percepito come di sinistra e conservatore», ha sottolineato «e questo rischia di far perdere le attenzioni dei ceti moderati». Il Pd deve essere «al centro dell'alternativa e non al traino», ha sottolineato, «non può fare come il moscone che sbatte alla finestra e aspetta che qualcuno gli apra». Ben venga un'alleanza con i moderati di Udc e Api. «Il Pd deve cambiare rotta, promuovendo con coraggio l'intesa con le forze che vogliono dar vita a un "terzo polo"», ha chiesto anche Paolo Gentiloni. A pesare non è solo il risultato di Pisapia, il 45,3 per cento, ma anche il fatto che grazie al 13,4 per cento di Valerio Onida sostenuto dall'Idv il candidato del Pd Stefano Boeri si è fermato al 40,1 per cento. E che si sono presentati ai seggi poco più di 67mila milanesi, l'80 per cento dei votanti alle primarie del 2006. «La partecipazione alle primarie di Milano è stata inferiore a quanto ci si aspettava», ha ammesso Sergio Chiamparino, «bisogna riflettere su questo, su un possibile segnale di disaffezione nei confronti della politica». E proprio le stesse primarie sono oggi sul banco degli imputati. Bisogna «avviare una seria riflessione sullo strumento delle primarie non per depotenziarlo ma per restituirlo alla sua funzione democratica e partecipativa», ha ammonito la Bindi, «le primarie sono uno strumento prezioso che va utilizzato con un atteggiamento e una sapienza politica diversi da quelli che probabilmente sono stati usati quando le candidature venivano scelte all'interno delle segreterie dei partiti».

«Non ci sono posizioni da difendere nè poltrone da tenere calde, ma la necessità di affrontare i temi caldi per il partito democratico per la città di Milano», hanno detto. «Abbiamo proposto le primarie come strumento per riunire tutte le forze di centrosinistra, dopo anni di difficile convivenza». «La battaglia per Milano resta una battaglia aperta. Avevamo costruito una candidatura sulla base di un progetto di innovazione e di modernità, aprendo il confronto alla società civile milanese. Sapevamo che era un progetto ambizioso e continua a costituire un punto di riferimento anche per il candidato Pisapia: serve questa parte di novità e riformismo per vincere le elezioni. Non siamo però riusciti a far passare appieno questo messaggio agli elettori di centrosinistra. E di questo ci assumiamo la responsabilità piena. Non è il momento per analizzare a caldo analizzare i motivi di questo risultato, ma vogliamo capire perchè un progetto che il Pd riteneva il migliore per la città di Milano non è passato. Ci vorrà una settimana, non di più. Poi trarremo le conseguenze. E dovremo ragionare anche sul perchè 15mila milanesi non sono andati a votare. Un centrosinistra e un partito democratico più forte, che riescano a interloquire con questi pezzi di Milano delusi, che possano riavvicinarli alla politica, non possono che essere di aiuto alla candidatura di Giuliano Pisapia». Alle urne domenica si sono recati 67mila milanesi: molti hanno vissuto la sfida come una competizione interna e non si sono fatti trascinare nell'agone. Sotto accusa c’è la capacità del Pd milanese e della sinistra tutta di rappresentare un’attrattiva per la città e per gli elettori milanesi.

Dal canto suo, Pisapia ha confermato le sinergie con gli altri tre candidati, con i quali ha spiegato di aver «rinnovato l'impegno a lavorare insieme». Ora, ha spiegato, «tutti siamo impegnati ad andare avanti». E del resto Pisapia ha teso una mano al Pd: «Sono loro il mio punto di riferimento», ha chiarito. E il partito democratico l'ha stretta quella mano. «Da oggi dobbiamo ritrovare una forte unità intorno a Pisapia», ha chiarito Filippo Penati. Anche se proprio Penati è indicato come uno degli artefici della sconfitta: la Velina Rossa oggi gli ha chiesto di fare «un atto di umiltà politica» e di dare le dimissioni. Di unità ha parlato anche Maurizio Migliavacca, coordinatore della segreteria del partito. «Al vertice del Pd milanese non sono arrivate richieste di dimissioni», ha chiarito, «è giusto che gli organismi dirigenti avviino e concludano rapidamente una riflessione». È importante, ha aggiunto, che si raccolgano «a unità tutte le forze disponibili per battere il centrodestra. Questa è la battaglia da fare e ci sono tutte le possibilità per un esito positivo».

Redazione online
15 novembre 2010 (ultima modifica: 16 novembre 2010)

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