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Inviato da avatar Oliverio Gentile il 19-11-2010 alle 11:47

Da milano.corriere.it:

http://milano.corriere.it/milano/notizie/politica/10_novembre_19/pisapia-dialogo-cattolici-1804203148214.shtml

Il candidato sindaco del centrosinistra: questa sarà la capitale dei diritti

Pisapia: dialogo con i cattolici
Ma avanti su gay e coppie di fatto

A dicembre la convention per il programma. Il Pd: gesto che apprezziamo, invece non voteremo mai Albertini

MILANO - Sicuro di poter intercettare anche i voti dei cattolici e dei centristi. «Perché se si parte dai bisogni posso non solo ascoltare ma anche dare delle risposte che il centrodestra non ha mai dato, su temi come casa e lavoro». Ma anche la volontà di fare di Milano la capitale dei diritti. Senza nessuna discriminazione. A partire dal registro delle unioni di fatto. Tutte, anche le coppie gay: «Perché sono scelte che devono essere rispettate, in cui non può entrare nè il sindaco nè il presidente del Consiglio». Giuliano Pisapia risponde ai mal di pancia dei cattolici del Pd, alle lusinghe dei centristi che chiedono ai democratici di fare un passo indietro sulla sua candidatura. E lancia il suo progetto costituente, con la convention di dicembre, dove insieme ai tre candidati alle primarie e i partiti della coalizione (in primis il Pd, «i cui vertici mi auguro siano riconfermati») si metterà a punto il programma che dovrà essere una «sintesi comune dei punti innovativi proposti da ogni candidato».

Una mossa che rende più distesi i rapporti con i democratici: «È un gesto di apertura politica che apprezzo» dice il segretario Roberto Cornelli. Insomma, Pisapia cerca di allargare il perimetro dell'alleanza, di «riconsolidare» il rapporto con il Pd, ma nello stesso tempo rivendica la sua appartenenza politica. «Chi in questi giorni ha posto steccati è mosso solo dal pregiudizio, perché non conosce la mia vita, la mia storia e il mio programma». Il riferimento è sia alle dichiarazioni delle due esponenti cattoliche del Pd, Mariapia Garavaglia ed Emanuela Baio che hanno chiesto ai democratici di «rinnegare» il risultato delle primarie, sia alle «sirene» dell'Udc che incitano il Pd a «mollare» Pisapia. «Ho sentito dichiarazioni avventate da parte dei centristi, persone che sperano di confinarmi in una nicchia. Non ce la faranno».

Nel giorno in cui Sinistra e Libertà in Regione presenta una proposta di legge per rendere disponibili i farmaci a base di cannabis, Pisapia si dice sicuro che il mondo cattolico «risponderà in base ai bisogni» e «non in base alle indicazioni dei partiti». E aggiunge: «Le polemiche secondo cui io sarei troppo minoritario o troppo di sinistra sono smentite dai fatti e più vado in giro fra la gente e più me ne accorgo». Un altro messaggio lo lancia a Valerio Onida, sfidante alle primarie, e pronto a lanciare una sua lista civica di appoggio a Pisapia. «Lo apprezzo molto. Onida è una ricchezza per la città». Per quanto riguarda il possibile appoggio dei cattolici del Pd a Gabriele Albertini è lapidario: «Sono sicuro che non ci sarà un elettore del Pd che non potrà non votare un candidato che è di sinistra per votare invece un candidato che, per dieci anni, è stato sindaco di questa città per il centrodestra, e fra l'altro amministrando male: questa è la distinzione fra chi parla per pregiudizio e chi conosce la realtà milanese».

A sostegno di questa tesi arriva la dichiarazione di alcuni esponenti del Pd di area cattolica: «In politica dovrebbero ancora contare la consapevolezza di ciò che si fa e la coerenza - scrivono Patrizia Toia, Ezio Casati e Carlo Borghetti - la pagina delle primarie per la scelta del candidato sindaco non può essere "strappata" e sostituita da un altro libro. Lo diciamo fin d'ora, appoggeremo Giuliano Pisapia». Non lo preoccupa neanche un possibile governo tecnico con un'alleanza Pd-Udc: «Milano è una città che ha la forza di essere autonoma. Con delle politiche locali diverse da quelle nazionali». Ma c'è anche un altro capitolo a cui Pisapia non vuole rinunciare per nulla al mondo. La questione dei diritti. Lo ribadisce con forza.

«Milano diventerà la capitale dei diritti. Non ci devono essere discriminazioni per nessuno ma pari opportunità per tutti: per i musulmani, per i rom, per gli orientamenti sessuali». Se diventerà sindaco istituirà il registro delle unioni di fatto. Per tutte le coppie. Anche quelle omosessuali. «Qualsiasi tipo di rapporto indipendentemente dagli orientamenti sessuali». D'altra parte, ricorda che nella Torino di Chiamparino, è passato il testamento biologico e gran parte delle città italiane hanno già un registro delle unioni di fatto. Spaventato dalla possibile reazione dei cattolici? «Il mondo cattolico tiene conto dei bisogni delle persone. E noi vogliamo tutelare tutti, a partire dagli aiuti per le famiglie bisognose».

Maurizio Giannattasio

19 novembre 2010


Da milano.corriere.it:

http://milano.corriere.it/milano/notizie/politica/10_novembre_19/landi-chiavenna-torna-pdl-lascia-finiani-moratti-1804206773378.shtml


la Moratti: un segnale importante

Landi di Chiavenna lascia i Finiani: «Hanno tradito la loro vocazione»

L'assessore alla Salute torna nel Pdl: contrario ad accordi col terzo polo e a «verticismi» nelle scelte

MILANO - L'assessore alla Salute di Milano Gianpaolo Landi di Chiavenna, finiano della prima ora, ha abbandonato Futuro e Libertà per tornare in seno al Pdl. «Ho fatto una scelta radicale - ha detto Landi di Chiavenna - una scelta di coscienza, sono stato tra i primissimi ad aderire a Futuro e Libertà, e sono il primo ad uscirne». Incontrando la stampa, Landi ha motivato la sua decisione su due ordini di ragioni: la prima legata alle aperture di Fli e di un possibile terzo polo anche al centrosinistra, con possibili ricadute dannose sul risultato elettorale del centrodestra e di Letizia Moratti alle comunali di Milano; la seconda invece sul «verticismo» con il quale il partito ha nominato alcuni responsabili locali, a partire da Manfredi Palmeri, responsabile per la prossima campagna elettorale a Milano, e Roberto Rosso, coordinatore Fli in Piemonte.

NIENTE ACCORDI COL TERZO POLO - «Avevo aderito a Fli per contribuire in una logica di rifondazione e miglioramento del centrodestra - spiega Landi - e per contribuire a quella moralizzazione necessaria entro quell'area di consenso. Questa vocazione è stata tradita». L'ormai ex esponente futurista si è detto infatti contrario ad ogni ipotesi di accordi elettorali o di desistenza tra Fli e i partiti del cosiddetto terzo polo con frange del Pd, come si starebbero delineando nello scenario milanese con la possibile candidatura dell'ex sindaco Gabriele Albertini. «Sono contrario a decisioni che anche a Milano vengano prese a Roma - ha detto Landi di Chiavenna - cooptando figure che rappresentano un percorso politico che non ho mai condiviso, in una logica terzopolista. La candidatura di Gabriele Albertini o di qualunque altro esponente potrebbe compromettere l'esito elettorale a favore di Letizia Moratti, esponendo la città al rischio della formazione della sinistra e, nello specifico, della sinistra radicale. Milano non può correre questo rischio». Landi di Chiavenna si è infatti detto «sconcertato» all'idea che frange moderate del Pd possano dialogare a un progetto terzopolista che abbia in Fli una delle sue costole originarie. Questa ipotesi - ha detto - confonderebbe un trasparente percorso politico di ampliamento del consenso nel centrodestra e confonderebbe anche il nostro elettorato.

«SCELTE VERTICISTICHE» - Ma nel motivare il suo addio a Fli, Landi non ha trascurato anche un aspetto legato ad alcune nomine di responsabilità a livello locale, che lo hanno visto escluso. «Fli si era posto come forza politica contraria a ogni carrierismo nelle scelte politiche, ma avverto che anche a Milano questo principio fondamentale è in fase di accreditamento. Qualcuno, bypassando i vertici locali, è andato ad accreditarsi direttamente a Roma e poi ha imposto queste scelte sul territorio. Ho la sensazione che anche in Fli si affermino scelte verticistiche, legate a satrapie e a quel correntismo che avremmo invece dovuto contrastare«. Il riferimento, nemmeno così implicito, di Giampaolo Landi di Chiavenna è a Manfredi Palmeri, presidente del Consiglio comunale di Milano, recentemente nominato da Gianfranco Fini responsabile per la campagna elettorale alle comunali, ma anche a Roberto Rosso, indicato come coordinatore futurista in Piemonte.

LA MORATTI: SEGNALE IMPORTANTE - «Un segnale importante», ha detto il sindaco Letizia Moratti a margine di un convegno all'Università Cattolica, riferendosi alla decisione dell'assessore alla Salute. «Landi - ha detto la Moratti - è un buon assessore ed ha sempre dimostrato di avere a cuore gli interessi della città, credo che anche questo sia importante in quello che è il suo percorso politico».

Redazione online
19 novembre 2010


Da milano.repubblica.it:

http://milano.repubblica.it/cronaca/2010/11/19/news/landi_lascia_i_finiani_e_torna_nel_pdl_lavorer_per_confermare_la_moratti-9290242/

POLITICA

Landi lascia i finiani e torna nel Pdl
"Lavorerò per confermare la Moratti"

L'assessore comunale alla Salute era stato uno dei primi a Milano ad aderire a Futuro e libertàì
"Non condivido le decisioni terzopoliste che qui da noi potrebbero portare alla vittoria di Pisapia"

A Milano era stato uno dei primi a lasciare il Pdl per passare a Futuro e libertà. Giampaolo Landi di Chiavenna, assessore comunale alla Salute, fa improvvisamente dietrofront, però, e lascia i finiani per tornare nel partito di Silvio Berlusconi. Una ''libera scelta'', spiega Landi, che nega di aver ricevuto pressioni dal Pdl e chiarisce: ''Non condivido alcune decisioni di Fli, in particolare quelle terzopoliste che a Milano possono portare alla vittoria di Pisapia e della sinistra''.

L'assessore milanese punta anche il dito sulla politica a suo giudizio ''equivoca'' messa in campo da Futuro e libertà in ambito nazionale: ''Non accetto per esempio - spiega - che in Sicilia si appoggi Lombardo insieme col Partito democratico''. Stesso discorso in ambito locale. Perché a Milano, è la convinzione di Landi, ''ci sono state delle adesioni che hanno ricordato il metodo delle raccomandazioni e dei carrieristi''. E così l'esperienza in Futuro e libertà è già acqua passata: ''Da adesso - è la sua parola d'ordine -  lavorerò nel Pdl per la conferma di Letizia Moratti''.

(19 novembre 2010)


Da milano.repubblica.it:

http://milano.repubblica.it/cronaca/2010/11/19/news/boeri_la_promessa_dopo_le_primarie_una_lista_civica_con_boeri_e_onida-9300957/


L'INTERVISTA

La promessa di Boeri dopo le primarie
"Una lista civica con Onida per Pisapia"

Il candidato sostenuto dal Pd parla dopo la sconfitta alle primarie: "Mettiamoci insieme per vincere"
"Mi hanno schiacciato su un partito. Io mi rimprovero di non aver avuto tempo per far capire le mie idee"
di ALESSIA GALLIONE

È ripartito da dove aveva iniziato, Stefano Boeri. E con «ancora più entusiasmo», dice. Da quello spazio di creativi in zona Sarpi, il “The hub”, dove a settembre aveva lanciato la candidatura. E dove ieri ha riunito il suo comitato. Per annunciare che la promessa fatta nella notte della sconfitta è sempre più concreta. «Questa esperienza non finisce», aveva detto ai suoi. E, ieri, ha indicato la strada: «Il comitato diventerà un’associazione che possa valorizzare il nuovo modo di fare politica che abbiamo seguito. E che trasformi tutte le proposte concrete e realizzabili fatte in un programma da offrire in dono alla città, al centrosinistra e a Pisapia sindaco». Ma soprattutto Boeri lancia una proposta ai suoi (ex) sfidanti. «Che rappresenti il senso delle primarie e allarghi il consenso».

Qual è questa proposta?
«Una lista civica per Pisapia sindaco che riunisca tutti noi candidati e le anime delle primarie. Sarebbe il modo migliore anche per valorizzare le differenze tra me, Pisapia e Onida, per aprire a pezzi di Milano diversi che, insieme, rappresentiamo. Potremmo parlare a tutta la città: dal mondo cattolico a quello dei diritti, dall’innovazione alle professioni. Finora siamo stati in competizione; è arrivato il momento di metterci insieme per una proposta unitaria, convincente e inclusiva. Credo che questa lista sia coerente anche con lo spirito
propositivo e mai polemico che ha contraddistinto il mio rapporto con i candidati».

Perché c’è stata troppa polemica? Il segretario del Pd Cornelli ha parlato delle «sparate di un giovane settantenne rottamatore».
«Il mio modo di far politica non ha avuto e non avrà mai niente a che fare con le polemiche. Non mi interessano. Abbiamo cercato di essere sempre propositivi e ottimisti, di cercare soluzioni a problemi concreti. Ci siamo inventati modi nuovi di pensare alla sicurezza, ad esempio, non solo dicendo “no” al coprifuoco ma lanciando le consulte di quartiere nelle scuole aperte. La stessa cosa per l’ambiente, la casa, il lavoro...».

Quali saranno i primi passi dell’associazione?
«Dovrà diventare una rete delle reti, che si allargherà sempre più e lavorerà per superare la rassegnazione all’indignazione che in troppi continuano a coltivare. Il primo passo saranno le proposte per la campagna del centrosinistra e Pisapia. All’inizio del 2011, poi, organizzeremo un festival internazionale delle idee per pensare alla Milano del futuro con le migliori politiche delle altre città».

E il suo rapporto con il Pd?
«Devo ringraziare chi nel Pd mi ha aiutato in modo entusiastico. Credo che oggi, però, a Milano il Pd dovrebbe pensare a una scelta coraggiosa e radicale: un’assemblea costituente. Questo Pd è nato da un complicato calcolo di equilibri tra rappresentanti di un vecchio sistema di partiti e di correnti. Serve una rigenerazione che non può che nascere da una grandissima apertura verso le energie che stanno nella città reale».

Perché questo rapporto con la città reale non c’è?
«Non ho detto questo, ma un partito come quello democratico dovrebbe rappresentare la complessità di Milano, non quella dei sistemi dei partiti. Se ci sarà una rigenerazione sostanziale, penso che molti di noi saranno interessati a far parte dell’operazione».

Crede che quello del Pd sia stato un “abbraccio mortale”?
«La mia è stata, è, e sarà una proposta civica che nasce dal mio lavoro, dai miei rapporti internazionali, dai miei valori. Non è stato valorizzato abbastanza. Un po’, forse, il Pd non ha saputo farlo, un po’ nella polemica elettorale è stato facile per chi voleva farlo schiacciarmi sul partito».

Perché, secondo lei, la partecipazione è stata così bassa?
«C’è stata una grande sproporzione tra l’ambizione delle primarie di parlare a un’intera città e il perimetro ristretto, anche dello stesso Pd, di cittadini che hanno risposto. È un problema che deve far pensare tutti».

È stato accusato di essere un cementificatore, di aver collaborato con la Moratti per Expo. Quanto ha influito?
«Di fronte ai pregiudizi e agli attacchi posso solo portare l’onesta e la passione del mio lavoro. Forse, ci sarebbe voluto più tempo per farlo capire. Se devo fare autocritica, mi rimprovero di aver puntato troppo sull’intensità del nostro sforzo. Il nostro modo di far politica è così nuovo che avrebbe richiesto qualche mese in più. Ma l’ambizione resta: portare Milano fuori dalla Padania».

(19 novembre 2010)

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