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Inviato da avatar Oliverio Gentile il 09-09-2010 alle 09:23

Da www.ilsole24ore.com:

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2010-09-08/albertini-guida-terzo-polo-181437.shtml?uuid=AYrG1yNC


di Andrea Franceschi - 9 settembre 2010

Albertini: «Io alla guida di un terzo polo per Milano? Sarebbe un suicidio politico»

Il nome di Gabriele Albertini è più volte uscito sui giornali nelle ultime settimane. In molti avevano dato per certo il suo passaggio tra le fila dei finiani dopo alcune sue dichiarazioni molto vicine al presidente della Camera. Per non parlare di chi ha ipotizzato un suo clamoroso ritorno come sindaco di Milano. Candidato non con il centro destra, ma per un ipotetico terzo polo, o addirittura per una lista civica con l'appoggio dei moderati del Pd. Gabriele Albertini ha respinto le offerte al mittente e ha riconfermato la sua fedeltà al Pdl, di cui ha recentemente preso la tessera.

Davvero da sinistra le hanno proposto un'alleanza?
«Si ma ho rifiutato perché non voglio fare la figura dello stupido. Mi hanno detto che una lista civica con il mio nome prenderebbe tra il 10 e il 15%. Questo non farebbe altro che portare al secondo turno centro destra e centro sinistra. Non cambierebbe nulla e in più mi inimicherei persone con cui ho lavorato per tanti anni».

Nessun dubbio sulla ricandidatura di Letizia Moratti alle comunali del 2011?
«Assolutamente no. Sarà lei a guidare il centro destra».

Nelle scorse settimane Bossi non l'ha data così per scontato...
«Sappiamo com'è fatto Bossi. È sempre pronto ad alzare la posta. E ora lo fa a maggior ragione dopo che ha raddoppiato i propri consensi nelle ultime elezioni e che, con l'uscita dei finiani, l'alleanza si è inevitabilmente sbilanciata dalla sua parte. Ma le sue pretese saranno presumibilmente soddisfatte con l'offerta di deleghe importanti più che sul nome del candidato sindaco»

Lei non ha mai lesinato critiche a Letizia Moratti. Che differenza c'è stata tra la sua amministrazione e quella attuale?
«Io dico sempre che nei miei nove anni a Palazzo Marino ho cercato di comportarmi come un buon amministratore di condominio. Letizia ha fatto una scelta più elitaria. Si è occupata molto del marketing territoriale (e la vittoria dell'Expo è in gran parte merito suo) ma forse ha trascurato gli aspetti quotidiani, come la manutenzione delle strade. Ma è da queste cose che si giudica un'amministrazione. Forse anche questo spiega perché la sua popolarità tra i citrtadini, certificata da un recente sondaggio del Pdl, è solo al 30%. Non c'è stata l'identificazione con i cittadini. Certo non hanno aiutato i vestiti firmati, la scorta e quel suo aspetto da aristocratica...»

Al di là dell'immagine, come giudica l'operato dell'attuale amministrazione, c'è stata continuità con la precedente?
«Dieri di no. Basti pensare alla disinvoltura con cui ha sostituito i dirigenti e ha affidato incarichi (che gli è costata la condanna a un pesante risarcimento da parte della Corte dei Conti ndr.). Ha praticamente scassato la macchina organizzativa del comune, che io avevo ristrutturato. Anche sulla gestione finanziaria poi ci sarebbe da dire. Durante il mio mandato abbiamo fatto le privatizzazioni che ci hanno permesso di spendere sei miliardi in nove anni in opere pubbliche. L'attuale giunta non ha fatto nulla di tutto ciò. Anzi, costituendo l'A2A (dalla fusione delle municipalizzate di Brescia e Milano) è stata costretta a riacquistare le obbligazioni dell'Aem. (Lo statuto della utility prevede che Milano e Brescia abbiano la stessa partecipazione ndr.)»
 

Se il quadro è questo il centro sinistra ha molte più chance di giocarsi la poltrona di sindaco di Milano?
«Ce le avrebbe se candidasse una personalità in grado di intercettare il voto dei delusi della Moratti. Ma non mi sembra che i candidati che si sono fatti avanti abbiano queste doti».

Chi dovrebbe candidare il centrosinistra per conquistare il voto di uno come lei che, a giudicare da questa intervista, non sembra certo aver apprezzato il suo successore?

«Potrei votare una personalità come il suo ex direttore Ferruccio de Bortoli o Mario Calabresi della Stampa. Ma non so se loro sarebbero cambierebbero il loro per venire a occuparsi di inquinamento, strade ed Expo...»


Da milano.corriere.it:

http://milano.corriere.it/milano/notizie/politica/10_settembre_9/penati-primarie-idv-1703727043529.shtml


verso il voto

Penati: saranno primarie vere
E l'Idv: pronti a candidarci

Boeri, Onida e Pisapia già in campo. «Cerchiamo l'unità, non i conflitti». Domenica si riunirà la direzione

MILANO - È il giorno di Valerio Onida. Ma è anche il giorno in cui l'Italia dei Valori di Antonio Di Pietro lascia trasparire la possibilità di presentarsi con un proprio candidato alle primarie di coalizione del 14 novembre. Ieri, Giulio Cavalli, coordinatore cittadino del partito, in un'intervista ad Affaritaliani.it, conferma la possibilità di correre alle primarie: «In molti mi hanno chiesto un passo in avanti». Ogni decisione è comunque rimandata al Congresso nazionale dell'Idv che si terrà a Vasto dal 17 al 19 settembre.

Quindi, primarie vere. Come sottolinea con molta enfasi il Pd. Anche se la discesa in campo di Onida potrebbe provocare una serie di problemi a Stefano Boeri favorendo il candidato della sinistra, Giuliano Pisapia. «Il Pd milanese - attacca il segretario provinciale Roberto Cornelli- insieme alle altre forze che faranno parte della coalizione, sta lavorando a primarie aperte e partecipate. Grazie al Pd al suo grande sforzo organizzativo, la città avrà uno spazio aperto di partecipazione democratica». E Filippo Penati, capo della segreteria politica di Pierluigi Bersani: «Mi auguro che alle primarie partecipi anche l'Idv e che valutino di parteciparvi con un proprio candidato. Saranno delle primarie vere e uno spazio di democrazia vero».

Domenica si riunirà la direzione. E in quell'occasione il Pd formalizzerà il suo appoggio a Boeri: «Quale maggiore forza dello schieramento di centro sinistra - conclude Cornelli - non potremo sottrarci alla responsabilità politica di esprimere un'indicazione sul progetto e sulla candidatura più efficace a vincere le elezioni comunali di Milano». Quindi, Boeri. Ma c'è chi come il consigliere Basilio Rizzo chiede invece allo stesso Boeri e al Pd di considerare un altro scenario e un possibile passo indietro: «In un mondo normale, in una città normale, quando una personalità con il passato e il presente di Onida accetta di fare il candidato sindaco ci sarebbe un atteggiamento di rispetto e forse gli altri candidati, senza voler togliere niente a nessuno, potrebbero decidere di aiutarlo. Un sindaco e due grandi esponenti di giunta. In questo modo si eviterebbero conflitti che si sa come iniziano e non si sa come finiscono».

Apprezzamento a Onida arriva anche dal consigliere regionale, Enrico Marcora: «Bene Onida, è una personalità molto autorevole. Ma l'Udc dovrà decidere che cosa fare confrontandosi anche con i vertici nazionali. E poi dobbiamo trovare un candidato che eroda voti a centrodestra». Non si sbilancia invece Don Gino Rigoldi: «Per la prima volta si presentano tre persone di grande valore. È un bel segnale. E le primarie non devono essere uno strumento per escludere, ma per costruire una squadra forte, competente e capace. Tre insieme per un progetto sulla città».

Maurizio Giannattasio
09 settembre 2010


Da milano.corriere.it:

http://milano.corriere.it/milano/notizie/politica/10_settembre_9/primarie-disagio-cattolici-pizzul-1703727043542.shtml

Il retroscena - solo con la candidatura di Onida sono partite le telefonate frenetiche

Il disagio dei cattolici:
«consultati» in ritardo

Nessuno di loro è stato coinvolto nelle scelte da fare, nonostante i 10mila voti di Fabio Pizzul alle regionali

«Il mondo cattolico? Esiste solo quando si accorgono che i loro voti non bastano». La sintesi di un ex giovane democristiano, oggi meno giovane esponente del Pd, sintetizza il disagio diffuso e condiviso dalla componente degli ex popolari del Partito Democratico. Il problema esiste anche a Milano, come prova la recente partita delle primarie: mentre i vertici del Pd dibattevano sulle candidature possibili, gli esponenti cattolici restavano al palo.

Nessuno di loro, né a livello nazionale né a livello locale, è stato coinvolto nelle scelte da fare e nessuno sapeva che il partito stesse convergendo sul nome di Boeri. «Hanno fatto tutto tra di loro», lamentano alludendo all'anima ex diessina. Salvo poi, il giorno dopo l'annuncio della discesa in campo dell'architetto, affrettarsi a cercare di recuperare il terreno perduto per garantire unitarietà all'appoggio al candidato. Anche perché nel frattempo si stava profilando all'orizzonte l'ipotesi della candidatura Onida e alcuni vertici del Pd si sono ricordati dell'esistenza del mondo cattolico, che, almeno sulla carta, potrebbe trovare maggiori sintonie con il costituzionalista.

Si dice che le consultazioni telefoniche con i cattolici del Pd siano cominciate solo a quel punto: frenetiche, a dire la verità. Quasi preoccupate. Così come sono continuate ieri quelle di ammissione-rassicurazione: «Forse il percorso non è stato lineare, ma non c'era nessuna intenzione di tagliare fuori pezzi importanti del partito». Spingendosi anche oltre: «Troveremo posti per tutti, nella squadra». Ma qui non è un problema di posti. Qui è un problema di pari dignità. Anche perché, è la considerazione diffusa, i diecimila voti che alle regionali ha raccolto al suo esordio in politica il consigliere Fabio Pizzul, sostenuto da associazioni, parrocchie e oratori, qualcosa dovrebbero avere insegnato.

Elisabetta Soglio
09 settembre 2010

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