Rispondi a:

Inviato da avatar Oliverio Gentile il 17-05-2012 alle 10:22

Da milano.corriere.it:

http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/12_maggio_17/galfa-torre-occupazioni-pisapia-presidio-201214800441.shtml

Il caso Macao

Torre Galfa, la protesta continua: «Assemblee in tutta la città». Sembra prevalere la linea dura

Il presidio in via Galvani per ora resta. Rozza (Pd): sgomberateli

MILANO - La soluzione non arriva. Le assemblee che si ripetono in via Galvani, occupata ormai da 48 ore, sono un tentativo vano di trovare una posizione comune. Gli attivisti di Macao, il progetto culturale autogestito realizzato in dieci giorni di occupazione della Torre Galfa di proprietà del gruppo Ligresti, chiedono tempo.

L'EX ANSALDO - La proposta del sindaco Giuliano Pisapia poche ore dopo lo sgombero della torre («C'è uno spazio all'ex Ansaldo di via Tortona») non piace. Per le tempistiche, non brevi, e perché - dicono i precari dell'arte - il problema non è solo la gestione di uno spazio ma l'intero progetto culturale di Palazzo Marino. A poco sembra servire la benedizione del premio Nobel Dario Fo («Bene il sindaco, ora non si perda tempo») che Giuliano Pisapia vorrebbe come «regista» del progetto Ansaldo. «L'assemblea è sovrana, dobbiamo confrontarci ancora», dicono i manifestanti. Tradotto, si resta un'altra notte in via Galvani.

Un'altra notte sotto la torre Galfa

Un'altra notte sotto la torre Galfa Un'altra notte sotto la torre Galfa Un'altra notte sotto la torre Galfa Un'altra notte sotto la torre Galfa Un'altra notte sotto la torre Galfa


DIVERSE IPOTESI
- Non è una posizione facile quella degli ex occupanti della Torre Galfa. Sia perché le forze (e i numeri) cominciano a venir meno, sia perché la proposta del sindaco, con assegnazione diretta degli spazi, ha provocato la sollevazione di altre realtà dell'associazionismo, costrette invece a far i conti con i bandi pubblici. Dalle assemblee che si susseguono escono proposte diverse. Chi pensa a una tendopoli in via Galvani, chi a una nuova occupazione di un edificio comunale. L'idea che riceve maggior consenso chiede di trasferire la protesta in vari punti della città (dalla Galleria alla Scala, fino all'Arco della Pace) in una sorta di «nomadismo assembleare». C'è anche chi chiede di non abbandonare l'aspetto «finanziario-politico» dell'occupazione, ed è l'ala più dura.

LA PROPRIETA' - Il tam-tam sul web fa rimbalzare la tesi secondo cui lo sgombero sarebbe stato accelerato dal fatto che il figlio del ministro dell'Interno, Anna Maria Cancellieri, Piergiorgio Peluso, è il direttore generale di Fondiaria Sai, gruppo Ligresti e proprietario del grattacielo. La sola certezza, in un mare di proposte è che, in ogni caso, prima di entrare all'ex Ansaldo bisognerà attendere che siano ultimati alcuni lavori (si parla di tre milioni di euro). Ma c'è chi assicura che per giugno «sarà tutto risolto».

L'ASSESSORE - Voci discordanti. L'assessore alla Cultura, Stefano Boeri, autore della proposta di via Tortona, è possibilista: «Già adesso è possibile programmare questo spazio, faremo un'officina per la creatività. Certo, sarà necessario che i giovani di Macao si diano una forma giuridica che permetta loro di partecipare al bando». In questo senso qualcosa si muove, se è vero che mercoledì i manifestanti hanno presentato un documento redatto da quattro legali per dare una forma «statutaria» a Macao.

LA POLITICA - Ma ancora manca una posizione univoca dell'assemblea. Nell'attesa il caso politico post sgombero restituisce vigore all'opposizione, che con il governatore Roberto Formigoni attacca Pisapia: «Il problema è che non si può offrire copertura a chi per denunciare le proprie difficoltà, vere o presunte che siano, compie gesti illegali». Ancora più duro Carlo Masseroli, capogruppo del Pdl a Palazzo Marino: «Finalmente la legalità. Se poi Macao dovesse vincere il bando qualche domanda ce la faremmo. La certezza è che l'ex Ansaldo è una bufala». Masseroli chiede in aula lo sgombero di via Galvani e un'analoga richiesta arriva dalla capogruppo del Pd, Carmela Rozza, in aperto contrasto con l'assessore Boeri. «È ora di mettere la parola fine - afferma in consiglio -. C'è un disagio forte nel quartiere e non si può continuare a tenere bloccata una strada». Posizione che però non raccoglie larghi consensi nel gruppo consiliare: «Non siamo d'accordo. Via Galvani non va sgomberata», frenano Carlo Monguzzi, Lamberto Bertolé, Paola Bocci, Emanuele Lazzarini, oltre allo stesso Boeri. «Dire così - spiega Monguzzi - è come gettare benzina sul fuoco».

Cesare Giuzzi Rossella Verga 17 maggio 2012 | 9:23

Accedi

Devi inserire Nome utente e Password per inviare un messaggio. Se non li hai prosegui inserendo il contenuto della risposta e i dati personali (nome, cognome e email) oppure Registrati

L'accesso a questo sito è possibile anche per gli Aderenti alla Rete Civica di Milano selezionando nel menu a tendina la voce "Aderente della Rete Civica di Milano".

Contenuto della risposta