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Informativo
12 anni fa
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Oggi sulle pagine milanesi del Corriere della sera appare un editoriale dal titolo "Il traffico e la quota 30" a firma di Claudio Schirinzi.

Per Fiab Ciclobby ho inviato al Corriere la risposta che segue.

Colgo l’occasione per invitare tutti a partecipare al sondaggio sulle Zone 30 in corso su http://temi.repubblica.it/repubblicamilano-sondaggio/?pollId=3350

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Egr. dott. Schirinzi,

ho letto il suo interessante intervento sul Corriere di oggi.

Molto velocemente, non avendo il tempo di approfondire qui e ora, vorrei dirle che sono però in disaccordo con quanto scrive.

Qui non si tratta di approcciare in modo ideologico la questione, ma di avere una visione della città, questo certamente sì.

Occorre ridurre la velocità per migliorare la mobilità e la sicurezza sulle strade: non è solo un tema teorico da studiosi dei flussi di traffico, o da ingegneri della sicurezza stradale, ma una questione politica di buone pratiche diffuse, di modalità applicate e di risultati concreti che sono visibili, tangibili e misurabili, se li si vogliono vedere, toccare e misurare. Ci sono alcuni esempi positivi anche in Italia. Ma il vero, grosso problema è che questi esempi riguardano, in Italia, soprattutto centri piccoli e medi. Perché invece tutte le grandi città (Roma, Napoli, Milano, etc.) sinora non hanno saputo o voluto portare avanti in modo pieno scelte coraggiose e coerenti, con una visione che sia quella della “città per le persone” e non per le auto.

Milano sta muovendosi, finalmente, sembra, in una direzione che pare supportata da una nuova consapevolezza: aiutiamola a non fermarsi. Siamo giustamente severi, ma cercando riscontri, facendo confronti, superando il pre-giudizio.

Il tema della moderazione del traffico, nel nostro Paese dominato dall’ideologia auto-centrica, viene bistrattato da decenni, ridotto al rango di ideologia tanto che da noi è permanentemente “sperimentale” (d’altronde, quando si parla anche di applicare dei controlli sul traffico veicolare si sollevano puntuali le obiezioni che questo sia un modo per “fare cassa”, o, come diceva un sindacalista dei vigili milanesi qualche settimana fa sul vostro giornale, per tendere delle “imboscate”).

In nessun Paese, neppure negli Stati del Nord Europa che oggi sono spesso assunti a modello per le politiche di gestione del traffico, le scelte a favore della mobilità sostenibile sono state accolte con entusiasmo generalizzato, tra ali di folla plaudente. Non ad Amsterdam, né a Copenhagen, e neppure a Monaco.

Ma oggi quelle comunità, guidate da una politica che ha saputo essere responsabile, sono consapevoli di essere state lungimiranti, trenta anni fa e oltre, e quelle città risultano vibranti, vivibili e a misura d’uomo. Mentre noi arranchiamo ancora riducendo spesso le nostre vite dentro l’abitacolo di un’auto.

Esiste peraltro, anche una evoluzione normativa. Esiste, eccome. Uno dei documenti più recenti è la Risoluzione del Parlamento europeo del 27 settembre 2011 sulla sicurezza stradale in Europa 2011-2020 (2010/2235(INI)) punto 54 e 65. Questo il link diretto.

Se vuole, possiamo approfondire.

Quanto alle corsie ciclabili, realizzate in sola segnaletica, dico solo che esse non rappresentano “una scorciatoia” rispetto al problema. Ma sono uno dei possibili ingredienti della ricetta. Vanno però pensate bene, realizzate come e dove serve, e fatte rispettare. Nel caso della Cerchia dei navigli, l’impronta elettorale della passata Amministrazione è stata abbastanza evidente segnando quell’intervento (e gli altri realizzati negli stessi mesi). Ma questo non può essere un buon argomento per bollare le corsie ciclabili dicendo che sono inutili.

Un saluto cordiale

Eugenio Galli (responsabile Servizio legale FIAB e presidente Fiab Ciclobby)

avatar Enrico Sardini 12 anni fa
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Il paese sta affondando economicamente, forse non vi e' chiaro del tutto che conseguenze potrebbe avere su tutti noi. Oggi tutto viene dato per scontato, i servizi, la pensione ai genitori, l'asilo, i mezzi...
avatar Paolo Basso Ricci 12 anni fa
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Signor Galli, condivido su tutta la linea la sua posizione. Non solo, ma ritengo anche che impostare una nuova Milano sul concetto di una "slow city" non significhi affatto diminuirne le capacità produttive o,...
avatar Eugenio Galli 12 anni fa
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" Sì alla sperimentazione, ma con un occhio al portafogli ": mi pare che questa frase nasconda un possibile equivoco. Intanto, Schirinzi muove nel suo articolo da altre considerazioni, che ho già dichiarato...
avatar Enrico Vigo 12 anni fa
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Sig.Galli, quando l'Assessore parla di Zone 30 e portafoglio, mette il dito nella piaga con onestà e sincerità, non c'è "best practice" senza prima investimenti di denaro fresco. La sua dissertazione è...
avatar Michele Sacerdoti 12 anni fa
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Sono stato oggi ad Abbiategrasso dove all'inizio di corso San Pietro all'angolo con via Manzoni c'è un cartello di limite massino 30 all'ora ed un cartello che indica che i cicilisti possono andare anche...
avatar Lorenzo Pozzati 12 anni fa
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Non ci siamo, Maran Premesso la (personalmente trovo) ridicolaggine di un'intervista su una specie di trabiccolo spacciato per bicicletta (per promuovere la bicicletta in una città che - lo si evince anche...
avatar Andrea De Gradi 12 anni fa
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Il fatto che milano non sia fatta per le biciclete non vuol dire che con il tempo non lo può diventare... Maran con la frase "si capirà veramente il frutto del nostro lavoro solo alla fine della mandatura"...