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12 anni fa
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LETTERA APERTA AI CONSIGLIERI DI MAGGIORANZA DEL COMUNE DI MILANO

Gentile consiglier*,

mi chiamo Lorenzo Masili, sono un cittadino milanese ed elettore del Partito Democratico.

Da diversi mesi, sulla base del programma che ha portato alla vittoria del nostro sindaco
http://www.pisapiaxmilano.com/wp-content/uploads/2011/04/programma-coalizione.pdf

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Famiglie plurali: un registro per i diritti

Parità dei diritti e dei doveri per tutte le comunità affettive e di vita che vogliano essere riconosciute dall'amministrazione comunale (casa, assistenza, scuola, cultura, sport).

La comunità cittadina è caratterizzata dalla presenza – in continua crescita – di forme di legami affettivi e di vita stabili e durature, estranee all’istituto del matrimonio, ed è doveroso che l’Amministrazione Comunale promuova e tuteli i diritti costituzionali attinenti alla dignità ed alla libertà della persone, contrastando ogni forma di discriminazione, in particolare quelle riferite agli orientamenti sessuali.

Verrà quindi riconosciuta la pluralità delle forme di comunione di vita, con impegno dell’amministrazione a promuovere la parità e contrastando ogni discriminazione, in tutti i settori dell’ attività del Comune, indicando insieme i diritti ed i doveri che sorgono in conseguenza della volontà di vedere riconosciuta la propria stabile convivenza.

Sotto questo profilo, quindi, il registro delle unioni civili, che il Comune intende istituire, non è un atto simbolico, ma funzionale all’adozione di politiche e di atti non discriminatori.
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state discutendo sull’istituzione di tale registro; e, pur essendoci una proposta già chiara e precisa da voi stessi formulata http://www.facebook.com/events/376488779033058/, sembra che non riusciate ad approvarlo. Abbiamo atteso, come “proposto”, il passaggio di papa Benedetto XVI con sorrisi tirati, rinfrancati dall’ottima accoglienza ma puntuale sui princìpi, che Pisapia ha dato al pontefice.

Leggiamo ora di una ricerca di accordo con l’opposizione, operata soprattutto dalla capogruppo del PD, che a volte ci pare atteggiarsi a leader di una grande coalizione, che però, ahilei, non c’è. Oggi ci informate di una fumosa ricerca di condivisione nei nove consigli di zona! A quando una ricerca di consenso nei condomìni?

Ma signori! Noi vi abbiamo fornito una maggioranza schiacciante in Consiglio! Sarà mica perché non riuscite a raggiungere l’unanimità voi stessi che dovreste rispettare alla lettera il programma elettorale? Non ci posso assolutamente credere! Voi siete nostri eletti, ci rappresentate nello svolgimento delle vostre funzioni. Non siete delle partite iva della politica!

Leggiamo infine di un’obiezione di coscienza da parte di alcuni consiglieri cattolici del partito che votiamo, ed è su questo aspetto che desidero ragionare con ciascuno di voi.

Dunque, l’obiezione di coscienza.

L'obiezione di coscienza è il rifiuto di ottemperare a un dovere imposto dall'ordinamento giuridico, da parte di chi ritiene gli effetti che deriverebbero dall'ottemperanza contrari alle proprie convinzioni ideologiche, morali o religiose. Colui che pratica tale opzione si chiama "obiettore di coscienza". Caratteristica saliente dell'obiezione di coscienza è l'assunzione in prima persona delle conseguenze civili e penali che derivano dall'obiezione.

Orbene, in questo caso, trattandosi di un voto all’interno di un’istituzione democratica, non possiamo parlare di obiezione di coscienza tecnicamente intesa, dato che non si tratta dell’ottemperanza di un dovere giuridico sanzionato da una norma civile o penale, ma di PAVENTATO RIFIUTO di rispettare un impegno elettorale, che sicuramente subirà una sanzione, ma in termini di consenso politico e di credibilità personale. Chiaramente questa resistenza, questo rifiuto, si collocano nella sfera della coscienza civile, e religiosa, àmbito che so bene essere vischioso e difficile da esaminare, condividere, esplicitare.

Ma io ci proverò, perché sono un cittadino, e pur sapendo di contare per uno, esigo risposte schiette e alla luce del sole, ed esigo il dibattito, convinto che la “verità ci rende liberi”.

COSCIENZA CIVILE

  1. Alcuni di voi sostengono che un registro delle unioni di fatto sarebbe inutile (argomento puntualmente usato a Cagliari dal PDL in relazione al neonato registro in quella città), in quanto, in assenza di una legge nazionale che inquadri con norme generali queste formazioni sociali di carattere affettivo, un eventuale registro sarebbe privo di effetti giuridici e pratici. Viceversa, leggendo i giornali e la vostra stessa proposta, mi pare che un insieme di effetti dal tratto strettamente comunale e amministrativo, il nostro futuro registro li avrà. Ovviamente l’adesione allo stesso sarà rimessa alla libertà di ciascuna coppia. Parentesi: potrebbe trattarsi anche solamente di UNA coppia: ma è la quantità di un fenomeno a definirne il valore politico e giuridico, o le sue qualità intrinseche di giustizia e progresso sociale? Se fra cento anni in Italia contrarrà matrimonio una sola coppia all’anno, aboliremo l’istituzione del matrimonio? Inoltre, mi pare ovvio che il proliferare di registri nelle varie città di Italia, a partire dalla nostra Milano, sia di sicuro forte stimolo alla legislazione nazionale; ma questo è talmente ovvio che è inutile ribadirlo. O no?
  2. Altri ritengono, un po’ rozzamente, che l’istituzione di un registro delle unioni di fatto, ovvero la creazione di un istituto giuridico specifico per le unioni civili, siano in contrasto con l’articolo 29 della Costituzione Italiana:

    La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Il matrimonio è ordinato sull'uguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell'unità familiare.


    In primo luogo la norma, che riconosce un istituto fondamentale della nostra società (allargandone già confini e termini accennando ai “limiti stabiliti dalla legge”), dal quale tutti noi, anche i gay e gli etero conviventi, proveniamo, va interpretata alla luce dei principi fondamentali della Costituzione stessa, tra i quali l’articolo 3, superiore gerarchicamente ed interpretativo del 29 (lo dicono i costituzionalisti, non io):


    Tutti i cittadini hanno pari dignità e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione di opinioni politiche di condizioni personali e sociali.


    E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.


    Come è evidente, il principio materializza una visione aperta e meravigliosa, radice viva di qualunque diritto civile NUOVO possiamo nel tempo immaginare (pensiamo al tema della cittadinanza ai figli degli immigrati nati in Italia): un principio vitalissimo, dinamico, in divenire. E’ così difficile immaginare il maggiore e miglior contributo sociale ed economico che la coppia in cui vivo potrebbe esprimere nella società italiana, se venissero rimossi gli ostacoli che impediscono la nostra libertà (sostanzialmente intesa), il nostro pieno sviluppo come cittadini, la nostra uguaglianza (sostanziale, non formale), quegli ostacoli (materiali) che impediscono l’effettiva partecipazione all’organizzazione politica, economica e sociale(come “nuova” formazione sociale portatrice di valori propri e generali insieme) del Paese? Signori, libertà ed uguaglianza sono principi alti, ma nella prassi si misurano sempre in fatti, norme e denari, senza che ciò ne sminuisca la portata ideale. Anzi, ne sono la rappresentazione materiale. Ricordiamolo sempre.


    Aggiungo che, tutte le norme, soprattutto quelle dei testi sacri, quale per noi è la Costituzione, non sono dei dettati talmudici, univoci e immutabili nel tempo, ma sono oggetto di continua e dinamica interpretazione da parte della dottrina, dei giudici della Corte Costituzionale, della prassi giuridica, alla luce delle nuove realtà e sensibilità sociali. Ma anche questo è banale. O no?


    Mi rendo quindi conto, sicuro dell’alto profilo morale e giuridico del vostro ragionare in seno all’istituzione nella quale ci rappresentate, che il vostro rifiuto ha una matrice religiosa.

COSCIENZA RELIGIOSA

Come è ovvio non oso entrare, se non in punta di piedi e rimanendo sulla soglia, nel vostro cosiddetto “foro interiore”, inviolabile al pari del mio.

Ma…

Ma mi piace citare alcuni religiosi ed ecclesiastici cattolici che in materia di riconoscimento delle coppie di fatto hanno dimostrato di avere visioni profonde e intelligenti, sotto il profilo umano, civile, religioso, che forse vi sorprenderanno (ma forse le conoscete già).

Partirei dal nostro don Gino Rigoldi, cittadino benemerito di Milano, che dice:

Pare che ci siano due Chiese: una vicina al suo pensiero, l’altra che va a braccetto con le banche e le ricchezze terrene. Come fanno ad andare d’accordo? Il motivo è sempre il capo. Gesù ci ha detto che il Papa è il nostro riferimento: così io sto nella Chiesa perché credo in Cristo e allora credo nel Papa. Dall’interno però provo a cambiare il ritmo. Come sulle coppie di fatto e sull’omosessualità...Possiamo dire che due omosessuali che si amano veramente facciano una cosa sporca e brutta? Io ci penserei bene prima di affermarlo. È peccato? Calma.”

Poi passerei a don Luigi Ciotti, che non ha bisogno di presentazioni:

“A volte sono preoccupato di alcune manifestazioni che escono un po’ fuori dalle righe. Capisco anche quel bisogno di gridare per affermare la propria dignità, libertà e diritti. Mi auguro che si riesca, nel dialogo, a trovare una modalità di attenzione e rispetto reciproco”. Sulle unioni di fatto, di cui si fa un gran parlare nell’ultimo periodo, soprattutto dopo la storica sentenza della Corte di Cassazione che ha riconosciuto il diritto degli omosessuali a costituirsi in nuclei familiari riconosciuti dalle istituzioni, don Ciotti ha pronunciato le seguenti parole: “Mi sembra il minimo. Anche questo è un atto di amore, che non mette in discussione il valore del matrimonio e della famiglia, anzi”.

Don Gallo da Genova:

“Il 20%, dice Zanotelli, si pappa l'80% delle risorse del globo. Ritrovare il senso autentico dello Stato di Diritto, della Res-pubblica, della cosa comune, del progetto per il futuro. Tutte le grandi Agenzie sono responsabili: Chiesa. Stato, Scuola, gli imprenditori, le organizzazioni sociali, la stampa, i mass-media, il teatro, il cinema possono creare un vero confronto tre i diversi modi di vedere le cose.
In una vera "laicità" nessuna agenzia diventi strumento di manipolazione. Bisogna in primo luogo evitare le ingerenze, che generano conflitti, incomunicabilità e perfino disprezzo di realtà umane diverse: migranti, coppie di fatto, unioni civili, omosessuali in una approfondita ricerca scientifica.”

E passando dai cosiddetti preti di strada ad un livello più “alto”, gerarchicamente inteso, mi piace citare il Cardinale Martini, il non-papa per un pelo:

«Non è male che due omosessuali abbiano una certa stabilità di rapporto e quindi in questo senso lo Stato potrebbe anche favorirli. Non condivido le posizioni di chi, nella Chiesa, se la prende con le unioni civili»

Ma voglio ricordare anche il pensiero di don Lorenzo Milani, che facciamo studiare ai nostri ragazzi nelle scuole, il quale diceva:

“La peggiore ingiustizia è trattare in maniera uguale situazioni differenti”.

In qualche modo queste citazioni fanno eco a quella società “positivamente laica” di cui ha accennato il papa in piazza del Duomo poche settimane fa, che parallelamente a quella religiosa persegue il bene comune, ma con fini ed istanze propri. Sono certo che i credenti fra voi si riconoscano appieno nelle frasi sopra riportate, ovviamente non collocandosi ideologicamente alla destra di esse. Altrimenti mi chiedo, e vi chiedo in modo accorato, quale sia il senso della vostra appartenenza al Partito Democratico, dato che visioni più rigide e dogmatiche in materia di diritti civili già trovano felice accoglienza nel PDL, nella Lega, nell’UDC (esiste ancora?).

Questa lettera aperta, alla quale cercherò di dare il massimo rilievo e visibilità, è quindi un invito a farvi una attenta e seria analisi di coscienza, magari tentando di allargandone i confini, rispettosi del programma e del vostro mandato, attenti a ciò che avviene nella società dei credenti e fra i vostri elettori, ricordando, e attingo ancora alla cultura cui voi appartenete, le parole di San Paolo che, sull’amore fraterno o carità, diceva:

Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli,
ma non avessi amore(carità),
sarei un bronzo risonante o un cembalo squillante.

Se avessi il dono della profezia
e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza
e avessi tutta la fede in modo da spostare le montagne,
ma non avessi amore(la carità),
non sarei nulla.

Se distribuissi tutti i miei beni per nutrire i poveri,
se dessi il mio corpo per essere arso,
e non avessi la carità,
non mi gioverebbe a nulla.

L’amore (La carità) è paziente,
è benigna;

la carità non invidia, non si vanta,
non si gonfia, non manca di rispetto,
non cerca il proprio interesse, non si adira,
non tiene conto del male ricevuto,
ma si compiace della verità;

tutto tollera, tutto crede,
tutto spera, tutto sopporta.

L’amore (La carità) non verrà mai meno.

Le profezie scompariranno;
il dono delle lingue cesserà, la scienza svanirà;
conosciamo infatti imperfettamente,
e imperfettamente profetizziamo;
ma quando verrà la perfezione, sparirà ciò che è imperfetto.

Quando ero bambino, parlavo da bambino,
pensavo da bambino, ragionavo da bambino.
Da quando sono diventato uomo,
ho smesso le cose da bambino.

Adesso vediamo come in uno specchio, in modo oscuro;
ma allora vedremo faccia a faccia.
Ora conosco in parte, ma allora conoscerò perfettamente,
come perfettamente sono conosciuto.

Ora esistono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità;
ma la più grande di esse è l’amore (la carità).

Ringrazio per l’attenzione,

Lorenzo Masili

Cittadino milanese

Figlio unico innamorato dei propri genitori (famiglia di origine)

Dei propri “suoceri” (famiglia aggiunta), e “cognate”, e “nipoti” acquisiti (quante virgolette!!)

Commesso a 1100 euro al mese

Gay felicemente unito da 12 anni con Ricardo (la mia famiglia)

Appassionato di:

Politica viaggi bicicletta libri fotografia…

Di Milano, di voi e di ciò che fate.

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