Vettabbia (Chiaravalle), il parco fantasma - fermi 7 milioni per i cantieri
Informativo
Vettabbia, il parco fantasma
fermi 7 milioni per i cantieri
http://milano.repubblica.it/cronaca/2012/07/17/news/vettabbia_il_parco_fantasma_fermi_7_milioni_per_i_cantieri-39172571/
So che la Vettabbia e Chiaravalle ormai è sotto la Zona 5, ma per noi del quartiere è "anche" della Zona 4. Siamo lì insomma... Leggo oggi su Repubblica quel che più o meno si sapeva già... Visto che ho tanto sostenuto questa giunta e che ho tanto desiderato che il vento cambiasse davvero, mi permetto di "seccare" nuovamente con gli stessi argomenti sperando che qualcuno dia - non dico Una Risposta - forse è troppo, ma almeno un "commento".
Sono una seccatrice nata, perciò ripropongo alcuni miei brevi interventi più o meno sullo stesso argomento, caduti nel vuoto (qualcuno li raccolga prima che si facciano male...)
Grazie! Fedora Ramondino
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Inserito da Fedora Ramondino il 17 Dic 2010 - 15:15
Un addio alle illusioni che molti cittadini della Zona 4 si erano fatti... pensando - giustamente - che una riqualificazione dell' Area avrebbe portato a miglior vivibilità... Parliamoci chiaro, meglio avere un pò di "movimento" di persone che lavorano nell'ambito della Giustizia (in ogni ambito quindi) piuttosto che questo costante "movimento" avanti e indietro di un essercito di disperati. Purtroppo l' Area, così com'è, ben si addice all'anonimato, al nascondiglio, al traffico di ogni cosa...ci siamo capiti...
Persino il tratto lungo San Dionigi che arriva fin quasi all' Abbazia di Chiaravalle, quello chiamato "Percorso Vita" sembra sia stato messo lì per caso... e dimenticato...
In Via Fabio Massimo i vari capannoni degli artigiani che vi lavorano sembrano anch'essi in stato di abbandono, come la strada, piena di buche e triste come tutta quella fetta di quartiere.
Abbiamo la fortuna di avere cascine ancora in vita, un' Abbazia che è uno spettacolo, eppure un cittadino qualsiasi ha quasi paura ad addentrarsi da solo in quelle strade, perchè è come la Rai: c'è di tutto e di più. Anzi, appunto come la Rai, c'è di tutto ma sempre più penoso...
Ho solo capito che le periferie, sono destinate a rimanere figlie di in dio minore...
Con sconforto
Fedora Ramondino
il 02-07-2012 alle 11:07
In realtà quel percorso ciclabile esisteva già. Non sarà stato simile a les Champs Elisée, ma comunque c'era (lo utilizzo tutti i giorni): Mi sono infatti domandata, visto che i soldi a quanto pare mancano e i soldi a noi sono stati chiesti e verranno rischiesti sotto varie forme (dal biglietto del tram all'IMU alla Tarsu e vediamo cos'altro ancora - inoltre sono quasi spariti i bonus libri per la scuola dell'Obbligo..) non si poteva destinarli ad altri lavori o manutenzioni? Mi viene in mente ad esempio (proprio su queste pagine ne avevo già fatto menzione...) il "percorso vita" del Parco della Vettabbia. L'ho fatto due domeniche fa ed ho constatato (insieme ad una lavoratrice del Comune che era con me) che siamo proprio Figli di un Dio Minore... Provate ad andarci una domenica sera da soli, ve ne accorgerete. Ma se non volete grossi guai andateci anche un sabato mattina. Quello è un posto ed un percorso da valorizzare, da restituire ai cittadini e pubblicizzare ai turisti (mia umile opinione)
Commenti (11)
Gentile signora il progetto per il parco prevede una riqualificazione anche di tutto il tratto ciclabile, purtroppo, come scrive oggi la repubblica, il TAR ci ha bloccato la gara... eravamo pronti ad iniziare, ma faremo di tutto per sbloccare al situazione...
aldc
Grazie, sia per l'attenzione che per la risposta. So che non è facile "governare" ed è più "facile" lamentarsi... Però sono convinta che quei soldi per "rifare" un tratto di ciclabile (corso Lodi) che c'era già potevano essere investiti per mettere un pò d'ordine in certi tratti così lontani dal centro. L'estrema periferia appunto, della quale parlavo (Fabio Massimo, San Dionigi...)
Cordiali saluti
Fedora Ramondino
Dall'Ufficio Stampa del Comune di Milano:
VERDE. AL VIA I LAVORI PER IL PARCO VETTABBIA: 100 ETTARI E 30.800 NUOVE PIANTE PER EXPO
All’interno del Parco Agricolo Sud, anche 4 chilometri di ciclabili collegati con la pista Lodi-Chiaravalle
Milano, 21 agosto 2013 – Prendono il via i lavori per la realizzazione del Parco Vettabbia, tra Nosedo e Chiaravalle, all’interno di uno degli ambiti di maggior pregio del Parco Agricolo Sud: 100 ettari e oltre 30.800 nuove piante per Expo 2015.
“Questa Amministrazione è riuscita finalmente a superare tutti gli ostacoli e le difficoltà legate a questo intervento - ha dichiarato la vicesindaco con delega all’Urbanistica e all’Agricoltura Ada Lucia De Cesaris -. La nascita del parco Vettabbia significa valorizzare l’intero Parco Agricolo Sud Milano e le attività sociali e agricole presenti sul territorio. Il nuovo parco, anche in vista di Expo 2015, rappresenta un tassello fondamentale per rendere più accessibile e fruibile questo importante patrimonio agricolo e ambientale”.
“Finalmente parte il percorso per far nascere questo nuovo prezioso parco, che la Zona aspetta ormai da tempo - hanno dichiarato gli assessori Chiara Bisconti (Arredo urbano e Verde) e Pierfrancesco Maran (Mobilità e Ambiente) -. Si tratta di un primo importante passo di un lavoro che stiamo avviando per collegare tra loro tutti i parchi che circondano Milano e creare così la cintura verde più bella d’Europa intorno a una grande città”.
“Dopo un iter lunghissimo – ha dichiarato Stefano Cetti, Direttore generale di Metropolitana Milanese spa – finalmente partono i lavori per quest’opera. È per noi la prima volta di una Direzione Lavori così articolata in campo ambientale, sarà un ulteriore stimolo per dimostrarci all’altezza dell’i mpresa”.
Il Parco Vettabbia, che nasce come intervento di compensazione ambientale del depuratore di Nosedo e che sarà aperto nell’estate del 2015, sarà legato al tema dell’acqua, grazie alla creazione di un sistema di fitodepurazione di una parte delle acque del depuratore di Nosedo. In questo modo la rete idrica minore sarà rivitalizzata utilizzando le acque depurate immerse nei canali e nelle rogge presenti nel parco (attualmente asciutte).
Il progetto di riqualificazione, realizzato dal settore Arredo urbano e Verde del Comune di Milano e di cui Metropolitana Milanese cura la direzione lavori, prevede la realizzazione di aree a bosco connesse tra loro, di un frutteto con specie botaniche in via di estinzione, di un piccolo stagno e di 55.513 metri quadri di bosco umido con funzione di ecosistema-filtro. Saranno ripristinati, inoltre, i filari lungo i percorsi d’acqua, ricostruita la marcita di fronte all’Abbazia di Chiaravalle (55.539 metri quadri), potenziato il reticolo idrico e ripristinato il Fontanile di Macconago che consentirà la riattivazione del mulino di Chiaravalle, la rinaturalizzazione di corsi d’acqua e il mantenimento dell’attività agricola.
All’interno del parco, poi, correranno 4 chilometri di ciclabili, collegati con la pista in fase di realizzazione Lodi-Chiaravalle. In via Sant’Arialdo, infine, sarà realizzato un parcheggio con 93 posti auto.
In allegato il rendering del Parco Vettabbia
Sarebbe una bella notizia, peccato per quei "il progetto prevede... sarà... inoltre è previsto...", insomma tante belle parole a cui mi sono abituato a non credere.
Mancano due anni alla data della presunta inaugurazione del parco e i tempi sono già maturi per rilasciare non semplici promesse ma una scaletta di lavori con date di consegna.
Ci sono tante promesse, e se si vuole mantenerle tutte operando con costi accettabili si deve partire subito, realizzando un obbiettivo alla volta.
Gradirei quindi poter leggere, anche su queste pagine se possibile, gli interventi puntuali in corso d'opera e lo stato di avanzamento dei lavori; cosicché io o qualche altro cittadino con un po' di tempo libero possa controllere che le promesse non restino tali, che i cantieri non siano deserti o solo sulla carta, e soprattutto che il progetto non sia un trucco dietro il quale si nasconde l'intento di cementificare tutto ciò che non è nel suddetto parco con la scusa di servizi accessori in deroga a qualunque cosa.
Bene! Uno spiraglio di luce! Ne gioveranno tutti gli abitanti e perchè no, i turisti...
Grazie
Fedora Ramondino
Parco sud: eppur si muove...
Oggi ho fatto un giro con la bici al parco vettabbia, e forse vi stupirò, ma sono rimasto positivamente sorpreso dal constatare che i lavori procedono e tutta un'area di degrado è in sistemazione.
Anche il resto del parco sembra godere di buona salute ed essere frequentato.
Nel laghetto ci sono pesciolini e almeno una tartaruga (probabilmente scaricata da qualcuno, ma almeno è sinonimo che l'acqua è pulita).
Ovviamente non sono mancati gli spunti per farsi qualche risata, come i cartelli del percorso sportivo piantati sistematicamente dietro gli alberi...
ed altri esempi di lavori progettati coi piedi come l'ennesima pista ciclabile folle che invece di seguire la strada viaggia sul marciapiede e la taglia di netto in un punto a scarsissima visibilità che personalmente ritengo molto pericoloso (un bambino potrebbe sbucare in strada all'improvviso, senza essere visto, e avrebbe tutte le ragioni perché l'attraversamento non è regolato da semafori.
Dall'Ufficio Stampa del Comune di Milano:
CASCINE. MONLUÈ E SAN BERNARDO RINASCONO PER EXPO: RICETTIVITA', CULTURA, UNA FATTORIA APERTA E IL GIARDINO DEI FRUTTI ANTICHI
De Cesaris: "Nuove funzioni socio-culturali in due luoghi storici: così i milanesi ne riscopriranno le peculiarità”
Milano, 24 aprile 2014 – Un luogo polifunzionale per attività socio-culturali, strutture di accoglienza e orti floreali alla Cascina Monluè; una fattoria aperta, un luogo di incontro e socializzazione e il 'Giardino dei Frutti Antichi' alla Cascina San Bernardo. Possono rinascere così due storiche cascine comunali, entrambe situate nel Parco Agricolo Sud, aggiudicate dal Comune di Milano ai vincitori dei bandi.
Il diritto di superficie della Cascina Monluè è stato assegnato a una rete del terzo settore, con realtà di diversa entità e provenienza: ne fanno parte il consorzio Farsi Prossimo (capofila), la cooperativa La Cordata Onlus, la cooperativa Lo Specchio Onlus, l'associazione La Grangia di Monluè Onlus, l'associazione La Nostra Comunità Onlus, l'associazione Famiglie Ancora Onlus, l'impresa individuale Delle Donne Emilio.
La Cascina Monluè diventerà un luogo polifunzionale che ospiterà attività socio-culturali e strutture di accoglienza e ristoro, in modo da favorire l’aggregazione multiculturale e valorizzare il tessuto sociale e d'impresa esistente sul territorio. Saranno presenti anche laboratori di artigianato, arte e cultura. Una parte del terreno della cascina verrà destinato a orti, alla cura dei quali potranno dedicarsi anche i cittadini del quartiere e gli ospiti della struttura. Tutta la cascina sarà sistemata per accogliere anche famiglie con bambini.
La Cascina San Bernardo è stata assegnata alla Soci età Umanitaria. Il progetto prevede una fattoria e un luogo di formazione culturale, con attenzione all’agricoltura e alla ricettività. Saranno presenti attività per avvicinare i bambini e i ragazzi milanesi, nati e cresciuti nella dimensione cittadina, alla vita agricola. Anche in questo caso sono previsti laboratori artigianali e corsi di formazione. La Società Umanitaria provvederà, inoltre, alla realizzazione e alla gestione del 'Giardino dei Frutti Antichi', all'interno del Parco della Vettabbia.
Entrambe le cascine inizieranno ad avviare le prime attività in occasione di Expo 2015.
“Abbiamo aggiudicato le prime due cascine comunali - ha dichiarato la vicesindaco con delega all'Agricoltura e all'Urbanistica Ada Lucia De Cesaris – dopo il lavoro con le Sovrintendenze e la gara publica. Due luoghi storici saranno ora riqualificati e torneranno a nuova vita: una volta aperti, tutti i cittadini potranno riscoprire le peculiarità di questi due luoghi straordinari”.
“Milano è anche una città agricola, la cui vocazione rurale si sta affermando con forza, anche grazie a Expo 2015 – ha proseguito De Cesaris -: recuperare le cascine è un punto di partenza fondamentale. Stiamo lavorando per procedere con gli altri bandi per altre cascine, con l'obiettivo di creare nel tempo il ‘sistema delle cascine di Milano’: l’obiettivo è che nuove e diverse funzioni pubbliche e sociali nascano in questi luoghi, grazie alla collaborazione tra il Comune di Milano, il terzo settore e il mondo delle imprese agricole”.
Cascina Monluè
Il grande complesso agricolo-abbaziale di Monluè, situato nell’omonima via al numero 70, in Zona 4, risale al 1200 e venne costruito dall’Ordine degli Umiliati. La cascina si trova vicino al fiume Lambro, dal quale si poteva diramare acqua per la gestione dei campi coltivati. Fino al 1936 il territorio intorno alla cascina fu totalmente agricolo, caratterizzato da una rete di canali e tracciati che rappresentavano la tipica trama agricola del territorio rurale milanese. Nei decenni successivi, gli insediamenti urbani sviluppatosi lungo via Mecenate arrivarono fino al fontanile Certosa, uno dei corsi d’acqua che costituivano il complesso sistema irriguo di Monluè. A partire da questo momento, l’espansione della città avrebbe man mano eroso le aree agricole di pertinenza del complesso di Monluè. Nel 1973, con la realizzazione della tangenziale est, la cascina ha smesso di essere un borgo rurale separato dalla città.
Cascina San Bernardo
È situata al centro del Parco della Vettabbia, all’interno del Parco Agricolo Sud, in via Sant’Arialdo 133, in Zona 5. La Cascina, costruita nei primi anni del Novecento, attualmente in disuso, è costituita da due edifici uno di fronte all’altro. Originariamente quello a ovest era utilizzato come residenza, quello a est come stalla, fienile e deposito di attrezzature. Alle estremità di quest’ultimo corpo sorgono due torri a pianta quadrata, un tempo adibite ad abitazioni lungo l’edificio residenziale. Verso corte, si trova, sorretto da un porticato, un terrazzo cui si affacciano le finestre delle abitazioni al primo piano.
"Troppi furti, dobbiamo chiudere il cantiere" il parco della Vettabbia non sarà terminato
FRANCO VANNI HANNO resistito quasi un anno, poi si sono arresi. Dopo undici mesi di furti, intimidazioni, devastazione di recinzioni e scavatori, sono stati costretti a «prendere atto che non è possibile lavorare». I delle imprese che lavoravano alla costruzione del parco della Vettabbia hanno messo nero su bianco la loro decisione in una lettera al Comune: «Non ci sono le condizioni di sicurezza per proseguire». A fermare il cantiere — che entro giugno 2015 dovrà trasformasabitata. re in parco un'area di proprietà del Comune di 604mila metri quadrati alla periferia Sud, fra Rogoredo, Chiaravalle e Nosedo — sono le incursioni notturne di decine di ladri. Il sospetto è che le scorrerie partano dagli insediamenti rom abusivi sui confini dell'area, per il resto divertici «Abbiamo presentato almeno otto denunce a forze dell'ordine e polizia locale — spiegano in cantiere — nessuno è intervenuto, la situazione è degenerata. Hanno cominciato a devastare i macchinari ogni notte, con danni per decine di migliaia di euro. Qui a comandare sono loro e hanno alzato il prezzo da pagare». Il prezzo, per un anno, sono stati 150 litri di carburante ogni notte. Quando hanno trovato i serbatoi vuoti, i ladri hanno spaccato vetri, impianti, recinzioni. «Ogni sera lasciavamo venti litri di gasolio nel serbatoio di ogni scavatore — racconta un operaio — i ladri di notte lo rubavano ». Se all'associazione temporanea d'impresa Delta Ambiente sono stati costretti ad accettare questo patto senza senso (subire furti in cambio di nulla) è perché ogni tentativo di arginare l'illegalità è fallito. Le denunce sono andate a vuoto, così come gli investimenti in sicurezza: «I vigilantes si rifiutano di prestare servizio di notte in un posto così pericoloso — raccontano in cantiere — abbiamo innalzato recinzioni e installato sistemi di allarme, ma sono stati rubati». Ora i 23 lavoratori rischiano di restare a casa. Se piantare alberi e trasportare terra è impossibile, il loro lavoro non serve. «Abbiamo provato a spiare chi di notte superava le recinzioni — raccontano in cantiere — ogni volta si rifugiavano in un diverso insediamento. I furti sono gestiti in modo scientifico». Ne sa qualcosa Terna, la società che gestisce la rete elettrica, che in quei campi si è vista rubare chilometri di cavi, scollegati dai tralicci. E anche chi gestisce il depuratore di Nosedo subisce furti e incursioni. Per non parlare dei residenti di Chiaravalle, che trovano nei campi le carcasse di auto fatte a pezzi o bruciate. Il Comune di Milano — proprietario dell'area e committente dei lavori — fa presente che «per legge, spetta alle aziende garantire la sicurezza nei cantieri». E annuncia che, per la ripresa dei lavori, garantirà un presidio notturno della polizia locale, già presente di giorno. Da tempo Palazzo Marino progetta di sgombrare gli insediamenti rom nati vicino al campo di via San Dionigi. © RIPRODUZIONE RISERVATA I ROM NEL MIRINO Quello che resta del cantiere al parco della Vettabbia. «Le nostre denunce sono state inutili». Nei dintorni ci sono cinque insediamenti rom abusivi e in crescita
22 maggio 2014
Allegati (1)
Articolo pubblicato su la Repubblica il 22/05/2014: ""Troppi furti, dobbiamo chiudere il cantiere" il parco della Vettabbia non sarà terminato"
Desolante.
Oggi ho fatto un giro nella zona ed è tutto fermo, La sistemazione di quell'area in cui avevo tanto sperato non si realizzerà mai.
Chi governa la città è incapace di gestire le periferie e preferisce concentrarsi sul centro (vedi i soldi per ripristinare inutili installazioni al parco Sempione).
I lavori in zona vettabbia sono invece gestiti in Mafia-Style: si fanno partire cantieri giganteschi per spendere più in fretta possibile i soldi stanziati e poi si blocca tutto, abbandonando ogni cosa e lasciando che il degrado vanifichi ogni sforzo fatto.
L'area interessata dai lavori è troppo vasta.
La parte adiacente a via san dionigi si presenta con una solida cancellata di protezione, di quelle che sono solitamente usate per recintare i parchi cittadini.
All'interno difatti ci sono panchine, pali della luce, recinzioni e tutte quelle installazioni che rendono un parco bello e fruibile.
Peccato che la serratura di chiusura sia una cosa ridicola: è da imbecilli realizzare una recinzione in ferro di quel tipo e poi chiudere la porta con una serratura che se ti appoggi si apre.
La maniglia in plastica giace già divelta a terra anche se nessuno l'ha usata e l'impressione è proprio quella di un cancello che gli tiri un calcio e lo apri.
Cosa che non è ancora successa per il semplice motivo che il resto dell'area è recintato con ridicole reti di plastica arancione da cantiere che si tagliano con un coltello da cucina. Inutile lamentarsi dei furti se l'area non è protetta.
Mi sento stupido ad aver tentato di fermare la costruzione dell'inutile casa dello studente in piazza Ferrara sensibilizzando gli abitanti, raccogliendo firme e facendo civili richieste al comune.
Dovevo entrare di notte, rubare carburante, fili elettrici, spaccare vetri ed altre cose, ed ottenevo di bloccare i lavori guadagnandoci pure.
Quindi tutta l'area è in stato di abbandono, i lavori che dovevano essere terminati ad aprile fermi, c'è una scavatrice abbandonata nel cantiere forse per tener buoni gli zingari che si divertiranno a smontarla.
Non si può dire però che quel poco che è stato fatto sia stato fatto bene, anzi...
La pista ciclabile che costeggia le cascine di via san Dionigi è demenziale nel tratto che attraversa per ben due volte la strada in punti pericolosissimi.
In sede di progetto non era difficile capire che si doveva spostare la strada per far posto alla pista e al marciapiede sul lato destro, evitando gli attraversamenti e nel contempo dando alle cascine un minimo di spazio, anche per un'unscita più agevole e sicura dai passi carrai.
Invece il genio di turno ha posto due attraversamenti e lasciato la strada a raso del muro delle cascine.
Da notare che anche qui la manutenzione è pari a zero, giusto per non arrestare il degrado solo all'interno del non-parco.
Siccome spero vivamente nella ripresa dei lavori, oltre al suggerimento di spezzettarli in aree più piccole e gestibili mi chiedo se è possibile adottare una politica sanzionatoria nei confronti dei ROM (che a quanto ho sentito sono indicati come responsabili dei furti/danneggiamenti).
In pratica sento sempre parlare di sgomberare le aree occupate, e a volte questo vien fatto, anche se si traduce solo in uno spostamento degli stessi per un periodo limitato.
Senza volergli "regalare" aree che occupano abusivamente, visto che comunque il dato di fatto è che le occupano per lunghi periodi, non si potrebbe usare una leva "deterrente" come anticipare lo sgombero se non vengono rispettate alcune basilari regole di civiltà?
In pratica, per sgomberare un campo il comune spende soldi e tempo, e anche per gli occupanti credo sia uno stress non indifferente vedersi le baracche abbattute, anche se poi possono ricostruirle dopo qualche settimana.
Il discorso è questo: se non c'è un minimo di legalità, se i furti proseguono, se giungono altre segnalazioni, allora il campo è sgomberato con la massima priorità. Se la situazione è tranquilla invece si procede con gli attuali sistemi per favorire l'integrazione, ecc.
Potrebbe essere un primo passo, piuttosto che gli sgomberi di forza o l'ignorare il problema.
Ogni tanto faccio un giro da quelle parti, in una città dove tutto cambia è quasi rassicurante vedere un posto che non cambia mai.
Il cantiere è ancora aperto e il parco non è fruibile nella parte più vicina alla città:
Tra l'altro mentre stavo raggiungendolo con la comoda pista ciclabile che finisce improvvisamente nella spazzatura...
... e seguendo la nuova segnaletica rasoterra...
...ho visto due auto delle forze dell'ordine ferme in via san dionigi, gli agenti stavano indossando i giubbotti antiproiettile, probabilmente per andare a controllare qualche insediamento abusivo tipo il bosco di Rogoredo...
Ed è appunto qui che volevo arrivare: se tieni un'area come questa chiusa e non fruibile ai cittadini inevitabilmente arriverà la malavita, i senzatetto e gli sbandati...
Il degrado insomma.
Perché la gente per bene resta fuori, mentre i malintenzionati trovano di certo il modo di entrare e organizzare i loro affari.
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Grazie per l'attenzione Fedora Ramondino