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Lo sappiamo. Milano è una delle città più inquinate d’Europa. La sua aria sarebbe giudicata irrespirabile nelle metropoli più “verdi” del continente. Il problema non è di semplice soluzione. E’ facile fare demagogia su questo tema che è di enorme impatto per tutti i cittadini. La realtà è che spesso si dimentica che Milano si trova geograficamente collocata in un’area che non aiuta a risolvere la questione delle “polveri sottili”: in mezzo alla Pianura Padana, in una sorta di conca, al crocevia di correnti d’aria che si eliminano a vicenda.
Fare politica per il bene comune vuol dire anche saper prendere decisioni che ad una prima analisi possono sembrare impopolari o lesive dei diritti di qualcuno.
Ma penso alla legge che sancì anni fa il divieto di fumare in tutti i locali pubblici. L’Italia fu uno dei primi Paesi europei ad applicarla. Per qualche mese, inizialmente, si elevarono le grida di protesta di una serie di soggetti apparentemente colpiti dalla normativa: dagli esercenti ai ristoratori, dai tabaccai a, chiaramente, i fumatori. Poi il silenzio.
Tutti si sono rapidamente adeguati. Anzi, ho avuto modo di vedere fumatori italiani rimproverare i loro colleghi stranieri per “l’arretratezza” del loro sistema, che consentiva ancora il fumo in ristoranti, bar, treni e traghetti. Una volta tanto una cosa di cui andare orgogliosi all’estero, dove ultimamente non siamo particolarmente…popolari.

Ebbene, io penso che sull’inquinamento,  la qualità dell’aria e sul traffico stesso in cui siamo stritolati sia giunto il momento di prendere decisioni impopolari. La situazione è grave, le misure non possono essere che radicali. Non servono Ecopass (con migliaia di deroghe) alla cerchia dei Navigli, la città non finisce lì. Si tratta di salvare l’ambiente non solo per noi stessi, ma per i nostri figli, per chi verrà. Ma si tratta anche di risparmiare. I costi determinati dalla congestione del traffico, a Milano, ammontano a circa 241 milioni di Euro all’anno (danni da gas serra, inquinanti nocivi per la salute, rumore, incidenti e più in generale danni determinati appunto dalla congestione da traffico).

Attiviamo un sistema satellitare capillare di rilevamento cittadino per il movimento delle auto: è una tecnologia disponibile, testata, applicata in alcuni Paesi (Olanda, per esempio). Attiviamo un sistema di micropagamenti di facile applicazione, in cooperazione con utilities e gestori telefonici: oggi è possibile, è fattibile.
Ogni auto che si muove all’interno delle Tangenziali paga una tariffa (2, 3, 5 Euro, da definire sulla base di alcuni parametri, ad esempio in relazione a “quando” ci si muove, come proposto anche dall’Istituto Bruno Leoni) ma indipendentemente da come, dove e quanto ci si muove (la media di utilizzo giornaliero dell’auto è, per i milanesi, di circa 60 minuti con una distribuzione molto concentrata intorno a questo valore, a Milano l’87% degli utilizzatori dichiara di utilizzarla da pochi minuti fimo ad un massimo 120 minuti, solo il 7% oltre i 120 minuti).

Chiudiamo il centro storico al traffico degli autoveicoli per dare maggiore sicurezza ai pedoni, ai ciclisti e assicurando benefici per il patrimonio artistico, sia in termini di fruibilità che di minore degrado dovuto agli agenti inquinanti.

Devolviamo il 55% dei ricavi allo sviluppo del servizio pubblico. Bisogna intervenire sulla estensione della rete, sul contenimento delle attese, che non può in ogni caso superare i 10 minuti; mezzi confortevoli, veloci e puntuali per “sedurre” i cittadini milanesi a viaggiare con il mezzo pubblico. Investiamo i fondi raccolti da questa “congestion charge” sui mezzi ecocompatibili, green, a bassissima emissione. Realizziamo metropolitane “leggere, avanzate”. I mezzi di superficie devono essere snelli, numerosi e frequenti, ben distribuiti nell’arco della giornata. Prolunghiamo gli orari di apertura della metropolitana e prolunghiamo gli orari di funzionamento dei mezzi. Sviluppiamo ulteriormente le corsie preferenziali.

Concentriamoci su una migliore e più efficiente gestione della società che gestisce il servizio pubblico integrandola con tutti i servizi di altri comuni che sono ricompresi nell’hinterland cittadino, magari costituendo un’unica società di gestione per tutta l’area metropolitana. Istituiamo il biglietto unico per i mezzi pubblici di Milano e hinterland. Liberalizziamo i servizi privati di trasporto pubblico, concedendo un seconda licenza ai tassisti, introduciamo la possibilità del trasporto con minivan (taxi collettivo) e l’utilizzo di mini-taxi. Inoltre si dovrebbe agire in sinergia con le associazioni di categoria degli imprenditori e concordare una comune azione allo scopo di incentivare l’uso dei mezzi pubblici, da parte dei lavoratori, per raggiungere l’ufficio o la fabbrica. Ad esempio realizzando un portale web, attraverso il quale i lavoratori potranno accedere, una volta abilitati, ad agevolazioni per l’acquisto di abbonamenti al trasporto pubblico, con copertura parziale dei costi da parte delle istituzioni e da parte del datore di lavoro.

Con il 10% sviluppiamo fortemente il progetto di car sharing, “guidami”, già iniziato dalla giunta Moratti ma assolutamente insufficiente. L’obiettivo deve essere di avere almeno il 10% delle auto in moto nella città in car sharing anche per ridurre drasticamente la densità veicolare tra le più alte in Italia (5.302 auto x kmq, superata solo da Napoli e Torino, la media delle città metropolitane italiane è di 2.098 auto x kmq)

Con il 15% incentiviamo l’uso della bicicletta. Costruiamo piste ciclabili in ogni strada della città, ritagliando e dedicando uno spazio alle due ruote, con l’obiettivo di avere piste ciclabili nel raggio massimo dei 400 metri. Ricordiamoci che i percorsi ciclabili “totalmente segregati” hanno un costo superiore (percorsi che corrono paralleli a strade aperte al traffico veicolare, ma separati da cordoli o marciapiedi) ma i cosiddetti “percorsi logicamente segregati” (porzioni di carreggiata riservate al transito delle biciclette, indicate solo da segnaletica orizzontale e talvolta verticale) hanno un costo di realizzazione relativamente basso. Le bici devono poter circolare quasi ovunque, inclusi i marciapiedi, salvo dove vietato. Realizziamo tutto il necessario perché possano circolare in sicurezza: lavori tempestivi di manutenzione in tutte le aree per le bici, interventi sui binari dismessi, miglioramento della segnaletica orizzontale e verticale. Incentiviamo e realizziamo sistemi antifurto efficaci per le biciclette (ad es. sistemi antifurto come “easy tag” e il registro italiano  bici – RIB), rastrelliere/parcheggi, depositi e sviluppiamo i centri di noleggio.

Oggi solo il 5% dei milanesi si sposta in bici. Propongo un ragionevole obiettivo di arrivare almeno al 15%, per la nuova amministrazione cittadina, entro la fine della legislatura. Ci sono oggi circa 80 km di piste ciclabili e con un indice di ciclabilità (metri ciclabili per abitante) tra i più bassi in Italia (72° posto su 91). La densità territoriale delle piste ciclabili in Europe ci vede tra gli ultimi. A Helsinki ci sono 891 km x 100 kmq di superficie, a Stoccolma 390, a Berlino 70, a Milano 35. La bici è, nelle grandi città congestionate, il mezzo più economico e veloce per gli spostamenti fino a 5km. A Milano il 25% degli spostamenti con auto o mezzi pubblici è inferiore a 2 km, il 50% è inferiore a 5km. Basterebbero pochi interventi sulle strade esistenti, per rendere sicure le bici e permettere, a chiunque lo desideri, di spostarsi in piena sicurezza. A Berlino il 27% e a Copenhagen il 29% dei cittadini si sposta in bicicletta e non mi pare che il clima sia più clemente lassù o la città meno vasta. L’impatto sul traffico sarebbe significativo e sensibile.

Con il 10% sosteniamo la promozione nelle scuole e tra i giovani di una cultura contemporanea della mobilità urbana, di un sano senso civico dell’utilizzo sostenibile dei mezzi di trasporto.

Per ultimo, ma non meno importante, rimettiamo un po’ di soldi nelle tasche dei milanesi. Il 10% lo destiniamo ad un fondo comunale finalizzato alla riduzione delle aliquote dell’Imposta Municipale Unica istituita attraverso i decreti attuativi del federalismo.

Infine, diamo vita ad un Centro IntraUnivestitario Internazionale Permanente di Studi e Cultura della Logistica Urbana,

Spostarsi (soprattutto in auto) deve diventare un gesto di responsabilità civica, inserito all’interno di un’economia sociale che deve essere sostenibile.
Facciamo di Milano la prima citta’ del mondo a “traffico zero”. Un esempio, in Europa. E’ possibile, se lo vogliamo. Io lo voglio e mi spenderò per questo.

Federico Fantini

avatar Michele Sacerdoti 14 anni fa
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