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14 anni fa
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Dopo il Primo Maggio: ripartiamo dal lavoro

E’ finito il dibattito sul Primo Maggio fatto a colpi di uscite mezzo stampa e di negozi chiusi e semichiusi? Speriamo di sì. E’ finita, si è esaurita, la questione del lavoro? Assolutamente no.

Va rimessa al centro e con serietà. Ne ho parlato con vari soggetti, associativi, di categoria, in questi mesi.
E l’ho fatto convinto che Milano non abbia futuro se non sa pensare ad una strategia che punti sul suo rilancio a partire proprio dalla questione di chi produce e in che condizioni.
Serve un nuovo piano, patto, percorso, una nuova intesa, una nuova strada condivisa: usate un po’ le parole che volete. Il punto però è che, al di là delle questioni “nominalistiche” e al netto delle brutte esperienze messe in campo sin qui (vedi alla voce patto per il lavoro di albertiniana memoria), ciò che è mancato totalmente a Milano è stato il coraggio di mettere attorno a un tavolo i differenti attori, a partire dalle parti sociali, per darsi alcuni obiettivi condivisi. Penso, innanzitutto, alla necessità di restituire “competitività” al nostro sistema e di non lasciare indietro i soggetti deboli. Due lati della stessa medaglia.

Che vuol dire: efficienza della macchina amministrativa (gli uffici dei Servizi civici, del Demanio, delle Attività Produttive, dell’Urbanistica fanno ridere circa i mezzi che hanno a disposizione), trasparenza e controllo nella gestione delle “società partecipate”, sostegno al mantenimento nella nostra area metropolitana delle attività produttive (in campo urbanistico anche con premi volumetrici), una politica di drastico potenziamento delle infrastrutture (rispetto ad un territorio dimenticato dal governo romano, anche da questo, di rito padano), la necessità di non perdere l’occasione di EXPO, non rinviando le scelte che riguardano l’Esposizione per un’economia sana e pulita che punti innanzitutto su chi opera “qua”, lo sviluppo del sistema universitario (e delle strutture per i fuori sede) e della ricerca, la valorizzazione dei nuovi talenti, il sostegno verso chi perde l’impiego con misure ad hoc antiprecarietà (attraverso il potenziamento del fondo anticrisi e della Fondazione Welfare), la sperimentazione di forme di incentivazione verso chi vuole dare vita in alcuni quartieri abbandonati della città ad attività d’impresa (ci sono spazi vuoti di proprietà pubblica che potrebbero essere messi a disposizione gratuitamente dei giovani dei quartieri “periferici” tanto per dirne una), programma per l’innovazione tecnologica  e così via. Sapendo ovviamente che le risorse pubbliche disponibili sono poche e sempre meno e che la prima vertenza da fare va condotta verso “Roma”.
E sapendo però che proprio alcune scelte messe in campo da chi ha governato (basti pensare a: derivati, consulenze etc.) indicano strade da non ripetere per utilizzare meglio anche quel poco che “c’è”.

Lo dice giustamente Giuliano Pisapia, lo hanno scritto le persone che hanno realizzato il programma delle Officine sui temi del lavoro, lo sostengono i partiti della coalizione: facciamola finita con l’amnesia collettiva di questi anni, ripartiamo dal lavoro.
Anche dopo il Primo Maggio.

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Senza Letizia di di Pierfrancesco Majorino - rubrica su affaritaliani.it

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avatar Lorenzo Pozzati 14 anni fa
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