14 anni fa
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Parto dall'esperienza di Chiamamilano. Mi si può tacciare di "faziosità" in quanto la presidente di tale associazione che ha uno spazio civico in Largo Corsia dei Servi, Milly Moratti, è la fondatrice della lista, a cui da il nome, in cui sono candidato. Ma quale faziosità? Si tratta di senso civico diffuso. Ho sempre pensato durante questi anni in consiglio di zona a una casa delle associazioni, il progetto c'era ed era fattibile nel vecchio centro civico di zona 13, ma niente si è saputo circa la sua realizzazione, come spesso avviene a Milano da qualche anno a questa parte. Ho sempre pensato a un centro di assistenza e di riferimento per chi usa la bicicletta, un bike center, una stazione di rimessa, di ristorazione, di commercio delle bisogna, ma anche di confronto attivo e culturale sull'utilità ecologica e sociale, economica, nell'utilizzo del mezzo a due ruote e a emissioni zero. Il riferimento poteva essere nelle diverse stazioni che si stanno aprendo a Sesto San Giovanni, a Bergamo, ma anche in altri contesti europei, realtà esistenti ormai da anni. La Svezia insegna. In un'intervista rilasciata da Milly Moratti si evidenziava come il tema del bike sharing e delle piste ciclabili sia stato un lavoro fatto bene a metà: Jacopo Muzio, candidato al comune per Milano Civica, parla di piste ciclabili utili soltanto per rientrare nell'obiettivo di una macchina fotografica, mentre magicamente spariscono appena si gira l'angolo. Ed è vero. Ed è esemplificativo della politica fallimentare di questa amministrazione, spero in scadenza il 15 maggio, che ha solo fatto gli interessi di piccoli potentati edilizi, finanziari. Jacopo parla di una politica prona agli interessi di poteri economici, io parlerei di una politica assente e di una consorteria di poteri forti che dettano direttamente le regole, senza dover "contrattare" le proprie istanze devastanti e a volte illecite con il potere amministrativo. Forse è in questo, lo sottolineava Peter Gomez, la diversità dal periodo dell'affarismo di tangentopoli: un tempo era l'imprenditore che andava a trattare col potere politico; oggi è il potere politico che va a trattare col potere economico. Diversi sono i ruoli e drammaticamente più preoccupanti le conseguenze di tale meccanismo insano. Riprendo l'idea: negozi civici in ogni zona, diffusi sulla città. Chiamamilano offre sportelli di consulenza legale, per famiglie, per nuove coppie, per conviventi, per chi cerca casa, per chi deve fare i conti con l'affitto, ma è anche spazio civico di discussione, confronto aperto tra associazioni, persone attive che investono tempo e risorse per cause ambientali, ecosostenibili, sociali, civili: mi vengono in mente i GAS, comitati per la diffusione del bio, ma anche reti di cittadine e cittadini su temi quali scuola, collettivi studenteschi. Si guarda agli anziani, dando loro opportunità aggregativa e di sostegno e informazione sulla rete dei servizi, scarna a causa dei tagli della giunta, che la città dispone; così come per i più piccoli, spesso in festa o accompagnati dai genitori per momenti di divertimento, così come mi sovviene grandi mostre fotografiche di documentazione, ricche rassegne cinematografiche impegnate, interessanti mostre pittoriche. Un negozio civico deve essere questo: saper parlare alla cittadinanza offrendo alla cittadinanza opportunità di confronto attivo, ma anche crescita collettiva e civile. Il negozio civico in ogni zona può dare una diversa veste a una città spesso delle solitudini, della dispersione, della disperazione e dell'emarginazione. Potrebbe avere una funzione aggregativa e di crescita di una metropoli governata fino a oggi da una giunta che ha interesse ad alimentare fobie e paure, con inutili coprifuoco e ordinanze di asserragliamento di interi quartieri, per spegnere la città, la sua vivibilità, la sua sicurezza di poterla agire, vivere. Mi viene in mente nuovamente la manifestazione in Piazza Fontana, Milano l'è bella!, dove operatori culturali, gestori di locali con funzione culturale oltreche di divertimento e utenti di tali offerte, molti giovani, hanno chiesto di attivare un confronto tra le tre soggettività per disegnare una nuova città della sera e della notte che sappia garantire un'offerta culturale e artistica musicale di grande valore, senza tenere intere zone nel silenzio assordante e pericoloso assoluto. Voglio partire da una città viva e vivace perchè solo da una città così disegnata si può costruire una collettività fatta di persone che agiscono e pensano, interagiscono e apprezzano moti di integrazione e di dialogo. La solitudine e lo spegnimento delle periferie creano insicurezze, solitudini diffuse e disperazione sociale. Forse è questo l'obiettivo a cui una politica della sicurezza civica e sociale dovrebbe tendere, a differenza di quella voluta e imposta da un vicesindaco totalmente avulso dal contesto e dalle esigenze sociali della città, dalla sua trasformazione e dalle sue morfologie. Un negozio civico in ogni zona, anche e soprattutto in periferia, gestito collettivamente, civicamente: dove parlare e agire per il bene pubblico e per la coesione civile. Ne avverto la necessità, Milano l'avverte, la esige. Il vento sta cambiando aiutiamolo a cambiarlo.

Alessandro Rizzo

Candidato Lista Civica Milly Moratti per Pisapia

Consiglio di Zona 4 Milano

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