14 anni fa
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Per dimostrare che il suo avversario, in passato, avesse avuto simpatie per certe ideologie della sinistra radicale, il sindaco Moratti avrebbe potuto semplicemente citare l’episodio e le frequentazioni con esponenti di Prima Linea. La vicinanza con certi ambienti, seppure del tutto priva di conseguenze penali, sarebbe stata sufficiente a dimostrare il divario tra i due. Letizia Moratti, infatti, stava facendo un appello al voto moderato che, secondo il Sindaco, non potrebbe andare a sostegno di Pisapia. Aver usato un’accusa formidabile, e per altro falsa, con un colpo di scena senza diritto di replica, non è stato solo una clamorosa caduta di stile, che contraddice la moderazione che la Moratti stessa si attribuisce, ma rischia di trasformarsi in un boomerang. Un effetto negativo, un ulteriore imbarbarimento della vigilia elettorale che potrebbe portare molta sinistra, che ama indignarsi e questa volta ne ha tutte le ragioni, a votare ancora più convintamente. Un attacco fuori misura può mancare il bersaglio e trasformarsi in un punto per l’avversario. Il sindaco questa volta, esagerando, è andata fuori bersaglio. Forse temeva di non essere stata abbastanza convincente? La mia impressione, invece, su un dibattito noiosissimo da entrambe le parti era stata comunque una vittoria ai punti per il sindaco uscente: triste e per niente calorosa, sicuramente sorvolante su molti punti, ma in ogni caso ci sembrava si fosse aggiudicata l’incontro ai punti. La continuità, benché triste, era sembrata più convincente della discontinuità reclamata da Pisapia. Perché la promessa di Pisapia, quel cambiamento obamiano di cui ha ammantato tutta la campagna, a Milano, con quella supercoalizione sbilanciata su posizioni radicali come quelle di Sel e Idv, rischierebbe di trasformarsi in vera e propria interruzione, impasse dei processi di trasformazione in corso. La Milano di Letizia Moratti non è una formula uno, ma la Milano di Pisapia rischia di restare nel garage. Il peccato originale di questa campagna resta la sconfitta di Stefano Boeri, il moderato, e di tutto il gruppo dirigente del Pd. Oltre al fallito tentativo di avere una larga coalizione di centro-sinistra che appoggiasse una candidatura moderata e condivisa. E’ stata persa un’occasione per cambiare e, oggi, non c’è che una scelta. Votare Manfredi Palmeri e il Nuovo Polo per Milano è l’unica decisione elettorale per i cittadini che vogliono darsi una speranza. La città è assolutamente contendibile elettoralmente e sicuramente nessuno, né la Moratti né Pisapia, ha dimostrato di essere all’altezza. Sono certo che i milanesi attenti avranno la capacità di prenderne coscienza prima del voto di domenica e lunedì.

Federico Fantini

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