No TAV, NO violenza, No antagonismo
Studente massacrato per motivi politici. Arrestati due "antagonisti" della Statale di Milano
Motivi politici. Sarebbe questa la causa del pestaggio di uno studente dell'Università Statale di Milano, che lo scorso 14 febbraio è stato massacrato di botte. Cranio fratturato e danni "estetici e funzionali permanenti", tanto gravi da necessitare di un intervento ricostruttivo maxillofacciale. Arrestati all'alba di oggi, mercoledì 4 settembre, dai carabinieri del capoluogo meneghino, due "antagonisti politici" della giovane vittima, anch'essi studenti universitari: L. M., di 30 anni, già imputato nel processo a carico di alcuni esponenti del movimento "No Tav" e arrestato nel gennaio 2012 per gli scontri del 2011 in Val di Susa, e D. S., di 26 anni. Entrambi sono vicini al gruppo "Assemblea di scienze politiche", che attualmente sta occupando l'ex Cuem e l'ex Cuesp dell'università milanese.
Nei termini dell'inchiesta condotta dal pm Pietro Basilone e dal procuratore aggiunto Maurizio Romanelli, capo del dipartimento antiterrorismo, i due giovani accusati dovranno rispondere di violenza privata aggravata e lesioni personali gravissime. L'agguato sarebbe avvenuto dopo che il giovane aveva scarabocchiato un manifesto "antagonista" che ha scatenato la reazione del "branco". Non a caso, potrebbero essere identificati anche altri studenti coinvolti nell'aggressione. La vittima, in un primo momento, non aveva sporto nessuna denuncia e non si era recata in ospedale. Solo in seguito, la visita al pronto soccorso dell'ospedale San Paolo di Milano, in cui i medici gli hanno riscontrato la frattura della parete anteriore del seno frontale. Gli aggressori avrebbero "colpito ripetutamente con calci e pugni" lo studente, procurandogli una "deformazione permanente del viso" che ha richiesto un "importante intervento chirurgico riparatorio" e una prognosi di "almeno 68 giorni".