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11 anni fa
Viale Argonne, 39, 20133 Milano, Italia
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Da Z3Xmi

Di cosa parliamo quando parliamo di M4?

All'Auditorium di Valvassori Peroni confronto tra Maran, i tecnici del Comune, delle imprese realizzatrici e i cittadini sulla nuova Linea Blu della Metropolitana Milanese.
L'Expo incombe, l'opera è strategica, i vantaggi importanti.
Per molti anni ci saranno notevoli disagi. E si parla purtroppo anche di un'intollerabile ecatombe di grandi alberi: ne è al corrente Giuliano Pisapia?
Ma c'è una chiara visione e condivisione della città che si vuole costruire?
(Adalberto Belfiore) 23/10/2013


rendering m4La linea 4 sta arrivando, e non sarà uno scherzo. Lunedì scorso l'assessore Maran e i tecnici del Comune e delle imprese realizzatrici hanno illustrato ai cittadini convenuti all'Auditorium (tutti i posti a sedere occupati, circa 100-130 persone) i tratti salienti della grande opera, iniziata ufficialmente il 9 settembre scorso con l'approvazione da parte del CIPE del progetto definitivo. Avrà un forte impatto su tutto l'itinerario, da Linate a S. Cristoforo, è lo stesso Assessore alla mobilità e all'ambiente a dirlo, anche se “l'obbiettivo è ridurlo”. Ci saranno “grandi vantaggi ambientali, ma non nella prima fase”. Alla fine le sistemazioni superficiali, continua il giovane Assessore del PD, miglioreranno il verde, ma per 5-6 anni i disagi per i cittadini saranno “estremamente rilevanti”. La scadenza dell'Expo ha permesso di rispettare i tempi previsti, almeno per adesso, perché il Decreto del fare del governo Letta ha garantito un contributo suppletivo che ha permesso di partire. Il costo totale, già lievitato rispetto ai 1600 di due anni fa, è di 1850 milioni approssimatamente, 1000 dallo Stato, 400 dal Comune, 450 dai privati. 

La sig.ra Baiocco, architetto del Progetto consortile che realizzerà l'opera, ne ha poi illustrato con abbondante uso di immagini, le caratteristiche tecniche: sarà una metropolitana leggera senza manovratore come la M5, ci vorranno 78 mesi per realizzare tutta la linea, divisa in tre tratte, con 21 fermate su 15 km operate da 47 vetture, di cui 7 di riserva, con frequenze di passaggio ogni 90 secondi incrementabili fino a 75. Questi i dati, e mentre sul grande schermo scorrevano i tracciati delle tratte, gli schemi delle stazioni, le immagini delle enormi TBM (tunnel boring machine), le cosiddette “talpe” che saranno calate nel sottosuolo, l'architetto si sforzava di rassicurare l'uditorio. Ha spiegato che non è stata rilevata alcuna necessità di bonifica dei terreni e ha informato i cittadini che a novembre, “per portarsi avanti” i lavori inizieranno anche in Dateo, come in Solari e Gelsomini (zona 6). Per quanto riguarda la Zona 3, sono previsti 55 mesi per la stazione di Argonne e altrettanti per quella di Dateo.

Praticamente, ha affermato la Baiocco, tutto è stato, è e sarà monitorato: l'ambiente, le polveri, i rumori, le vibrazioni, il traffico, l'acqua di falda, la qualità dell'aria. Si taglieranno sì gli alberi, in corrispondenza delle stazioni quasi tutti, ma tutti saranno ripiantati. E si ripristineranno le aree verdi, le zone bimbi, le aree cani, ci sarà una nuova pista ciclabile lungo la ferrovia in via Ardigò e a breve sarà anche aperto un sito web per informare e ricevere segnalazioni a mezzo email. E tutto sarà monitorato anche post operam per verificare la qualità dei ripristini. Tutto a posto insomma, come no.

A conferma della bontà dell'opera hanno anche pensato di rappresentare sul maxi schermo la sistemazione futura, come è prassi ormai usuale in questi casi, per mezzo di eterei rendering in cui felici cittadini (ridotti a trasparenti entità ectoplasmatiche) volteggiavano tra le avveniristiche realizzazioni tutte rampe, lindi vialetti, giardinetti similplastica e manufatti super razionali. Ma a questo punto, per la cronaca, una parte dei presenti ha iniziato a rumoreggiare richiamando tutti alla realtà.

I cittadini del neonato Comitato per la salvaguardia del Pratone (chi è della zona sa cos'è il Pratone, quell'area verde, unica in zona, a ridosso della ferrovia in fondo a via Mezzofanti) hanno infatti iniziato a reclamare a gran voce immediate soluzioni per questioni molto attuali e concrete: l'area giochi, il campo di calcio, l'area cani, “eliminate dall'oggi al domani senza preavviso”. Accusando Giunta e MM di non aver affatto realizzato un monitoraggio ante operam e di essere costretta solo ora, in seguito alle proteste, a cercare affannosamente soluzioni tampone. “L'area cani, piazzata sull'aiuola di via Marescalchi è pericolosa!” grida qualcuno. “E la bocciofila, e i campi gioco di viale Argonne, che fine fanno?”

É stato Gianni Dapri, architetto, del Comitato per il grande Forlanini, prendendo la parola, a mettere a fuoco quello che è forse il problema principale. Con qualche imbarazzo, ha detto, perché il suo Comitato collabora con la Giunta, e lui in generale si riconosce e apprezza il suo operato, ma...

Ma bisogna dire la verità: non si può affermare che tutto verrà ripristinato. Sarebbe una falsità, perché nulla sarà più come prima. E allora si tratta di capire se si sta generando una nuova qualità urbana e ambientale oppure no. E lo si può fare solo se si ha un'idea di città, ha osservato opportunamente Dapri, e se si ha ben chiaro “da dove partiamo e dove vogliamo arrivare”. Invece “manca proprio un disegno complessivo del territorio” e dunque si rischia di perdere una grande occasione di riqualificazione.

Dapri è arrivato a dire che il progetto “rischia di scatenare una Val Susa”. Per evitarlo bisogna pensare che non si tratta semplicemente di un manufatto tecnico ma che “la gente ci vive” e avere bene in mente dove si scaricano le tensioni e quali sono le mediazioni da realizzare. Portando ad esempio l'inquietante caso di piazza Novelli, diventata “un deserto”, un luogo di “alienazione sociale” a causa di  un semplice parcheggio, si è domandato se  “faremo delle stazioni che siano luoghi ben disegnati, sicuri, vere piazze nuove della città”. Per ora però la realtà è che i CdZ devono affannarsi a cercare all'ultimo minuto come e dove piazzare semplici aree per i cani.

Da qui è partito un dibattito molto animato, con i cittadini che indicavano problemi, chiedevano informazioni, suggerivano soluzioni e l'Assessore e i tecnici che cercavano di tranquillizzare e porre l'accento sui futuri vantaggi. Che non saranno certo da poco: 5 milioni di ore risparmiate, traffico e inquinamento ridotti, integrazione con la rete ferroviaria, posti di lavoro.  

Maran ha affermato, con eccesso di pragmatismo (per essere gentili), che almeno una volta nella vita quasi a tutti è capitato di avere i fastidi causati da un grande cantiere, ma ha riconosciuto che bisogna dialogare. Alcuni cittadino lo hanno però interrotto sostenendo che “il dialogo si fa prima”. Ad esempio sul problema degli alberi, tema estremamente sentito dai cittadini: una signora ha fatto notare che si tratta di grandi piante di 30, 40 e anche 50 e più anni e che “non è lo stesso metterne di nuove”. Un'altra ha osservato con speranza (ahinoi, forse non molto fondata) che c'è ancora tempo per la firma delle convenzioni e dunque si può ancora riflettere su come salvarli, perché “gli alberi sono un ostacolo per le imprese, ma un patrimonio della città”. “In Germania, Svizzera, Austria gli alberi non si toccano” ha gridato un altro del comitato Pratone “possibile che tutto il genio scientifico non sia capace di capire come salvare le nostre piante?” Invece qui da noi, circola notizia che se ne abbatteranno 57 in viale Argonne e ben 85 in corso Plebisciti. E pensare che un'anziana ha quasi supplicato: salvate gli alberi! Un ingegnere del Consorzio, forse mosso a compassione, ha provato a dire che solo in corrispondenza delle stazioni i manufatti sono poco profondi, ma lungo il percorso gli alberi possono essere risparmiati. Vedremo, perché in effetti qualche piantina stentata e praticelli senz'anima al posto dei vecchi platani, dei pioppi, degli aceri di uno dei pochi possibili cosiddetti “raggi verdi” di Milano sarebbero una sconfitta intollerabile per la città. E per la sua amministrazione: se ne renderà conto Giuliano Pisapia? Gli alberi, vale la pena ricordarlo, sono monumenti, memoria viva, ossigeno spirituale prima che fisico, consolazione, fiducia nel futuro, attaccamento al territorio, senso di appartenenza e identità, non semplici orpelli da anime belle facilmente sacrificabili a puri calcoli economici. E' noto infatti che si potrebbero salvare scavando un poco più in profondità, se solo si decidesse di affrontarne la spesa. Ma nel terzo millennio é una spesa da affrontare, per Giove, o sarano i cittadini a doverlo ricordare agli amministratori, lanciando petizioni o magari incatenandocisi? Avranno la cultura, la sensibilità, la coscienza di capire che così non va bene e devono dare precise garanzie?

Vedremo, vedremo di che pasta son fatti i milanesi. Intanto altre persone, pur solidarizzando con la gente del Pratone, hanno fatto rilievi più tecnici, come Libero Traverso, ex presidente di CdZ, che ha chiesto come verranno integrati FS e Passante, come si risolveranno i problemi connessi alla falda acquifera e al passaggio sotto grandi strutture, parcheggi e Passante, o il sig. Bonomo, che voleva sapere qual'è lo stato reale dei finanziamenti. O un cittadino che ha lamentato l'abolizione della connessione con la linea 3 definendola un grave errore di programmazione. O ancora, in positivo, l'arch. Stefano Margiotti, che ha sottolineato la valenza strategica della futura stazione Forlanini per il collegamento con tutta la rete ferroviaria lombarda e nazionale (che però allo stato non è ancora garantita).

Malgrado la quasi totale assenza di risposte sulle questioni di fondo (qualità del nuovo quadro urbano, stato reale dei finanziamenti, stima dell'effetto complessivo ecc.) nessuno, o quasi, a differenza di quanto succede in Val Susa, ha messo in discussione l'utilità dell'opera. Ma sono i problemi concreti durante i 5 o 6 anni dei lavori (se tutto andrà bene) e anche dopo quelli che preoccupano di più la cittadinanza e a cui è indispensabile dare risposte. Non a caso le critiche si sono dirette contro il metodo adottato dal Comune: scarsa o nulla comunicazione, solo con contenuti tecnici, hanno detto in molti, decisioni prese dall'alto e calate nella vita della gente.

Una signora residente in via Ardigò ha raccontato la sua odissea per portare il figlio a scuola in via Gatto tra allagamenti, mancanza di attraversamenti, ammassi di materiale transennato, visite di tecnici e uscite previste proprio nel giardino con condominiale. Caso limite, certo. Ma  molti altri hanno paventato il pericolo che le esigenze di anziani, mamme, bambini vengano dimenticate e che alla fine ci si scorderà del parco e dei servizi annessi. In generale allora sembra totalmente legittimo porsi la domanda: i cittadini hanno idea di cosa sta cadendo loro in capo?
A questo punto, e c'era da aspettarselo, una consigliera d'opposizione, precisamente la sig.ra Schiaffino del PdL Forza-Italia ha provato comme d'habitude a cavalcare la tigre: l'opera è importante ha detto (e certo, mica son noccioline 1800 milioni, nemmeno per i suoi referenti), ma non può essere percepita come un'aggressione, perché “ il Comune rappresenta la città e i cittadini non sono mica sudditi”. Da che pulpito, vero? Però dispiace, dispiace enormemente che venga offerto il fianco a critiche di questo genere.

Perché non c'è dubbio che sia difficile fare una frittata senza rompere le uova, che Milano abbia bisogno delle metropolitane e che una parte del futuro per gli abitanti delle città, almeno fino a quando non arriveremo al teletrasporto dei film di fantascienza, stia nel correre sottoterra come le formiche. Ma è altrettanto vero che non siamo nella Russia dei Piani quinquennali e neppure che sia obbligatorio, pur di arrivare in tempo per il fatidico appuntamento con l'Expo, accettare tutte le compatibilità e le convenienze delle imprese. Se facciamo ancora parte, almeno per il momento, del civile Occidente è lecito chiedere una visione più ampia dell'insieme dei problemi, chiarezza e condivisione sugli obbiettivi da raggiungere e, perché no, una maggior attenzione alle esigenze dei cittadini, anche e soprattutto nel caso delle grandi opere, specialmente se si sono vinte le elezioni facendo della partecipazione la propria bandiera.

Adalberto Belfiore

avatar Laura Branzoni 11 anni fa
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Meraviglioso, grazie, è esattamente (purtroppo) il ritratto della situazione, e la conclusione con appunto sulla partecipazione è a dir poco perfetta anche qui devo dire purtroppo perchè mai e poi mai mi sarei...
avatar Vincenzo Gaglio 11 anni fa
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Buongiorno, sapete se sono disponibili dei disegni del progetto M4 (in particolare delle sistemazioni di superficie previste nella nostra zona) e se sono previsti altri incontri aperti al pubblico come quello...
avatar Laura Branzoni 11 anni fa
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Per la cronaca, al momento ci costa la perdita di tanti, tanti alberi.  Proprio in questo momento accade questo...