Federalismo comunale, partecipativo no?

Lo scenario di cittadinanza attiva che Valeria sottopone alla nostra attenzione e riflessione è di quelli che quando, invitato, lo prendi in considerazione, ti fanno fremere: fremere al pensiero se sarà mai possibile una trasformazione così. Ora così, di primo acchito, leggendo, primo pensiero è quello anzitutto che questo nostro spazio di discussione - partecipaMi - diviene prezioso proprio quando qualcuno butta lì una "provocazione" così, di alto profilo. Prezioso lo è anche in ogni contesto, e come contenitore di ogni proposta qualsivoglia. Ma certo qui io mi immagino che questi spazi  di risposta - sotto - dovrebbero -  lentamente o meno - riempirsi di considerazioni... E a me viene da dire subito (ma assai modesto è il mio parere), che mi colpisce quanto Valeria dice circa la - se ho ben capito -, frammentarietà degli auspici, sogni, interventi,... che qui si agitano, che nei cittadini si agitano, come mancasse lo strumeno giusto di partecipazione, ecco. Manca qualcosa alla nostra partecipazione, sì forse Valeria ha ragione a parlare, anzi ad auspicare la "rivoluzione" Che direi proprio che non si debba aver paura di questi tempi della parola rivoluzione; anzi forse è proprio quello che in quasi tutti gli ambiti si auspica. Pensa un po'... Anche il papa Francesco parla di fare la rivoluzione :-)...

Riconosco e ammiro l'entusiasmo ma non sarò per questo tenero col mio commento.

Come sempre accade c'è confusione e una buona parte di menzogna legata a questo buon proposito.

Per fare chiarezza cominciamo col dire che "Federalismo comunale" non si può proprio leggere: è un concetto assurdo che si fonda su stereotipi sbagliati imposti negli anni dalla classe dirigente che abbiamo.

La parola federalismo ha un significato preciso che va rispettato: con la parola federalismo si intende la condizione di un insieme di entità autonome e pensare questo in una città è semplicemente sbagliato.

Una città è un territorio relativamente piccolo e non si può pensare all'esistenza di entità autonome, e ancor più sbagliato è pensare che preservare questa loro eventuale autonomia possa essere d'aiuto a qualcosa.

Una città deve essere quanto più possibile omogenea e compatta, con servizi che valgono per tutti allo stesso modo.

Quello che Valeria definisce "federalismo comunale" allora è probabilmente meglio definibile come "buon governo cittadino", che appunto non può prescindere da una gestione del territorio che tenga in massima considerazione le diverse zone e i loro problemi, le loro richieste e le loro proposte di soluzioni attuabili.

Questo buon governo può essere interpretato come una serie di metodi in grado di rendere massima l'efficienza del governo centrale che guarda e ascolta verso le periferie, fornendo servizi e assistenza all'altezza a tutti i cittadini.

Oppure può essere visto come un assieme di metodi organizzativi rivoluzionari che riescano a convogliare le idee e le energie delle periferie fino a creare un governo cittadino che nasce direttamente dalla gente, in un modello di democrazia diretta.

Personalmente mi sto battendo da anni per sviluppare la seconda opzione, con metodi semplici ma precisi, una proposta di ampio respiro che non può essere riassunta in una pagina di "vorrei" o "dovrebbe essere".

L'elenco dei desideri dei cittadini va invece bene per la prima ipotesi a patto che a governare sia qualcuno che vuole ascoltare, comprendere e mettere in atto il volere di chi l'ha eletto e lo sostiene dandogli ragione di esistere.

Valeria, vedo che molte volte si parla di federalismo senza avere le idee chiare. Federalismo non significa “qualche euro in più o in meno” o cose del genere. Davvero in questi anni ho visto che le idee sono tante e tutte discretamente confuse.

Ti faccio una proposta.

Perché con RCM non organizziamo un bell'incontro sull’abc del federalismo organizzato così:

1) Due veloci relazioni di introduzione mia e di Chiara Battistoni, per spiegare l'abc del vero federalismo (che è quello Svizzero!). Ti dico subito che io e Battistoni non siamo di nessunissimo partito, non chiediamo voti e non tiriamo l'acqua al mulino di nessuno.

2) Poi tavola rotonda di quattro persone interessate al federalismo. L'importante è che siamo metà notoriamente di sinistra e metà notoriamente di destra.

3) Serve un moderatore in gamba, che faccia le domande a quelli che partecipano alla tavola rotonda e che non li lasci arrampicare sui vetri o parlare in politichese. Il punto è: quel modello vi piace o no? E se vi piace cosa suggerite di fare perché a Milano si viva in un sistema - paese organizzato in quel modo.

4) Poi interventi del pubblico. Il tutto filmato e poi fatto girare.

Ciao

Guarda che quel "in attesa che qualcuno faccia qualcosa" non va bene. Ti autocondanni. Sei tu che devi fare qualcosa. Sai benissimo che chi ha il potere non vorrà mai cambiare un tubo di niente.

In un sistema federale serio (vedi la Svizzera) comandano i cittadini. L'articolo 3 della loro costituzione dice che i Cantoni sono sovrani, ma il contraltare di questa sovranità sono i referendum. E infatti in quel paese (che è confrontabilissimo con la Lombardia: è grande poco meno del doppio e hanno poco meno degli abitanti della Lombardia) fanno tantissimi referendum, comunali, cantonali e nazionali. Anche sulle tasse. Insomma, comandano i cittadini. Il cittadino medio svizzero è politicamente più informato e consapevole della media dei membri del parlamento italiano o tedesco! Se tu aspetti che qualcuno faccia qualcosa stiamo freschi. Hai letto il libro dell'Istituto Bruno Leoni "Sudditi". Figurati se quelli che hanno il potere ci rinunciano. Non lo faranno mai

Buongiorno Giuseppe,

è indubitabile che ormai si stia formando a livello planetario una massa critica potenzialmente (I'm optimistic) capace di evitare il baratro...

Ti segnalo anche qs realtà simile a Terra Institute e nata da costola di The Natural Step: http://www.nativalab.com/home.php di cui è partner l'italiano Ezechieli, uno dei tanti in fuga dal nostro Paese...

Il cambiamento virtuoso dunque va il più possibile attivato e accelerato in zone oppresse e paludose come l'Italia e senza più pregiudiziali ideologiche.

a te e grazie - Valeria

Grazie a tutti dei commenti!

il sasso che ho buttato in verità è un pietrone gigantesco...

Tante intelligenze come le vostre vedo, sono al lavoro e già lo immaginavo. Altri si muovono nella stessa direzione a Milano e nel mondo, qui tre esempi a me noti: http://www.enttaeuschung.org/?p=7389 - https://www.facebook.com/events/193471867455045/?source=1 - http://www.youtube.com/watch?v=3z9uyQ6rRNw ....
Ieri mi son guardata anche questo video illuminante: http://www.youtube.com/watch?v=gX6dQ1IOv9w
Dunque i progetti buoni ci sono e le persone anche.

Cosa manca invece per bucare lo schermo e coagulare il consenso sul migliore dei progetti (che non può necessariamente essere un nuovo partito dentro l'attuale obsoleto sistema)?

1. Per dar vita al "nuovo paradigma sociale" prima dovremmo avere un "nuovo paradigma individuale". Fatto di una maggiore consapevolezza, gentilezza e non attaccamento. Questa è la parte più difficile da mettere in atto, ma ci si prova.

2. Poi dovremmo attuare un confronto/concorrenza/condivisione "federale" tra tutti i progettisti di nuovi sistemi. Non difficile dato il ricco materiale umano in questa città.

3. Infine sarebbe essenziale studiare come comunicare all'esterno quanto sopra. Grande è il tema del messaggio e del tipo di comunicazione. Ma anche qui... la città è piena di ottimi pubblicitari nauseati dallo stato delle cose.

4. Pianificare risorse umane ed economiche per realizzare quanto sopra.

Naturalmente il mio piano super naif... presuppone cristallina buona intenzione e una valanga di tempo messo a disposizione... da chi vi partecipa. Ma buono sarebbe realizzarne anche solo una parte.
Del resto non vedo molte alternative concrete, stante che siamo tutti stufi di alimentare i nostri ego di benpensanti con infinite dotte lamentazioni... e voti "ob torto collo" sotto elezioni.

Grazie ancora a tutti voi - V.C.

Ops...si naviga sulle stesse onde. Capra, Montessori, Fuller, Illich, Naranjo...

Solo che io da assoluta dilettante tu invece a Berkley...complimenti e piacere di conoscerti su qs forum!

v.

caro Bruno,

ciò che descrivi condivido sia il punto nodale di ogni progetto di riforma.

Io non sono esperta di dinamiche, trasformazioni ed accadimenti socio-politici. Ed è difatti la tua una domanda che avrei fatto a Giancarlo Pagliarini: il suo progetto federale mi pare grandioso nella sua semplicità e concretezza - un'intera nazione ne beneficia da secoli e noi italiani potremmo sicuramente migliorarlo - ma: COME ATTUARE LA TRANSIZIONE DA UN SISTEMA ALL'ALTRO? 

Posto che la mia, di un federalismo comunale entro sistema centralista nazionale, è evidentemente una provocazione poco realizzabile in concreto e dal valore piuttosto culturale/simbolico, mi chiedo: come si progetta il passaggio in modo non eccessivamente traumatico? Come si smonta una burocrazia? Come si comunica a prescindere da un sistema mediatico che rappresenta spesso il primo insabbiatore/travisatore del nuovo? 

Ricorre poi l'amletica questione "dall'esterno o dall'interno"...

Anche qui serve una competenza/esperienza (anche storica) che io non ho. E cmq personalmente sto perdendo le speranze circa l'opzione "endogena". Una panoramica comunale è sufficiente x scoraggiare il più fervido paladino del "nuovo dall'interno" (nazionale poi, non ne parliamo neanche). 

La posta in gioco però è talmente alta (lacrime e sangue, rassegnazione e rabbia su un piano sempre più inclinato...) che ritengo x la borghesia pensante di questa città doveroso inventarsi un tavolo condiviso di ideazione e confronto sui temi più radicali di rifondazione del sistema e scovare un modo per proporli e comunicarli alla società.

v.

Ciao Valeria, ciao a tutti,

mi sono letto tutto il thread, dall'inizio alla fine. Sono argomenti interessantissimi, a volte talmente ovvi che sembrano rivoluzionari. E per le rivoluzioni ci vuole tempo.

Per questo motivo sono, al contempo, ottimista e pessimista. Ottimista perché sono sicuro che questa svolta etica ci sarà. Pessimista perché sono altrettanto convinto che cercare di cambiare la classe politica di oggi sia una battagli persa: non si puo' segare il ramo sul quale si è seduti.

Siamo di fronte ad una vera rivoluzione, ma ad una rivoluzione della mentalità e dell'approccio alla vita in tutti i suoi aspetti, compresa la politica; e perché questo accada se ne devono preparare le basi. Qulcuno nel thread ha citato la Svizzera (Paese nel quale vivo per altro) come esempio di federalismo politico; tutto vero e tutto giusto, ma l'attuale forma politica in Svizzera esiste dal 1848. Ci sono decine di generazioni che sono state impregnate con gli stessi valori..

Per questo motivo se parliamo del "cosa fare concretamente", io credo che si debba tracciare un piano a lungo termine, perché i bambini di oggi e di domani possano arrivare all'età adulta con queste nozioni già ben salde in testa e non debbano trovarsi, come noi, a fare i "carbonari" della partecipazione.

I nuovi politici (per ora solo i 5 stelle) stanno in qualche modo sdoganando un nuovo modo di fare politica.

Concentriamoci sul nostro futuro organizzando conferenze/giochi/incontri nelle scuole con i bambini. Insegniamogli l'educazione civica e un approccio etico al mondo; progettiamo il futuro.

Paolo

Io non ho capito:

• come si fanno gli appalti, se divisi per 9;
• come si faccia il bilancio partecipato;
• come si distribuisca il personale nelle zone, senza duplicazioni con quello centrale;
• l'elenco delle funzioni centrali e quello delle funzioni zonali.