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9 anni fa
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Nonostante le varie piattaforme di confronto dove si è parlato dei grandi temi che affliggono le periferie e dei grandi propositi d'integrazione annunciati dai molti personaggi a vari titoli, tra i tanti mali che accompagnano "le esistenze periferiche" delle grandi città come Milano; insiste un male apparentemente inguaribile, lo "scicallaggio mediatico" al servizio del "pregiudizio".

Tanti e troppi giornalisti usano ancora le periferie per sparare grandi titoli di cronaca soprattutto "nera" alimentando i facili e banali assiomi che fanno delle stesse "luoghi non luoghi" dove è possibile solo sprofondare nel degrado.

Tanto basta per dare ragione allo "status quo" che limita Milano ai bastioni, e che non può e non vuole neanche provare a pensare che la CITTA' METROPOLITANA possa essere fatta anche da quelle zone degne solo di essere quello che sono, un bacino di carne umana da sacrificare anche a livello mediatico.

I giornalisti arrivano sulla cronaca per dare voce alla notizia attesa dai più, ora il "morto sparato", ora "la banda di spacciatori", oggi forse chissà, nessuno si stupirebbe dell'arresto di un terrorista in una periferia milanese, quanto di più appetibile per la cronaca.

Non ultime le inchieste, c'è sempre un "giovane scriba" che va a "farsi le ossa" raccontando il degrado periferico quanto più pateticamente possibile, magari con un'intervista ad un "povero cristo" stereotipato, disoccupato e che sembri o lo sia (poco importa), un tossico incallito.

Certo non sono inesatte le immagini che arrivano dalle periferie, ma non sono tutta la verità delle periferie, il contributo che il giornalismo da alle leggende e la forza che imprime alle falze verità è l'ultimo passo per schicciare qualsiasi tentativo di riscatto.

In allegato un testo tratto da: "VIVERE INSIEME LA PERIFERIA".

Allegati (1)

LA PERIFERIA TESTO DI CHERUBINI

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