13 anni fa
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Gentile Sindaco,

le scrivo per porla di fronte a una riflessione su cui mi sto interrogando da giorni. Sarò breve e concisa, in quanto immagino abbia poco tempo, per dare ascolto a tutti.

In questo momento storico stiamo vivendo una profonda crisi e non mi riferisco solo a quella economica. La cultura dominante è caratterizzata dalla logica del “profitto a qualunque prezzo” e la società sta pagando gli errori e l’ingordigia di pochi. A parte i benestanti (la minoranza dei cittadini) in giro si avvertono grandi tensioni e disagi. Ieri alla festa del PD ha parlato di una Milano, come punto di riferimento per il cambiamento di tutto il paese. Anch’io sono convinta che se mai ci sarà una rivoluzione culturale, Milano è la città più adatta ad innescare la prime scintille.

I problemi della città e del paese sono infiniti, ma la causa di tutti i mali sono i poteri forti (quelli economici) e solo di conseguenza quelli politici. Alla popolazione stanno togliendo il respiro, e se non si provvederà con politiche coraggiose, credo che prima o poi molte persone perderanno il controllo e la rabbia per le ingiustizie subite prenderanno il sopravvento.

Ieri ha parlato anche di Expo ribadendo che si farà. Ma è proprio necessario? Inizialmente pensavo che potesse essere una buona opportunità di lavoro per le persone, che non hanno un impiego fisso e passano notti irrequiete, in quanto non sanno mai se saranno in grado di pagare l’affitto successivo e permettersi un’alimentazione e una vita equilibrata. Oggi come oggi penso che fare l’Expo sarebbe un modo per alimentare un meccanismo socialmente malato, in cui come sempre accade: s’investe più sul packaging, che sulla qualità del prodotto.

Ironia della sorte: i temi dell’esposizione universale sono proprio legati all’alimentazione, all’ecologia, all’agricoltura, alle nuove energie (in sostanza la qualità della vita).

E’ proprio necessario, per il benessere della maggioranza dei cittadini, esporre al mondo dei progetti, che nella realtà dei fatti, sono idee concepite da persone, che non hanno mai toccato con mano le concrete difficoltà del vivere quotidiano? Non sarebbe un esempio rivoluzionario investire quei soldi e quelle energie, per favorire quelle piccole realtà, che senza mezzi economici, questi discorsi li portano avanti da sempre? Anche per un’idealista e ingenua, come posso essere io, è chiaro che alla fine dei conti, l’Expo nutrirebbe davvero chi da mangiare ne ha già abbastanza e non si fa scrupoli nel togliere il pane di bocca ai piccoli pesciolini affamati.

Non sarebbe più sensato finanziare, e quindi rafforzare, le piccole realtà oneste, la cui forza arriva dall’impegno e dal volontariato di molti, che fanno ciò che fanno solo perché ci credono davvero?

La paura degli squali è avvertita da tutti e credo che lei da solo possa fare ben poco per opporsi alle logiche di potere economico, ma esistono tantissimi pacifici pesciolini rossi, che la sosterrebbero in una scelta tanto equa e coraggiosa. Non sempre la coerenza consiste nel portare avanti le idee e gli obiettivi iniziali. A volte guardando le cose da una prospettiva più alta si comprende che è meglio cambiare strada.

Credo che il male che ci affligge sia di carattere culturale, perché i poteri forti hanno imposto delle idee, che in molti hanno fatto proprie e che hanno trasformato nel proprio modus operandi. Chi ha soldi e potere detta le regole togliendo libertà e dignità a chiunque si trovi al di sotto. Per coloro la cui priorità è vivere in modo economicamente decoroso è necessario sottostare a questa regola primaria, imponendola ai sottoposti. Chi non riesce ad opporsi, per poter mangiare, deve abbassare la testa ed eseguire le alte direttive. Senza denaro o notorietà, coloro che si oppongono, sono costretti a vivere ai margini della società.

Se non riusciremo a rompere questo meccanismo, economicamente dittatoriale, sarà difficile vivere in una società migliore.

Le auguro buon lavoro e buona fortuna.

Shirin Chehayed

Milano, 4 settembre 2011

avatar Lorenzo Pozzati 13 anni fa
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Troppo sarebbe il danno se non lo si facesse, Shirin. Magari farlo applicando un'etica che prima non c'era.