Non odiare, d'accordo. Ma, certe volte: come si fa?

Stamattina, verso le dieci. Passo, lento, per via Dolomiti (Gorla) con l'auto. Strada stretta (come quasi tutte a Milano). Già successomi (sempre malfinita per i truffatori) però questa ho anche colto bene al volo la meccanica. Auto (in questo caso blu, nuova, di lusso) parcheggiata. Una mano che esce dal finestrino davanti, mentre passo, a colpire il tetto della mia auto. Stock! (non 84). La stessa mano che gesticola dal finestrino (come a dire: "Oh! Ma non vedi cosa mi hai fatto?"). Avevo già (a parte una certa dose costante di intrattabilità mattutina) le scatole girate che dovevo andare a rendere dei funghi porcini rivelatisi pieni di vermi. Accosto pochi metri più in là, appena posso. Subito (con la faccia di circostanza di chi è scocciato per aver subito un incidente) arriva il tipo sull'auto che avrei toccato con la mia e, prima ancora che aprisse bocca, l'aggredisco: "Ma ancora esistete? Dai, forza, scendi! Che chiamo i carabinieri che hanno la stazione qui dietro" (in effetti ce l'hanno lì dietro davvero, in via Prospero Finzi, trasversale di viale Monza, all'altezza di Gorla). Via che fa il furgone. Faccenda chiusa? No. Perchè questo mio post è per raccontare qualcosa che oltre a me può succedere ad altri (per cui di stare in campana) però anche per dire che erano un uomo (giovane, grosso, rom) e una donna (rom pur'ella) con un bambino dietro. Ed io ho provato un sentimento negativo, nei confronti di tale "uomo" che utilizza un bambino (magari suo figlio) per compiere queste illegalità, che mi vergogno quasi a dirlo ma che ha sfiorato, se non raggiunto e superato, l'odio. Odio nei confronti di quel losco figuro per come sta rovinando la vita a quel povero bambino. Il tutto mentre le stelle (sia diurne che notturne) del disinteresse pubblico stanno a guardare.