8 anni fa
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Accolgo l’invito del Comune a partecipare attivamente, proponendo l’Ambrogino d’Oro in memoria di Paolo Pagani, mio Padre, cittadino vessato e umiliato dagli uffici e dalle istituzioni Comunali Milanesi, in una vicenda “Goldoniana”, dalle quali non ha mai ricevuto nessuna scusa. Sarebbe un grande atto riparatore - se pur postumo – capace però di dare nuova fiducia nella capacità delle istituzioni milanesi, di riconoscere gli errori del passato (ovviamente non imputabili all'attuale amministrazione) per non commetterne di analoghi e nuovi simili oggi e domani. In breve, mio Padre aveva stipulato un contratto con l’allora “Ufficio Indisponibili” del Comune di Milano, dopo due anni i vigili urbani avevano chiesto verbalmente la rimozione dell’oggetto del contratto, quando questo aveva una durata quadriennale, opponendoci a tale sopruso ci recammo all’“Ufficio Indisponibili” che nel frattempo aveva cambiato nome in “Ufficio diversi” per chiedere lumi a riguardo. Da lì la situazione si fece ancora più ingarbugliata, poiché il contratto pareva essere sparito, demandato per competenza senza riusciere a sapere a chi. Ci fu una interrogazione in Consiglio comunale dalla quale ricevemmo due risposte una dall'allora Assessore al Demanio e l’altra dall'allora Comandante in Capo della Polizia Municipale, contenenti entrambe pressoché le stesse parole “non è di nostra competenza”. In pratica un muro di gomma istituzionale nel quale il solo intervento del difensore civico regionale (che non aveva competenza sul Comune di Milano) aprì un varco, facendoci ottenere il riscontro ufficiale che la competenza era proprio della Polizia Municipale, smentendo così peraltro la lettera del Comandante Generale. Tornammo allora a fare presente la situazione, che ormai durava da quasi due anni con un “sequestro di fatto” dei nostri beni all'interno di uno stabile Comunale, alla Polizia Municipale, e solo grazie all’intervento di un ufficiale, che per usare parole sue - ormai prossimo alla pensione e senza paura di pestare i piedi a nessuno, e commosso dalla mia lettera nella quale chiedevo giustizia per mio Padre che nel frattempo si era ammalato gravemente – che riuscì a farci ottenere il solo rimborso dei canoni pagati (senza mancato introito, danni etc. etc.) che portai consapevolmente e caparbiamente come “giustizia zoppa”, in ospedale a Papà poco prima che morisse.

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