13 anni fa
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Io sono una mamma responsabile che prende molto sul serio il suo ruolo. Perciò sono sempre in prima fila quando si tratta di cucinare biscotti per il mercatino di Natale, manifestare sotto Palazzo Marino e fare da accompagnatrice alle gite scolastiche. Naturalmente, faccio parte del consiglio di classe, dei genitori antismog e della commissione mensa.

Un po’ sono io che non mi tiro mai indietro e un po’ sono gli altri a coinvolgermi al grido di “Tanto tu lavori part time”. Già, forse ignorano che lavorare part time significa concentrare in mezza giornata ciò che gli altri ci mettono tutto il giorno a fare, ma con la differenza di una busta paga ben più leggera e di una considerazione prossima allo zero.

In genere, tutte queste attività mi divertono. O almeno mi fanno sentire utile. Ma ce n’è una che finisce sempre per rivelarsi deleteria per il mio equilibrio psicofisico nonché per i miei rapporti interpersonali: la terribile riunione scolastica. No, non quella con i maestri, che in genere si dimostrano ottime persone. O almeno persone che fanno del loro meglio. No, quella con i rappresentanti d’istituto, i pezzi grossi. Di solito, la controparte è una temibile dirigente sovrappeso, troppo truccata e con la stessa affabilità di un rottweiler.

Nel caso specifico è anche una zitella senza speranze (lei si definisce: zia felice) e noi tutte ci chiediamo con che cognizione di causa diriga una scuola d’infanzia.

“Non ho tempo da perdere” è in genere il suo esordio. Già, come se noi invece fossimo lì a pettinare le bambole dalla mattina alla sera. A dire il vero, io le bambole di Delfina non le pettino solamente, ma sono anche chiamata a truccarle, vestirle… Ok, sto divagando.

Fattostà che tutti (in genere siamo una decina, perlopiù donne) ci salutiamo freddamente, ci sediamo e diamo il via alle danze.

Ancor prima di cominciare, io so già che ne uscirò distrutta.

La mia amica Marta, dopo, mi guarda sempre con occhio critico, non dice niente, ma mi mette in mano il campioncino di una crema antirughe.

Mio marito Giancarlo, con il suo tatto ormai proverbiale, mi domanda sorpreso: “Hai di nuovo le tue cose? Ma non ti erano finite tre giorni fa?”

Delfina è l’unica che, signorilmente, tace e, anzi, si offre di prepararmi un bagno caldo. Del resto sa benissimo che se sono tornata a casa bianca come un cadavere e nervosa come un tacchino sotto Natale la colpa è solo sua.

Altro che bagno caldo, mi ci vorrebbe una vodka ghiacciata invece. Ma questo dopo, torniamo al prima.

Si entra subito nel vivo.

I rappresentanti chiedono che venga aperto nella scuola un cancello laterale, più comodo e sprovvisto di barriere architettoniche.

La dirigente replica pronta: “L’iter sarà lungo e complesso, perché entrano in gioco, oltre alle istituzioni comunali, anche quelle regionali. In altra sede, sono necessitati dodici anni per giungere al fatto concreto”.

Da giornalista, prima ancora del contenuto, mi colpisce la forma. “In altra sede”, “sono necessitati”: ma come parla questa?

“Be’, si potrebbero almeno avviare le procedure di sopralluogo e attivarsi per coinvolgere i vari tavoli!” risponde pronta un’altra rappresentante, precocemente incanutita (per forza, ha tre figli e fa la rappresentante da almeno un lustro).

La dirigente scuote la testa e tira sonoramente su con il naso. Le passerei un fazzoletto di carta, se non temessi di apparire irrispettosa.

“Be’, il vantaggio sarebbe anche quello di eliminare finalmente le barriere architettoniche” dico invece.

La dirigente mi guarda come se fossi una zanzara fastidiosa che non vede l’ora di schiacciare: “Vi faccio cortesemente presente che delle dodici scuole del polo solo una non possiede barriere architettoniche”.

“Ma che cazzo vuol dire?!? Motivo in più per rimuoverle anche qui no, vecchia barbogia rincretinita!” urla il mio io interiore. Quello esteriore, invece, prudentemente tace. Se vogliamo portare a casa qualche risultato dobbiamo mostrare un certo spirito di collaborazione.

Si affronta allora la questione della pericolosità della via che, benché stretta e tortuosa, è spesso percorsa da auto lanciate a folle velocità.

“Non si potrebbero mettere dei dossi per rallentare e una segnaletica orizzontale?” si lancia la mamma a cui cinque anni di riunioni ne hanno tolti almeno il triplo di vita.

La dirigente afferma di aver “conferito” a suo tempo con i vigili, senza “addivenire” a risultati apprezzabili.

Passiamo al punto due: i giochi da giardino.

La dirigente ribadisce ciò che già aveva detto: la linea perseguita dalla direzione didattica è quella di non volere in giardino giochi di plastica. Peccato che i giochi in legno costino parecchio e di fondi non ce ne siano.

Io inspiro e prendo la parola: “D’accordo perseguire la qualità, ma visti i costi dei giochi in legno, il fondo genitori non basta. Non sarebbe il caso di dotarsi di giochi in plastica, che durano meno, ma sono sempre meglio di niente?”

La dirigente mi scruta: credo voglia mostrarsi pensosa, a me dà solo l’impressione di essere ottusa. Ma il suo silenzio prolungato mi infonde ottimismo. Forse ci sta davvero pensando, magari l’ho convinta.

“No – dice alla fine – passiamo al punto successivo”.

Il punto successivo riguarda l’annosa questione dei bagni: rubinetti che perdono, water intasati. Più di una volta, i genitori idraulici si sono offerti di fare gratis la manutenzione, ma sempre sono stati respinti al mittente.

Né stavolta va meglio. A dispetto dell’assurdità della situazione, la dirigente replica adamantina: “Non si accettano genitori volontari per problemi di sicurezza, legge 81, e di tipologia di materiali”.

Io insisto, spiego che ogni problema relativo a materiali, autorizzazioni e burocrazia può essere superato con un po’ di buon senso. All’espressione “buon senso” la dirigente sgrana gli occhi, quasi le avessi ruttato in faccia. Alla fine, dopo un estenuante batti e ribatti, tutto quello che concede è: “Sproneremo le istituzioni a farsi carico di stimolare l’assessore in tal senso”.

A questo punto, dall’inizio della riunione, è già passato un’ora. Io sono già stravolta e durante tutto il successivo dibattito relativo allo stoccaggio dei rifiuti e alla disinfestazione dalle blatte, sinceramente, mi estranio un po’.

Mi risveglio dal mio torpore al racconto accorato della mamma di Tommaso, della classe rossa: “Proprio oggi pomeriggio, onde evitare il contenitore dell’umido dell’asilo posto a parziale ingombro del marciapiede, una signora anziana che spingeva un passeggino è caduta ed è stata necessaria l’assistenza dei passanti per rimetterla in sesto. Fortunatamente il passeggino con l’infante non si è rovesciato”.

La prosa involuta mi fa venire la pellagra, ma la chiusa è degna dei migliori narratori.

“Si spera che non si verifichino mai incidenti gravi, ma la speranza non ci sembra una misura di sicurezza adeguata”.

A questo punto, quasi en passant, veniamo informati che dal mese prossimo verrà cancellata l’ora settimanale di inglese.

“Per mancanza di fondi” spiega la dirigente fissandosi le unghie laccate di rosso. A me sembrano impeccabili, poi la osservo con l’occhio critico di Marta e mi accorgo che sono invece scheggiate e piuttosto mal ridotte. Questo dettaglio me la rende più umana, quasi simpatica.

“Però i soldi per l’insegnante di religione ci sono, vero?” le domando, fissandola con aria complice.

Lei mi fissa con una punta di compatimento e non risponde. E’ evidente ciò che pensa di me: sono una povera donnetta isterica incapace di vedere al di là del suo naso.

Seguono altre questioni, che si rivelano tutte delle strade senza uscita. Le obiezioni più frequenti sono: non è di nostra competenza, le autorità del caso sono già state avvisate e si attende risposta, serve un sopralluogo da concordare a tempo debito con l’ufficio tecnico del Comune…

“E’ sempre colpa di qualcun altro” penso.

“Prego, signora Carimati?” replica la dirigente.

Sobbalzo: forse stavolta non mi sono limitata a pensare.

Sarei tentata di scuoterla come se fosse un albero da frutto. Ma tanto so che sarebbe inutile.

Quando tutto è finito, esco da lì ad ampie falcate, con l’impressione della rabbia fumante che mi esce dalle orecchie.

Devo calmarmi, in qualche modo, o rischio di aggredire quel poveretto incolpevole di mio marito e mettere a repentaglio il nostro matrimonio (e un matrimonio che resiste, oggi come oggi, vale oro).

Così chiamo Marta.

“Io vado da Pisapia!” le dico a un certo punto.

“Sì, buono quello” replica lei, da sempre Berlusconiana convinta.

“La dirigente è una stronza!” affermo.

Marta ridacchia: “Be’, quello si sapeva: dov’è la novità?”

“La novità è che aveva lo smalto tutto scheggiato” aggiungo. E la cosa, assurdamente, mi fa sentire meglio.

“Vedi, è tutta colpa del nuovo corso di quel comunista. Lady Moratti sì che era capace di trasmettere il suo stile alle maestranze…”

Marta ignora del tutto il significato del termine maestranze, ma la verità è un’altra.

Pensavo che mi avrebbe consolata e invece la mia amica mi innervosisce ancora di più. Ci conosciamo da trent’anni, non me ne vorrà se le riattacco in faccia.

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avatar Fabrizia Rondelli 13 anni fa
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Mi sono proprio divertita a leggere questo resoconto ai limiti del paradossale. Penso che in ogni istituzione comunale chissà perché ci sia sempre un rottweiler con le unghie pitturate che si oppone a tutto...
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Grazie, Fabrizia. Sì, l'impressione è proprio questa: le cose possono cambiare. Con un po' di buon senso, partecipazione attiva, spirito di collaborazione. E' l'atteggiamento alla base che deve cambiare....
avatar Enrico Vigo 13 anni fa
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Ho letto con attenzione il suo resoconto, so bene di cosa si sta parlando, per tre anni ho fatto il Presidente del Comitato Genitori in una scuola media di Milano dove, insieme ai problemi da Lei descritti,...
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Gentile Enrico, grazie della sua risposta oggi e del contributo che ha dato in passato. E' importante che ci siano persone armate di cultura, intelligenza, santa pazienza e buona volontà che si confrontano...
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Rispondo approfittando di questa risposta che da un'interpretazione contrapposta a quella dello spirito del racconto. C'è un gioco, con regole molto complicate, ma non è impossibile vincere: se ci si prepara...