Rispondi a:

Inviato da avatar Fabrizio Montuori il 23-03-2011 alle 23:01

Ciao Katia,

grazie per avermi scritto. La questione degli italiani detenuti all’estero e più in generale dei detenuti nelle carceri italiane è una questione rilevante.

Sono molteplici gli aspetti a volte controversi e disumani in cui i prigionieri, i carcerati sono detenuti: dalle condizioni di vita, alle prevaricazioni, ai maltrattamenti e purtroppo stando ai dati, i numeri dei suicidi e degli omicidi sono in costante aumento.

Guardando i dati relativi ai detenuti all’estero, al momento ci sono circa 3000 italiani incarcerati nelle varie prigioni sparse per il mondo, circa 1500  stanno scontando una pena in via definitiva, gli altri sono in attesa di giudizio o in attesa di estradizione. La Germania ha il record di italiani reclusi, ossia 1140, un numero paragonabile agli algerini rinchiusi nelle carceri italiane. Sono 2.253 i detenuti italiani che si trovano in Europa. 429 nella sola Spagna.  Gli altri si trovano in Africa, Asia e nelle Americhe. Ci sono casi di persone incarcerate in Burkina Faso, Emirati Arabi, Eritrea, Pakistan e India, Indonesia, Perù, Tunisia, Cile, Bolivia,Tanzania, Giamaica, Stati Uniti, Argentina e Brasile.

Poche o quasi nulle sono state le politiche adottate dai governi di centro destra e di centro sinistra per affrontare i diversi problemi che attanagliano i carcerati.

Servirebbero delle politiche serie che pongano il detenuto non come una cavia ma come un’essere umano che va rispettato in tutti i suoi diritti.

Entrando nello specifico dei prigionieri all’estero il compito della Farnesina dovrebbe essere quello di sostenere le associazioni che si occupano di tali questioni. Attivare un numero verde gratuito che dia la possibilità alle famiglie di essere informati costantemente e di dare sostegno economico e psicologico. Per questo, visti i costi esosi degli avvocati, avere una struttura che abbia degli avvocati predisposti a svolgere tale compito con impatto zero sulle famiglie.

Questa problematica ovviamente è relativa a politiche nazionali. Il sindaco della città, che ha poteri del tutto irrisori su queste tematiche deve appoggiare le associazioni; dal dare gli spazi ad essere un canale diretto tra la società civile e la sfera politico sociale. Il sindaco è responsabile, in prima persona delle condizioni dei suoi cittadini e per il ruolo che ricopre deve cercare di stimolare e diffondere il più possibile tali tematiche.

C’è bisogno di una riorganizzazione di tutto l’assetto sia da un punto di vista strutturale, le carceri sono sovraffollate e sia da un punto strettamente umano perché le condizioni di vita nelle galere sono pessime. Il sovraffollamento delle carceri genera dei veri e propri lager: celle che possono contenere due persone, ne contengono invece nove, con aggravio delle condizioni igieniche, il servizio di sorveglianza dei detenuti che soffre delle gravi difformità dovute ai tagli della finanziaria che hanno già aggravato le già precarie condizioni della Polizia penitenziaria, con stipendi che presentano crediti di sei mesi, per non parlare, poi, delle condizioni in cui il detenuto viene tradotto -trasferito da un carcere all’altro- con mezzi di fortuna, ed in taluni casi, a spese degli agenti di polizia penitenziaria, tutto questo crea un clima di rabbia e di odio fra parti che dovrebbero dialogare, comprendersi e non usare la violenza come unica maniera di relazionarsi !

La difficile situazione in alcuni casi ed in detenuti con maggiori vulnerabilità può generare delle spinte suicide, infatti il numero dei decessi in carcere è di 1765 persone di cui 637 suicidi i dati sono aggiornati al 13 marzo 2011. Questa questione è molto delicata e non può essere trattata in due righe, al contempo però merita di essere quantomeno citata.

Occorre quindi passare da un regime di “parcheggio umano” ad una svolta di percorso seriamente rieducativo.

La rieducazione in carcere deve avvenire creando delle relazioni lavorative serie fra carcere e società e non spesso di sfruttamento come è in passato avvenuto con griffe di alta moda che hanno letteralmente sfruttato il lavoro di donne detenute. La tematica del lavoro nelle carceri è seria e va analizzata a fondo poiché è grazie al lavoro che il detenuto può ritrovare la sua indipendenza e la sua dignità e inoltre non trascorre senza attività il lungo tempo detentivo.

Voglio qui toccare un altro punto: la questione dei CIE (Centri d’identificazione ed espulsione) che sono dei veri e propri lager. Questi vanno chiusi immediatamente senza se e senza ma , perché come c’è la libera circolazione delle merci ci deve essere anche la libera circolazione delle persone.

Concludo affermando che le Associazioni di volontariato penitenziario sono strettamente utili all’Amministrazione carceraria ma che non devono assolutamente sostituirsi ad essa e che in uno stato socialista le carceri dovrebbero essere abolite poiché se si offrono alle persone i loro diritti  basilari nessuno commetterebbe dei reati.

A disposizione per approfondimenti e confronti,

il candidato sindaco del PCL Fabrizio Montuori

Accedi

Devi inserire Nome utente e Password per inviare un messaggio. Se non li hai prosegui inserendo il contenuto della risposta e i dati personali (nome, cognome e email) oppure Registrati

L'accesso a questo sito è possibile anche per gli Aderenti alla Rete Civica di Milano selezionando nel menu a tendina la voce "Aderente della Rete Civica di Milano".

Contenuto della risposta