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Inviato da avatar Oliverio Gentile il 03-07-2012 alle 10:30

Da milano.repubblica.it:

http://milano.repubblica.it/cronaca/2012/07/03/news/ottomila_euro_ai_rom_per_la_casa_ecco_il_piano_della_giunta_pisapia-38418755/

IL CASO

Ottomila euro ai rom per la casa
ecco il piano della giunta Pisapia

E' cresciuto il numero dei nomadi a Milano: sono almeno 2.500. Gli sgomberi partiranno da via Novara e via Gatto: nei campi resteranno solo gli italiani. Contributi per le abitazioni
di FRANCO VANNI

Ottomila euro di «contributo all’affitto o all’acquisto di casa» per le famiglie rom sgomberate, l’inserimento dei minori a scuola e l’obbligo per i proprietari delle aree occupate a metterle in sicurezza con recinzioni e guardiani dopo gli sgomberi. Sono i punti forti del “piano rom” che il Comune di Milano presenterà entro fine mese. Prima di agosto saranno allontanate le 20 famiglie di rom rumeni che abitano il campo regolare in via Novara. In questo modo i campi regolari saranno solo sei, quelli storici, tutti abitati da nomadi italiani. Sarà chiuso l’insediamento abusivo di via Gatto/Cavriana in zona Forlanini e altri sgomberi saranno effettuati dopo l’estate: via Airaghi, via San Dionigi e a Muggiano. Palazzo Marino avvia intanto un censimento dei 2.500 rom in città, «ordinato per famiglie, non per luoghi di insediamento come in passato - dice Marco Granelli, assessore alla Sicurezza - così potremo assicurarci che non ci siano nuovi arrivi dall’estero e da altre città, cosa che vogliamo scongiurare».

DOSSIER Cento aree abbandonate e 24 baraccopoli

L’allontanamento “gentile” dei rom previsto nel piano, già sperimentato dopo il rogo del campo abusivo di via Bonfadini/Sacile, prevede diverse fasi. Anzitutto, gli abitanti dei campi sono avvisati dello sgombero, di modo da potere trovare alternative (fra cui il ritorno in patria, nel caso di stranieri) o essere inseriti in programmi di assistenza. L’area liberata, se pubblica, viene assegnata ad associazioni, come successo in Porta Nuova un mese fa. Oppure, se è proprietà privata, scatta l’obbligo di “messa in sicurezza” come accaduto per il terreno di Esselunga al cavalcavia Bacula. Dopo lo sgombero i nomadi, se lo vogliono, sono trasferiti presso la Protezione civile in via Barzaghi. «Non li dividiamo fra uomini e donne, come fatto in passato, lasciamo unite le famiglie», spiega Granelli. Lì viene fornita «assistenza di bassa soglia»: un letto e una doccia per qualche giorno. A questo punto, chi dimostra di volere lavorare e mandare i figli a scuola, è avviato ai programmi di assistenza della Caritas, della Casa della Carità e di Palazzo Marino.

L’assistenza è di tre tipi. Chi ne ha diritto può iscriversi alle liste d’attesa per le case popolari. Altra ipotesi: la famiglia è ospitata in una struttura del privato sociale a canone basso. Terza strada: 8mila euro per i rom che hanno intenzione di affittare casa. «L’idea che si diano soldi o case ai rom è inaccettabile - dice Riccardo De Corato, consigliere comunale del Pdl - presenteremo un esposto in Procura perché nemmeno un euro pubblico sia buttato». Granelli risponde: «I contratti con il privato sociale per gli alloggi ai rom li ha firmati la giunta Moratti, di cui De Corato era vicesindaco, e i contributi erano previsti dal decreto Maroni». Per Mirko Mazzali, presidente della commissione comunale Sicurezza, «dare assistenza è giusto, non si facciano sgomberi senza che famiglie e minori siano aiutati».

Il varo del piano del Comune è legato ai 5 milioni di euro previsti dal piano Maroni del 2009 per l’emergenza rom. I soldi sono bloccati da una sentenza del Consiglio di Stato del 18 novembre scorso che ha annullato lo stato di emergenza e rimosso il prefetto dal ruolo di commissario ai rom. «Quella sentenza è sospesa e i soldi potrebbero arrivare già a fine mese - dice Granelli - da quel momento, non perderemo un secondo». Altri fondi potrebbero arrivare dall’Unione europea.

(03 luglio 2012)


http://milano.repubblica.it/cronaca/2012/07/03/news/aree_abbandonate_e_baraccopoli_leterna_emergenza_campi_rom-38418562/

IL DOSSIER

Aree abbandonate e baraccopoli
l’eterna emergenza dei campi rom

Intensificati gli interventi dei vigili con tre sgomberi nell’ultima settimana e 15 allontanamenti
Nell’ultimo anno gli irregolari sono tornati a crescere, fra nuovi arrivi e reduci dal Triboniano
di FRANCO VANNI

Decine di rom allontanati dal parco delle Memorie Industriali, in zona Ripamonti. Altri 50, tutti romeni, sgomberati dai vigili dalle sponde del Lambro, in via Idro. In via San Paolino 8, quartiere Sant’Ambrogio, sono stati cacciati i nomadi che occupavano una decina di baracche nel prato. Tre sgomberi in meno di una settimana, una media da giunta Moratti. Agli interventi più consistenti si sommano poi gli «allontanamenti preventivi» di piccoli gruppi di rom, una o due famiglie, in punti diversi della città, che negli ultimi sette giorni sono stati quindici. Se la giunta arancione ha ripreso con gli sgomberi, è perché le segnalazioni dei cittadini e degli stessi vigili descrivono un aumento della presenza di insediamenti abusivi in città.

I NUMERI. Restano circa 600 i rom che vivono nei sette campi regolari cittadini, un dato invariato rispetto a un anno fa, quando furono allontanate le ultime famiglie dal Triboniano. Ma è aumentato il numero dei nomadi che bivaccano in accampamenti di fortuna, campi abusivi ed edifici abbandonati. I vigili che ogni giorno lavorano per chiudere gli insediamenti non autorizzati fanno una stima: se nel marzo 2011 i rom 'irregolari' in città erano 1.100, oggi sono 1.900. Un dato di cui è a conoscenza anche la prefettura e che la Lega ha cavalcato nei mesi scorsi sostenendo «il raddoppio degli zingari in città». La ragione: i nuovi arrivi dalla Romania, dalla Macedonia e dalla Bosnia. Ma pesa anche il pellegrinare dei rom sgomberati a più riprese dall’amministrazione di centrodestra dal Triboniano. Dei 500 residenti 'storici', 250 sarebbero ancora in città. Secondo Lega e Pdl, complice dell’aumento sarebbe anche «l’atteggiamento lassista con i rom» della giunta Pisapia nel primo anno di governo della città.

LE ZONE. L’assessorato alla Sicurezza non ha reso pubblica la 'mappa delle zone di criticità 2012' compilata dai vigili. La carta topografica, che descrive la presenza di rom in città, distingue fra campi regolari, baraccopoli, 'insediamenti in area privata' e 'stazionamenti in pubblica via'. Fra le nove zone amministrative di Milano, quella che ha una presenza di nomadi più forte è la 4, compresa fra viale Forlanini e corso Lodi. Oltre ai campi regolari di via Impastato 7 e via Bonfadini 39, ci sono 9 baraccopoli abusive (fra cui via Gatto e via San Dionigi), tre bivacchi in strada e 27 fra aree e immobili abbandonati, occupati a più riprese dai rom. Altra zona calda delle occupazioni è la 8, fra San Siro e Quarto Oggiaro, con 21 fra aree occupate e baraccopoli. «Una distinzione fondamentale per capire il fenomeno è quella fra rom italiani e romeni», spiega un vigile veterano degli agomberi.

LA NAZIONALITA'. Dopo lo sgombero dei campi gemelli di via Novara, previsto per fine luglio, a Milano non ci saranno più insediamenti regolari di rom romeni. Tutti i sei campi autorizzati in città (via Martirano 71, via Negrotto 23, via Idro 62, via Bonfadini 39 e via Impastato 7, via Chiesa Rossa 351) saranno a quel punto abitati da nomadi con cittadinanza italiana, con qualche rara famiglia ospite dalla ex Jugoslavia. Per contro, in tutte le 24 baraccopoli abusive stabili in città i romeni sono l’unica nazionalità presente o comunque la principale, da via San Dionigi alle strade nei campi di via Muggiano. «I nomadi italiani in molti casi occupano i campi dagli anni '80, gli arrivi dei romeni sono invece più recenti e disordinati - spiega un vigile - l’aumento dei piccoli insediamenti dipende proprio dai loro movimenti, dentro e fuori dall’Italia».

LE OCCUPAZIONI. La mappa dei vigili comprende l’elenco di palazzi e aree dismesse, pubblici e privati, occupati più volte nel corso degli anni e mai messi in sicurezza in modo efficace. Nell’elenco delle 81 strutture 'soggette a ripetute occupazioni' c’è di tutto: dall’ex cimitero di via del Ricordo all’ex casa dello studente in via Malipiero, fino all’area sotto il cavalcavia delle Milizie. Complessivamente i terreni e gli immobili abbandonati di una certa dimensione in città censiti dai vigili sono 125. Questo significa che il 65 per cento delle strutture in disuso è stata occupata più di una volta. Anche per questo da mesi l’assessore alla Casa e ai Lavori pubblici, Lucia Castellano, indica come «prioritaria la necessità di recuperare gli immobili inutilizzati in città, per evitare il crearsi di situazioni di degrado e rispondere al bisogno di spazi che c’è a Milano».

(03 luglio 2012)

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