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Inviato da avatar Oliverio Gentile il 05-07-2012 alle 11:23

Da milano.repubblica.it:

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POLITICA

Milano dice addio alla Provincia
rivolta contro il blitz del governo

E' stata azzerata la riforma di Podestà e Pisapia sulla città metropolitana. Palazzo Isimbardi e Comune: “I cittadini devono poter votare chi li guida”. A rischio anche altri enti lombardi
di ORIANA LISO

Allarme degli enti locali per le decisioni del governo che potrebbero sconvolgere gli assetti territoriali in Lombardia, tra l’annuncio dell’istituzione della città metropolitana di Milano fra un anno esatto e la cancellazione delle piccole province che potrebbe riguardare diverse realtà lombarde. Le prime anticipazioni del decreto del governo Monti in materia di spending review - che dovrebbe essere varato, sia pur tra mille polemiche - fissano all’1 giugno 2013 la soppressione di dieci province che saranno trasformate, appunto, in altrettante città metropolitane. Tra queste Milano, nonostante Palazzo Marino e Palazzo Isimbardi da mesi siano al lavoro per mettere a punto un progetto di città metropolitana che - a prima vista - ha differenze sostanziali con l’ipotesi scelta dall’esecutivo.

Nel decreto si stabilirebbe che gli organi di governo della nuova realtà territoriale saranno il sindaco e il consiglio metropolitano, formato dai sindaci dei Comuni membri (ovvero quelli che, fino ad oggi, formano la provincia). Su questo punto soprattutto hanno sollevano forti dubbi gli enti locali. «In questo modo la città metropolitana sarà un ente di secondo livello, ovvero non composto da persone elette dai cittadini per quello specifico compito: e questo contrasta con lo spirito della più ampia rappresentanza che, invece, speravamo fosse alla base del nuovo ente», spiega l’assessore comunale all’Area metropolitana, Daniela Benelli.

Una preoccupazione condivisa dal presidente della Provincia, Guido Podestà, che parla di «storico passo avanti dopo anni di chiacchiere», ma subito precisa: «Una nuova dimensione metropolitana del governo del territorio non può prescindere da una consultazione fra tutti i cittadini che lo vivono, né si può pensare che una riforma come quella che si sta delineando venga depotenziata ricorrendo a una forma di nomina che contrasta con la democrazia elettiva». I dubbi, poi, riguardano anche i tempi del passaggio: se il decreto stabilisce la cessazione della Provincia dal prossimo anno, non chiarisce se comunque dovranno andare a scadenza naturale l’amministrazione provinciale (2014) e quella del Comune capoluogo (2016), con un periodo di reggenza in attesa di nuove elezioni.

La città metropolitana avrà una giunta? Come sarà risolta la questione del personale delle attuali amministrazioni locali? E il patrimonio della Provincia passerà automaticamente a quello della città metropolitana: tanti i dubbi aperti, assieme a quello sulle competenze che avrà il nuovo ente: alle città metropolitane sarebbero attribuite le funzioni fondamentali delle Province e, in più, le decisioni di pianificazione territoriale, reti infrastrutturali, gestione dei servizi pubblici, mobilità e viabilità, promozione dello sviluppo economico e sociale. Il testo in esame, poi, imporrebbe anche alle nuove città di dotarsi di uno statuto in soli sei mesi.

Domani il ministro per la Semplificazione, Filippo Patroni Griffi, sarà a Milano per un convegno in Cattolica: con lui anche l’assessore Benelli, che spera - nell’incontro di persona - di avere dal ministro un quadro più chiaro della situazione. I dubbi, però, riguardano non solo il destino di Milano e dei Comuni vicini - l’area metropolitana ha tre milioni di abitanti ed è grande 1.600 chilometri quadrati - ma anche altre Province lombarde che potrebbero non rispondere ai criteri di sopravvivenza, tanto che anche l’Unione delle province lombarde è in allarme per i provvedimenti e i tagli annunciati.

(05 luglio 2012)

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