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Inviato da avatar Enrico Vigo il 19-07-2012 alle 07:26

Grazie alla documentazione segnalata da Andrea De Gradi, sappiamo come la pensa l'Assessore Benelli. (per facilitare riporto sotto l'articolo in forma direttamente leggibile de LA REPUBBLICA):

Quando la montagna di € 480.000 è una cima himalayana irragiungibile occorre muoversi con cautela e progressività. Ma ecco che, note le cause del disagio, cosa mi aspetterei dall'Assessore Benelli, un action plan di lavoro di minima e progressivo per l'Anagrafe del Comune di Milano, così articolato (nelle ristrettezze di oggi, in emergenza):

1. un esborso di € 24.000 per acquistare subito almeno due macchine identiche all'unica esistente (se si guasta anche quella unica siamo fritti); forse è anche possibile negoziare il prezzo, di questi tempi, insistendo;

2. il funzionamento dell'Anagrafe in Via Larga deve essere garantito dal personale in turnazione 08:00 - 18:00 a orario continuato per 7 giorni la settimana per aumentare la produzione a getto continuo;

3. un piano acquisti: 2013/+3 macchine, 2014/+4 macchine, 2015/+5 macchine, 2016/+6 macchine;

La turnazione domenicale dovrebbe cessare allorquando si potessero ripristinare tempi di attesa decenti.

Ovviamente il personale in lavoro festivo ha anch'esso un costo, ci sono i problemi sindacali e va fatto un accordo sindacale che preveda una turnazione su base volontaria innanzitutto, e poi con una base ampia di addetti per non appesantire il carico di lavoro festivo su un numero ristretto di personale.

Se Milano non può permettersi un piano di minima come questo, c'è qualcosa che non va nel manico, se ne discuta in Giunta e si trovi la soluzione, ridicolizzare l'Anagrafe milanese con lo stato dell'arte di oggi è qualcosa che va prevenuto, si rinunci a finanziare manifestazioni varie e a elagizioni od oboli diversi (spending review), si venga incontro all'esigenza pressante dei cittadini, un atto di civiltà e spirito di servizio ai cittadini che ripristina il rispetto verso il Comune di Milano e la dignità del Settore.

Infine occorre fare un calcolo congiunto con Regione Lombardia (tavolo di lavoro) per addivenire alla soluzione della carta unica (SANITARIA + CARTA D'IDENTITA') integrando i sistemi informatici e le rispettive procedure di sicurezza di REGIONE LOMBARDIA e COMUNE DI MILANO, ma questo mi rendo conto richiede tempi medio-lunghi (disponibilità economica, tempi tecnici e assetto burocratico normativo), ma sarebbe una bella innovazione (se non a Milano dove? Smart City o Terzo Mondo?).

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Da La Repubblica web:

http://milano.repubblica.it/cronaca/2012/04/11/news/ci_vogliono_almeno_cinque_mesi_per_la_carta_d_identit_elettronica-33079401/

Ci vogliono almeno cinque mesi
per la carta d'identità elettronica

Sono soltanto tre le macchine in grado di creare il documento e i tempi si allungano
Ci vorrebbe una spesa di più di 480mila euro. Benelli “"Non possiamo permettercelo"
di LAURA FUGNOLI

Cinque mesi abbondanti di attesa: questi i tempi per dotarsi di carta d’identità elettronica a Milano. E per tutti quelli che ne sono già in possesso e che devono solo rinnovarla i tempi non cambiano. L’ammodernamento del sistema, dunque, che prevedeva l’abbandono dei documenti cartacei, si sta rivelando un fallimento, con solo 60 carte erogate al giorno contro una richiesta di almeno 15 volte tanto. Il Comune, a corto di soldi, ha solo tre macchine per l’emissione del documento elettronico e non è in grado di smaltire le domande accumulate.

«Se volessimo trasformare tutto il servizio dal cartaceo all’elettronico — spiega Daniela Benelli, assessore all’Anagrafe — ci vorrebbero 42 erogatori, dunque siamo ben lontani dal sistemare le cose». Calcolando che il costo è di 12mila euro ogni macchina, l’investimento che l’amministrazione dovrebbe accollarsi per perfezionare il sistema si aggira intorno ai 480mila euro: una cifra impensabile: «È già tanto essere riusciti a dotare le sedi decentrate di nuove fotocopiatrici — spiega Benelli — temo che per i documenti elettronici la strada sarà lunga. Mi rendo conto che è allucinante ma è così».

Il ministero dell’Interno considera a tutt’oggi sperimentale l’utilizzo della carta elettronica nonostante siano passati più di 6 anni dalla sua introduzione. Sempre il Ministero, nella fase iniziale, aveva fornito ognuno dei 180 comuni

aderenti alla sperimentazione, di almeno una macchina omologata, una fornitura che si è fermata lì: «A Milano ne erano state concesse tre ma ormai si sono rotte, le abbiamo cambiate a nostre spese, per di più senza omologazione perché il Viminale non ha mai chiarito se fosse necessaria o meno» aggiunge Benelli.

Abbandonata al suo destino, la carta d’identità elettronica a Milano rischia l’affossamento. Eppure l’idea di per sé è buona: caricare in un unico documento dati personali, codice fiscale, dati di residenza e cittadinanza, foto e tutte le informazioni occorrenti per la firma digitale. Un sistema utile per sveltire le operazioni di imbarco negli aeroporti, o qualsiasi rapporto tra cittadino e amministrazione. «Non solo — aggiunge Benelli — potrebbe anche fondersi con la carta sanitaria regionale, ma tutto è rimasto pura teoria».

Ma le falle negli uffici comunali di via Larga non si fermano alla carta elettronica. Tutto l’apparato informatico, spiegano gli addetti, richiede manutenzioni continue, con disservizi quasi quotidiani per i cittadini anche solo per una duplicazione o un certificato: «I server vanno in sovraccarico e si bloccano, ma per potenziare il sistema non ci sono i fondi» si lamenta Benelli. La Milano dell’Expo viaggia ancora tra fascicoli cartacei e penne biro, le uniche abbordabili.

(11 aprile 2012

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