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Inviato da avatar Oliverio Gentile il 19-07-2012 alle 13:17

Da milano.repubblica.it:

http://milano.repubblica.it/cronaca/2012/07/19/news/diritto_di_voto_agli_immigrati_milano_si_prepara_alla_svolta-39305043/


IL CASO

Diritto di voto agli immigrati
Milano si prepara alla svolta

La giunta Pisapia è pronta a riscrivere lo Statuto estendendo a chi risiede in città da almeno un anno la partecipazione ai referendum. Majorino: "Spero che l'aula si esprima al più presto"
di ALESSIA GALLIONE

Era una delle promesse della campagna elettorale: «Per coinvolgere gli stranieri nelle decisioni politiche della città è fondamentale riconoscere il diritto di voto», era scritto in quelle pagine di impegni del centrosinistra. Adesso la giunta Pisapia lancia la volata per estendere agli immigrati residenti da almeno un anno a Milano la possibilità di recarsi alle urne per i referendum cittadini. Un primo passo che sarà fatto inserendo questo principio nel Piano di zona, il libro mastro dei servizi sociali che l’assessore Pierfrancesco Majorino porterà in giunta all’inizio di settembre. E che poi dovrà continuare in consiglio comunale. Perché questa piccola rivoluzione avvenga, infatti, dovrà essere l’aula a votare - «al più presto», è l’auspicio dell’assessore - la modica dello Statuto di Palazzo Marino che oggi vincola alla cittadinanza italiana questa possibilità. Ma la strada è segnata.

Poche parole. Da inserire per cambiare l’articolo 6 comma 4 dello Statuto. È sotto la voce «diritti di cittadinanza» che viene regolata la materia: «Il diritto di voto nei referendum spetta ai soli cittadini iscritti nelle liste elettorali del Comune». È questa la parte che una delibera di iniziativa consiliare dovrà modificare, ampliando la possibilità agli immigrati regolari. Unico requisito la residenza: da almeno un anno, è la proposta di Majorino. Il dibattito è aperto.

L’idea sarebbe di non fermarsi agli stranieri, ma di far partecipare ai referendum anche chi è solo domiciliato in città (come gli studenti universitari o i giovani professionisti). Il modello è quello di Torino, che lo scorso marzo ha cambiato lo Statuto mettendo come unico requisito per i referendum l’iscrizione all’anagrafe da almeno sei mesi. Una realtà, con differenti versioni, in centri più piccoli come Livorno, Pescara, Gorizia e qualche comune del Bresciano.

Per ora parte da qui, Palazzo Marino. Oltre non si può andare. Il Comune aveva iniziato a studiare l’ipotesi di allargare il voto agli immigrati anche ai consigli di Zona. Ma si è scontrato con esperienze passate di altre città impugnate dal governo o bocciate dal Consiglio di Stato. «Sarebbe necessaria un’azione legislativa che modifichi il voto amministrativo», dice Majorino. Come per il registro delle unioni civili, insomma, «facciamo quello che possiamo». Ma già questo passaggio, sostiene, «non è solo simbolico. È un primo atto per rendere i migranti maggiormente corresponsabili delle scelte che riguardano la città». Una decisione che non mancherà di scatenare polemiche. Ma l’assessore si augura che «serva come sollecitazione ad andare oltre. Il parlamento dovrebbe intervenire perché l’introduzione del voto a livello amministrativo è un’assoluta necessità».

(19 luglio 2012)

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