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Inviato da avatar Paolo Basso Ricci il 05-09-2012 alle 09:32

Personalmente trovo che il rispetto del patto di stabilità, anche se estremamente faticoso nel senso più lato del termine, sia un atto dovuto verso i cittadini, quantomeno per l'intento che questo procedimento ha il coraggio di manifestare.

Posso capire che, politicamente, sia un intralcio per la visibilità della Giunta attuale e che parecchi avrebbero desiderato che un tale obbligo cadesse sulle spalle delle Giunte precedenti, ma secondo dati recenti Milano è la città con il più alto debito procapite d'Italia (ho paura di andare a cercare i dati europei). Una città sana, con un'economia sana non può permettersi di crescere con un debito pubblico di quasi 4 miliardi di Euro.

Ma queste sono considerazioni personali, probabilmente il tema meriterebbe una discussione molto più approfondita.

Come dici tu, Anna, Torino ha fatto la furba percorrendo una strada alternativa al patto di stabilità. Un percorso che in tempi di crisi, politicamente,  è forse più "spendibile" di un taglio di budget senza precedenti. Questo articolo però mette in mostra, da un lato, la fragilità della scelta intrapresa da Torino (ora si ritrova a dover far cassa vendendo parti importanti di società pubbliche) e, dall'altra, mette ancor più in evidenza la necessità di contenere le spese e sanare i bilanci.

La privatizzazione è, a mio avviso, una delle strade ma operata in modo selvaggio può avere a lungo termine delle controindicazioni notevoli. Quali saranno le regole imposte dai nuovi azionisti privati? Quali saranno gli obiettivi di guadagno e cosa gli investitori sono disposti a sacrificare pur di arrivarci? Di privatizzazioni assassine in Italia ce ne intendiamo..

Ciononostante, trovo che sia un procedimento che debba essere tenuto in considerazione. Concettualmente trovo interessante la coesistenza di pubblico e privato nelle società che forniscono servizi d'utilità pubblica. Una parte, quella privata, piena di energia e necessità di profitto, dall'altra, quella pubblica, con ben chiari in mente gli obiettivi da raggiungere e la qualità dei servizi da proporre. Mentre uno spinge con forza con nuove idee e capitali, l'altra dovrebbe guidarne gli sforzi nella direzione del bene comune.

La mia conclusione è si al patto di stabilità, ma si anche alla partecipazione minoritaria di società pubbliche da parte di soggetti privati. Utilizziamo il capitale privato per "mettere in moto la macchina" e utilizziamo il Comune per guidarla nella direzione giusta.

http://www.partecipami.it/infodiscs/getfile/3071

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