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Inviato da avatar Gianpiero Mura il 16-10-2012 alle 18:32

Da quasi un anno sono venuto ad abitare a Milano, vicino al Parco Lambro. Ero entusiasta e, nella mia passeggiata pomeridiana, suggeritami dal medico, mi soffermavo ad ammirare la maestosità dei suoi olmi, gli splendidi esemplari di Liquidambar che, in autunno, si colorano di rosso e la magnificenza di tutta l'altra flora presente. Ora non frequento più il Parco. Un po' alla volta ho dovuto rendermi conto che quella è una zona off limits per un anziano con problemi alle articolazioni (e non solo). Il vialetto di entrata da via Crescenzago è assolutamente da evitare: se non si è accompagnati, si viene infastiditi dai nordafricani che lì si prostituiscono e, più avanti, sulla sinistra, da ciò che mi è stato raccontato, quell'assembramento di giovani sempre presente, pare sia costituito da drogati. Ho cercato di modificare il percorso e, prendendo due mezzi pubblici, ho provato ad entrare da via Feltre: ora ho capito perché, nella zona, quel polmone verde è stato ribattezzato “Il parco dei cani”. Sulla destra è stata riservata una zona tutta per loro ma, la maggior parte dei proprietari, appena entrati nel parco, li liberano del guinzaglio e li lasciano liberi di muoversi per tutto il parco. Qualcuno, poi, mi venga a spiegare con quale criterio è stata loro assegnata l'area circostante il laghetto: perché su una superficie di 132 ettari, proprio quella; una zona umida dove si riproducono le anatre e le gallinelle d'acqua?! La scorsa primavera, dovetti assistere ad una scena a dir poco agghiacciante: tre individui (due uomini ed una donna) si divertivano a gettare degli oggetti (rami secchi, sassi) contro una papera mentre era intenta ad insegnare a procurarsi il cibo ai suoi nove pulcini implumi. Come se ciò non bastasse, le aizzarono contro anche il cane, che entrò nel laghetto tra le grida di incitamento dei suoi padroni. Mamma papera, a questo punto condusse dall'altro lato i piccoli e, mentre questi si stringevano tra di loro terrorizzati, entrò nuovamente nel suo laghetto cercando di fingersi ferita, per cercare di attirare l'attenzione su di se. Io intervenni, ma mi venne detto in malo modo di andarmene, perché quella era una zona destinata ai cani. Cercai di spiegare loro che la papera non poteva condurre i suoi piccoli dentro il fiume -in quel momento in piena- perché le sue acque avrebbero inevitabilmente travolto i pulcini ma … tant'è i pennuti non hanno un padrone che vota...

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