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Inviato da avatar Paolo Domenico Maria Sidoli il 19-04-2013 alle 22:53

Non capisco la risposta se sia indirizzata al sottoscritto.

Comunque la peculiarità del metodo scuola san giusto non risiede nel fatto che vi siano attività come musica, psicomotricità e nel mio caso informatica, ma nel metodo.

Anche la scuola di Barbiana creata a suo tempo da don Milani non aveva materie speciali o altro era "unica" nel metodo di insegnare e porsi nei confronti degli alunni, come nel caso della san gusto, con una utenza di case popolari ossia non di “figli di papà” nella maggior parte dei casi con problemi familiari e personali, che vanno da handicap, dislessia ecc. non coperti o coperti solo in parte da insegnanti di sostegno.

Ma dato che lunedì prossimo verrà deliberata la permanenza o meno dell'esperienza san giusto in consiglio comunale, non starò a tergiversare sulla inesattezza dei bilanci portati, della censura stile soviet agli interventi dei genitori ed insegnanti, sul discorso del reimpiego dei docenti ecc.

Faccio solo presente che se si dovrà spiegare ai cittadini di Milano come mai si pone come prioritaria la chiusura di questa scuola prima prima di discutere quello delle scuole legate agli aspiranti ballerini della Scala, nella gran parte dei casi non residenti a Milano, che usufruiscono di scuola media e superiore (lingue) finanziati da noi milanesi, per non parlare dei convitti e spese di trasporto dai luoghi di esercitazione al ballo alle scuole e ai convitti, sempre a spese di noi cittadini che veniamo però considerati, vedi scuola san giusto, come cittadini di serie C.

Mi ricorda un modo di porsi del tipo di una certa Maria Antonietta che diceva “Non hanno pane...dategli brioches”

Perchè non si fa il discorso di contenimento dei costi prioritariamente su tali strutture, che non sembra siano per coprire bisogni di persone indigenti (ballerini della scala) per i quali vale prioritariamente il discorso di statalizzazione o convenzione.

Perchè nel settore educazione, dove opera da appena 35 anni, non di è mai fatto ricorso ai fondi europei per l'istruzione? Perchè è stato negli anni merce di scambio clientelare dove non si voleva che nessuno mettesse il naso, ed ora a pagarla sono le esperienze positive facilmente attaccabili?

In Italia si opera sull'emergenza e mai sul lungo termine e sempre sul quello che sembra essere più semplice attaccare, ossia il più debole.

Tenete conto che la congiuntura internazionale che ha toccato in particolare i paesi “cicala” è quasi giunta al termine, evitiamo di compiere uno scempio che oltre al danno si dimostri una beffa.

Ai posteri l'ardua sentenza, nella speranza nei lumi della ragione

Arch, Paolo Domenico Maria Sidoli

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