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Inviato da avatar Lucilio Cogato il 05-11-2013 alle 08:36

La Napoli-Portici non serviva solo per andare alla residenza estiva dei Borboni, ma era il primo tratto di quella che è poi diventata la Napoli-Salerno-Reggio Calabria, che è tuttora la direttrice principale della rete ferroviaria (e stradale) del sud Italia.

Analogamente la Milano-Monza (villa Reale) era il primo tratto di quella che è poi diventata la Milano-Como-Chiasso-Gottardo. La Torino-Moncalieri è diventata il primo tratto della Torino-Genova.

Nessun regnante italiano di allora si era sognato di farsi ferrovie "ad personam" per un capriccio. Ciascuno degli stati preunitari aveva, fin dall'inizio, un piano complessivo di rete ferroviaria, e cominciò ad attivare i primi tratti già tenendo conto delle direttrici e delle priorità contenute in quei piani. Lo scopo di questi primi brevi tratti che andavano dalla capitale di stato ad una residenza reale suburbana, realizzati con le limitate risorse inizialmente disponibili, era di attirare nuovi capitali (in genere stranieri) facendo visitare ai possibili investitori quanto già realizzato e di convincere la gente ad usare il treno, che molti ritenevano ancora un mezzo insicuro, usando la famiglia reale come "testimonial".

Avendo partecipato direttamente alla progettazione della pista ciclabile in questione posso garantire che nemmeno questo progetto è frutto del capriccio di qualche "principe". Non solo, infatti, il progetto si inserisce in una più ampia rete di itinerari ciclabili programmata che si spera di poter realizzare prima possibile, ma esso stesso costituisce già di per sè una rete "locale" di piste ciclabili in sede riservata e protetta. Questa rete è inoltre connessa a itinerari già esistenti, come quello della Martesana o quella della Cerchia dei Navigli e le l'aree pedonale di via Dante e del tratto meridionale di Corso Sempione.

Cordiali saluti

Lucilio Cogato

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