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Inviato da avatar Oliverio Gentile il 08-11-2013 alle 21:01



Dall'Ufficio Stampa del Comune di Milano:

Urbanistica

Richiesto il vincolo paesaggistico per quattro aree

La delibera di Giunta riguarda via Gluck in Zona 2, il Villaggio dei Fiori in Zona 6, il QT8 in Zona 8 e l’area Paolo Pini in Zona 9. De Cesaris: "Aree che rappresentano un patrimonio storico, architettonico, ambientale e culturale per Milano"

Milano, 8 novembre 2013 – Quattro aree urbane e verdi di Milano da tutelare e valorizzare: via Gluck in Zona 2, il Villaggio dei Fiori in Zona 6, il QT8 in Zona 8 e l’area Paolo Pini in Zona 9. Questa mattina la Giunta ha approvato la richiesta di vincolo paesaggistico per queste aree.

“La proposta di vincolo paesaggistico – ha spiegato la vicesindaco con delega all’Urbanistica Ada Lucia De Cesaris - nasce dalla necessità di tutelare quattro aree della nostra città che, per motivi storici, architettonici, paesaggistici, ambientali e culturali, rappresentano un patrimonio per Milano. La scelta di salvaguardare via Gluck, l’area del Paolo Pini, il Villaggio dei Fiori e il QT8 rappresenta la volontà di questa Amministrazione di tutelare il territorio. Ora continueremo il percorso di salvaguardia con gli enti competenti cui abbiamo già presentato il lavoro fatto, in modo da consentire la tutela architettonica, quella del disegno urbano e del paesaggio per questi quartieri storici che rappresentano luoghi di forte e grande identità per la città”.

Via Gluck (costruzioni realizzate a partire dal 1910)
Il tratto di via Cristoforo Gluck, compreso tra viale Lunigiana e via Bruschetti, riveste un particolare interesse paesaggistico in quanto vi si può riconoscere il nucleo abitativo originario di quel pezzo di città dei primi anni del Novecento, significativa testimonianza storico-culturale dello sviluppo insediativo (tipologico e morfologico) della periferia popolare milanese strettamente collegato alla crescita industriale del periodo.

Gli edifici originari prospicienti il tratto di via Gluck per cui si richiede la tutela sono prevalentemente di tipo popolare, distribuiti a ringhiera.

A partire dagli anni ’50 sui lotti liberi che si affacciavano su via Gluck e in sostituzione di parte dell’edificato è stata realizzata un’edilizia di tipo economico-popolare propria del periodo, estranea al carattere storico del nucleo originario, risultando elemento di impatto negativo nella percezione dell’insieme.

La proposta di vincolo paesaggistico è legata all’alto valore di testimonianza storica, culturale e simbolica in riferimento ad un pezzo di periferia urbana milanese ormai pressoché scomparso. La via rappresenta una testimonianza architettonica per la tipologia edilizia popolare riconducibile allo sviluppo urbanistico dell’inizio del ‘900. Il vincolo nasce dalla necessità di salvaguardare l’area da eventuali interventi che ne possano alterare i caratteri edilizi e morfologici.

Il Consiglio di Zona 2 ha espresso parere favorevole il 24 luglio 2013.

Villaggio dei Fiori (anni di realizzazione 1947-1953)
Il quartiere, che sorge tra via Primaticcio, via Lorenteggio, via dei Gaggioli, via delle Mimose e via delle Camelie, nacque in risposta alla richiesta di alloggi di emergenza e temporanei in grado di ospitare sia gli sfollati delle distruzioni belliche sia gli immigrati giunti in città dalle campagne in cerca di lavoro. Il particolare nome trae origine dalla nominazione delle strade che lo percorrono  (legata alla sfera floreale) e dalla composizione dei lotti edificati e degli spazi aperti che richiama le esperienze della ‘città giardino’.

Il disegno del quartiere è caratterizzato da lotti minimi contigui disposti ortogonalmente, con case unifamiliari di un solo piano (‘casette finlandesi’) circondate da un giardino privato. Nel 1953 sui lotti ancora non edificati sono state realizzate dal Comune case a schiera, definite  ‘case minime’, con riferimento alle sperimentazioni razionaliste dell’existenzminimum.

Nel corso degli anni, a seguito dell’alienazione da parte del Comune di gran parte delle case unifamiliari, si è assistito alla progressiva comparsa di nuove tipologie edilizie  a sostituzione di quella originaria, compromettendo l’omogeneità tipologica del quartiere. Il sistema degli spazi aperti vede una stretta relazione tra verde privato e verde pubblico.

La proposta di vincolo intende valorizzare il connubio tra impianto insediativo e tipologie edilizie, che costituisce una trama insediativa minuta e a bassa densità, innestata su una rete viaria a carattere strettamente locale con ampie aree a verde pubblico. Il quartiere rappresenta un unicum per il rapporto differenziale tra lo specifico carattere morfologico-edilizio del quartiere e le forme urbane dell’intorno, caratterizzate da una prevalente separazione tra disegno insediativo della forma dei lotti e in relazione al disegno delle strade. La salvaguardia nasce dalla necessità di evitare interventi che ne alterino i caratteri edilizi e morfologici, al fine di preservarne la testimonianza storica e l’unicità dal punto di vista urbanistico.

Il Consiglio di Zona 6 ha espresso parere favorevole il 18 luglio 2013.

QT8 (anni di realizzazione 1947-1953)
Il quartiere (compreso tra le vie Alcide De Gasperi, Renato Serra, Enrico Elia, Marco Cremosano, Cassino, Diomede, e Antonio Sant’Elia) risulta essere l’esito di tre successivi piani urbanistici e si configura fin dalle origini come progetto pilota di carattere pionieristico, innovativo ed esemplare, espressione di un inedito approccio multidisciplinare aperto a nuove sensibilità di percezione urbana.

Il quartiere ospita tipologie edilizie residenziali differenti, connotate da spiccati caratteri di innovazione e sperimentalismo, raggruppate in nuclei omogenei (realizzati in fasi successive).

L’attenzione alla ricerca architettonica e alla sperimentazione si riflette anche sui principali edifici pubblici, necessari alla vita collettiva del quartiere.

In particolare, spiccano per qualità architettonica e slancio innovativo: la Chiesa di S. Maria Nascente (V. Magistretti e M. Tedeschi, 1954-55), il Padiglione per mostre e riunioni (P. Bottoni, 1951), l’Ostello della gioventù (M. Righini, 1960-61), la Casa della madre e del fanciullo (F. Mello e A. Mazzocchi, 1956-57).
Un elemento imprescindibile all’interno del quartiere, che gioca un ruolo complementare con l’edificato, risulta essere il sistema del verde, che struttura l’impianto del quartiere in stretta relazione con il sistema viario.

Oltre al ruolo fondamentale interpretato dal parco del Monte Stella, una delle peculiarità del quartiere è insita nello stretto rapporto tra verde privato e verde pubblico, connotati da una forte permeabilità dal punto di vista visivo.

La proposta di vincolo è stata richiesta per tutelare l’armonia compositiva complessiva derivante dall’accostamento di differenti tipologie edilizie (palazzine, edifici in linea, edifici a torre, case a schiera, villette indipendenti), per valorizzare la qualità architettonica, vista la propensione alla sperimentazione e all’innovazione nell’ambito dei singoli manufatti e del disegno urbano, per considerare con maggiore attenzione gli spazi aperti tenuto conto del rapporto tra edificato e sistema del verde che assume rilievo sia dal punto di vista quantitativo sia da quello qualitativo. Inoltre, il vincolo vuole valorizzare la presenza degli edifici edificati da alcuni fra i più celebri protagonisti della scena architettonica e urbanistica del dopoguerra a Milano: Piero Bottoni, Ezio Cerutti, Vittorio Gandolfi, Mario Morini, Gino Pollini, Mario Pucci, Aldo Putelli.

Il Consiglio di Zona 8 ha espresso parere favorevole il 12 settembre 2013.

Area Paolo Pini (anni di realizzazione: 1922-1925)
L’insediamento, che si estende tra le vie Alessandro Litta Modignani, Ippocrate, Giacomo Filippo Besta, Assietta e Bovisasca, rappresenta una prima ‘cittadella satellite’, essendo raffigurato nel piano regolatore del 1931 come elemento di organizzazione e strutturazione delle future espansioni urbane nord di Milano.

L’attuale configurazione dell’area deriva dalla stratificazione di interventi e usi che ne hanno definito e, di volta in volta, modificato la configurazione generale e le specifiche peculiarità paesaggistiche.

A corollario dell’originario impianto edilizio del 1922, costituito da 9 edifici, vengono realizzati nel dopoguerra nuovi edifici complementari alla struttura ospedaliera (nuovi padiglioni di degenza, la chiesa, la clinica psichiatrica, il Centro di socio-terapia “Villa Serena”, etc…). A partire dagli anni ’90 nell’ambito si insediano anche due strutture scolastiche: l’Istituto di Istruzione Secondaria Superiore  G. L. Lagrange e l’Istituto d'Istruzione Superiore V. F. Pareto.

Si evidenzia uno stretto rapporto tra il sistema arboreo monumentale legato all’insediamento dell’ex ospedaliero psichiatrico e le aree adiacenti, un tempo utilizzate a fini agricoli, e oggi sede di giardini terapeutici, orti condivisi e molte altre iniziative socioculturali.

La proposta di vincolo è stata avanzata per tutelare l’armonia compositiva complessiva dell’area, la commistione tra attenzione al disegno morfologico con utilizzo della tipologia edilizia dello stabile a padiglione (anche rispetto alle caratteristiche paesaggistiche del territorio libero e aperto della campagna). Inoltre, il vincolo vuole salvaguardare la qualità architettonica dell’area tenuto conto il connubio il valore dei singoli manufatti edilizi (caratterizzati da una forte propensione alla sperimentazione e all’innovazione in campo sanitario, in relazione agli anni del progetto) e la qualità del disegno urbano. Infine, il vincolo intende valorizzare il sistema ambientale dell’area, lo stretto rapporto tra edificato e sistema del verde che caratterizza profondamente l’intera area, connotandola come una sorta di ‘cittadella del verde’.

Il Consiglio di Zona 9 ha espresso parere favorevole il 10 ottobre 2013.

In allegato le slide relative alla proposta di vincolo paesaggistico

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