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Inviato da avatar Lucilio Cogato il 16-01-2014 alle 23:58

Purtroppo in Italia non si è ancora compreso, non solo da parte degli utenti della strada, ma persino da parte di molti tecnici o sedicenti tali, che la convivenza tra pedoni e ciclisti non funziona se non quando gli spazi sono molto, molto ampi e i ciclisti o i pedoni sono molto, molto pochi.

In tutti gli altri casi, che in città sono la regola, le biciclette devono avere spazi propri, protetti dai pedoni come dalle automobili. Oramai peraltro anche in alcune località di montagna si vanno creando reti di sentieri separati per pedoni e ciclisti finanche con intersezioni a livelli differenziati tra sentieri di tipo diverso.

D'altra parte gli spazi pedonali devono essere a loro volta adeguati e protetti dai ciclisti, come avviene in tutti i paesi evoluti. Ad Amsterdam oltre a scampanellare furiosamente se cammini sulla pista, ti urlano misteriosi insulti in fiammingo se pedali sul marciapiedi. Le norme tecniche olandesi sugli itinerari ciclabili, del resto, non prendono nemmeno in considerazione i percorsi ciclopedonali e tantomeno i marciapiedi ciclopedonali. Stessa musica in Danimarca: all'ingresso della principale area pedonale di Copenhaghen c'è un pannello con scritto "ciclisti scendere di sella" e i marciapiedi sono proibiti.

Piste ciclabili senza pedoni (e auto, e portiere, e pali ecc.) e marciapiedi, zone pedonali e parchi senza biciclette, salvo siano condotte a mano. Questo dovrebbe essere sempre l'obiettivo. Baloccarsi con l'idea degli spazi condivisi e deregolati fa solo perdere tempo e soldi: negli spazi condivisi la precedenza è di chi se la piglia, vige la legge del più forte o del più numeroso. 

Come dice Woody Allen "il lupo e l'agnello dormiranno insieme, ma l'agnello dormirà ben poco".

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