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Dice bene Stefano Limido quando parla di "test". Fare un test significa sperimentare qualcosa perchè si crede nel suo potenziale e si vuole farlo maturare nel proprio territorio. La proposta di referendum, così come l'ho capita (su proposte calate dall'alto) non sarebbe un test ma piuttosto un contentino di fine legislatura, o una timorosa concessione alla oramai pressante richiesta di coinvolgimento dei cittadini/elettori. Un contentino, e non un test, attraverso l'uso di uno strumento piuttosto rodato che alla fine non dovrebbe poi fare (politicamente) tanto male: che pericolo potrebbe mai esserci nel chiedere ai cittadini (una tantum e non attraverso una potere effettivo in loro possesso) se fare un parco o una zona pedonale?! E' certamente un passo avanti, ma questo certamente non dimostra la caratura "rivoluzionaria" di cui l'Amministrazione arancione si è fregiata in questi anni: poche scelte radicali, poca novità nella visione politica, dal poco che ho percepito direi quasi novecentesca. Nè porta rispetto dei suoi elettori e militanti da cui sono certo siano uscite centinaia e centinaia di idee e progetti che hanno riempito il programma arancione ... a quanto pare solo quello. Che coinvolgimento vi sarebbe con un referendum, senza prevedere piuttosto un processo che parta da discussioni informate (come sperimentate qui su partecipaMi) e giunga a decisioni più consapevoli e certamente più "sociali", cioè frutto di un dibattito e scambio preliminare tra cittadini?

La partecipazione è sempre la prima vittima di un'amministrazione conservatrice (sia nelle politiche che nel controllo del potere), perchè esprime l'ambito più onnicomprensivo da cui partono tutte le politiche più innovative dell'epoca digitale in cui ci troviamo a vivere: si pensi solo alle smart cities! La qualità della partecipazione in tutte le sue forme è secondo me la cartina tornasole della bontà/cecità politica di una classe dirigente, sia essa di destra, sinistra, centro, avanti e dietro. Valutate voi.