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Direi che è importate chiarire che "citizen care" non equivale a "partecipazione". Detto questo allora direi che sostanzialmente sì, mi ci ritrovo.
Con questo non voglio dire che sia sbagliato usare i social network come strumento di ascolto, anzi. Solo che le cose non vanno confuse: "chiarire, con un linguaggio più semplice, ciò che un provvedimento determina"; è sicuramente una buona cosa ma non va confusa con la partecipazione vera e propria alla gestione della città, ovvero quei processi deliberativi dove il cittadino non si limita a segnalare un problema o chiedere un chiarimento, ma è parte attiva nella definizione delle regole stesse.
Credo che confondere i due ruoli sia sbagliato per vari aspetti: prima di tutto perché si perde una grossa opportunità di reale dialogo con la cittadinanza (dialogare sulle regole e trovare insieme soluzioni condivise costruisce un rapporto di fiducia molto più forte rispetto a un dialogo su un problema contingente), inoltre si rischia di creare false aspettative, se si attribuisce alla comunicazione via social un ambito di partecipazione che poi di fatto non ha (o è molto limitato), il cittadino che desidera realmente partecipare resterà inevitabilmente - e giustamente - deluso.
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