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Inviato da avatar Roberto Gariboldi il 23-02-2014 alle 21:24

EFFETTI COLLATERALI

Il parco, il canale e le opere di cui non si parla.

Ho letto con grandissimo interesse l’articolo, apparso sul Corriere della Sera del 23 febbraio 2013, dell’architetto Scazzosi sulla Cascina Linterno e devo dire che ne sono rimasto felicemente colpito, alcuni passi mi sembrano scritti da un socio del CSA Petrarca, l’articolo contiene affermazioni che noi sosteniamo da anni ricevendone in cambio sberleffi, calunnie ed isolamento. 

Mettere Francesco Petrarca come punto di riferimento per la salvaguardia del monumento, la proposta di un centro petrarchesco e quella di un museo interattivo è stata una nostra esclusiva idea e una dura battaglia. Gli altri, dal comune, alla zona e altre associazioni, per questa nostra chiarezza di idee ci hanno condannati all’ostracismo, ma noi del CSA siamo e saremo gli unici che di Petrarca hanno fatto una bandiera per il bene del monumento e della città. Il rischio è che degli opportunisti, senza alcun amore per il Poeta, se ne impadroniscano per i loro fini che di culturale hanno assai poco.

Naturalmente continuiamo a trovare forzato l’accostamento don Gervasini-Petrarca. 

Petrarca sommo Poeta e uno dei padri della nostra lingua, ha risieduto nella cascina e ne ha parlato nei suoi scritti, il nome di Petrarca è conosciuto in tutto il mondo e attirerebbe frotte di turisti. Il buon “Pret de Ratanà” non risiedette mai nella cascina, svolse la sua opera di sacerdote-guaritore nei dintorni e probabilmente nella cascina si limitò a celebrare qualche Messa. 

Don Giuseppe Gervasini è conosciuto solo nella nostra storia locale e difficilmente attirerebbe un turista da Como o Varese, figuriamoci da fuori Italia!

Inserire un centro studi petrarchesco con un museo interattivo sullo stesso argomento garantirebbe la salvaguardia della struttura per altri secoli; ho molti dubbi sul fatto che don Gervasini possa avere il medesimo impatto mediatico. È chiaro che non ho nulla contro questo esimio sacerdote, fra l’altro anche mia madre ricorse alle sue “cure”, la sua figura può essere certamente annoverata nella storia del territorio, così come tutti gli aspetti agricoli citati nell’articolo in questione.   

Ed è qui che sorgono i nostri dubbi che danno significato al titolo del mio scritto, tutti sanno che il parco delle Cave è interessato a grandi lavori per il famigerato canale pensato per l’Expo’. Il nostro dissenso lo abbiamo espresso più volte, per noi del CSA il canale rimane un’opera inutile e dispendiosa, ma siccome siamo persone di buon senso, ci rendiamo conto che la frittata è stata fatta e così ci siamo schierati con il progetto di Italia Nostra che prevedeva lo spostamento del percorso ad est sfruttando le canalizzazioni presenti, in maniera che l’impatto del canale fosse il minore possibile.

Ora, purtroppo, anche Italia Nostra sembrerebbe allinearsi alle pressioni dell’amministrazione comunale e cambia posizione; noi del CSA Petrarca continuiamo a sostenere il primitivo progetto di Italia Nostra in quanto si cercava di salvaguardare il territorio del parco delle Cave, mentre il progetto promosso dal comune di Milano è devastante e foriero di danni più gravi per tutto il parco delle Cave in un futuro non troppo lontano.

C’è un argomento che viene alquanto trascurato nella trattazione del canale e sono quelli che ho chiamato “effetti collaterali”, badate bene non “effetti secondari” ma “collaterali” quindi non meno gravi per la sopravvivenza del parco. 

Si tratta dell’asfaltatura del tratto centrale con un’appendice verso le preziose aree medievali, per trasformarlo in pista ciclabile, e qui mi pongo delle domande: siamo all’interno di un parco, perché introdurre tratti asfaltati? Le piste ciclabili, specialmente se all’interno di un parco, possono restare in terra battuta, costano meno e non sono invasive.

Asfaltare vuol dire che cominceranno a passare anche mezzi a motore e poi, col tempo, arriveranno anche le auto, e così il parco andrà a farsi benedire. È mai possibile che nessuna associazione di zona (a parte noi del CSA Petrarca) si renda conto di questo pericolo?

Un secondo pericolo incombe proprio sulle preziosissime marcite, tanto giustamente citate nell’articolo dell’architetto Scazzosi: si progetta un mega copertura in plexiglass e acciaio in sostituzione di una struttura in legno e mattoni, probabilmente una “sostra” (La sostra è un edificio a porticato aperto usato come ricovero per il bestiame)

I ruderi di quest’antica struttura incombono proprio sulle preziose marcite e inserire una struttura così moderna, costosa ed invadente è un grave attentato al territorio. Non si poteva pensare ad una struttura in mattoni e legno, così come in origine, con un bel pavimento in cotto? Si sarebbero spesi meno soldi, l’ambiente non sarebbe stato turbato e tutto sarebbe stato più naturale.

E qui mi chiedo una seconda volta, dove sono le associazioni che dicono di proteggere le marcite e l’ambiente agricolo… è mai possibile che lascino passare simili misfatti senza proferire parola? Questo silenzio dà adito a tristi pensieri: troviamo questi presunti protettori alquanto distratti, se si cominciano a trascurare questi aspetti di “invadenza”, vuol dire che non si ha cuore la salvaguardia dell’ambiente che tanto faticosamente i nostri padri hanno saputo tramandarci.

Tornando all’articolo dell’architetto Scazzosi, posso solo augurarmi che continui su questa strada e metta in pratica quanto dice nel suo articolo: non si dimentichi di Petrarca e di chi questo poeta ha cercato di difendere contro gli ignoranti detrattori. Non si dimentichi della delicatezza dell’intervento che un monumento nazionale richiede, non si dimentichi degli attentati al territorio della cascina che attualmente sono in corso, altrimenti rischia di essere confusa con le centinaia di parolai che scrivono o dicono cose ma pensano già a come dimenticarle.

Auguri e buon lavoro architetto, noi le saremo sempre vicini come amanti della cultura e seguiremo sempre, con critico interesse, il suo difficile lavoro e non mancheremo mai di esprimere liberamente le nostre opinioni, di lode quando è il caso e di critica quando sarà necessario.

 

Roberto Gariboldi socio CSA 

a nome del Presidente, del Direttivo e di tutti i soci del CSA Petrarca

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