Rispondi a:

Inviato da avatar Eugenio Luxardo il 04-03-2014 alle 14:37

Il progetto definitivo del Comune di Milano (che andrebbe all’appalto entro il giugno 2014), interessa solo il palazzetto che risale al XI secolo, detto l’INFERNO, inserito nella cascina agricola  LINTERNO di via Fratelli Zoia 194. Il suddetto palazzetto che risale al XI secolo, fa parte del Monumento Nazionale con vincolo ex articolo 10-12Dlgs 42/ 2004 DM 9.3.1999. 

Il citato progetto definitivo del Comune di Milano, rispettando fedelmente le leggi di edilizia residenziale, prevede la realizzazione dell'impianto di riscaldamento, dell'impianto elettrico, dell'impianto idrico e di un ascensore, solo, nel palazzetto che risale al XI secolo. 

Però  il suddetto palazzetto che risale al XI secolo (detto anche l’INFERNO della cascina Linterno),  non è edilizia residenziale, e quindi deve essere tutelato, evitando interventi incompatibili alla sua natura.  Esso richiede, solo timidi interventi conservativi, solo interventi accurati di ordinaria manutenzione. 

Per intervenire nel palazzetto è necessario adottare criteri tecnici che rispettino, veramente, “interventi minimi, di rispetto e di conservazione  di tutte le tracce materiali e delle tecniche costruttive”, e quindi non è vero che gli impianti, previsti nel progetto del Comune, siano “strettamente necessari”.  Inevitabilmente, danneggerebbero ogni traccia storica, con le eccessive bucherellate delle tubature provocate dagli impianti, devastanti in ogni parte  del palazzetto e dei locali annessi.   

Non si può, quindi, dire che: “si è proceduto per piccoli passi” permettendo  interventi “delicati”. In realtà codesto progetto non è stato presentato, in ogni suo particolare, alla Soprintendenza, che non ha potuto condividere, in toto, le scelte, previste da quella parte, devastante, del progetto del Comune. 

Non è vero che ogni nostra residua cascina sia “circondata ancora dallo stesso territorio agricolo”. Ogni nostra “residua” cascina è ormai circondata “da edifici di molte epoche”, troppe epoche, che hanno fatto i propri comodi.

Tra l'altro non ci si rende conto che “il rapporto città – campagna, l'uso del paesaggio agrario” non è più compatibile con la realtà attuale, soffocata dai comuni limitrofi, dalle incontrollabili occupazioni di edilizia residenziale, (comprese le loro putride fognature), e soprattutto dalla cancellazione  del vincolo urbanistico di “verde agricolo”. 

Pertanto il “mantenimento della stretta connessione con i suoi campi”, ormai, non esiste più e a poco a poco è completamente scomparso.  Non potrà più tornare, almeno che non si effettuino gestioni agricole sane ed intelligenti che salvino i territori dal cemento con la continua ricerca dell’acqua pura, (per ora opere impensabili). 

Non è vero che “la strategia” messa in atto sia una specificità tutta milanese, lombarda. 

Comunque non deve essere questo il “restauro” che Milano, in occasione dell'Expo 2015,  vorrà mostrare ai suoi ospiti  “internazionali”,  senza pentirsene, amaramente, in seguito. 

Expo 2015 ha bisogno di ben altri progetti che possano “nutrire il pianeta, energia per la vita” e portare,  veramente, l'acqua pura in tutti i deserti del “pianeta”.

firmato: dottor Architetto  Eugenio Luxardo

Milano,  4  marzo  2014

Accedi

Devi inserire Nome utente e Password per inviare un messaggio. Se non li hai prosegui inserendo il contenuto della risposta e i dati personali (nome, cognome e email) oppure Registrati

L'accesso a questo sito è possibile anche per gli Aderenti alla Rete Civica di Milano selezionando nel menu a tendina la voce "Aderente della Rete Civica di Milano".

Contenuto della risposta