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Inviato da avatar Sara Brusa il 18-03-2014 alle 22:24

Questa la mia lettera aperta.

Ho scritto perchè cercavo spiegazioni, ho scritto perchè è importante "dire".

 

Milano
Seduta di Consiglio del 13 Marzo 2014

 

Cari cittadini della zona 6, amici consiglieri, assessori, sindaco, stasera si chiude la mia esperienza come consigliera del Consiglio di Zona 6.
Difficilmente interrompo un impegno preso, questa scelta infatti ha avuto un percorso lungo e faticoso.
Sapevo che sarebbe stato difficile entrare nei meccanismi della politica, sapevo che mi sarei sentita  “fuori posto”, sapevo anche che avrei impiegato tutte le mie forze per portare avanti il mio lavoro in consiglio. Non sapevo che sarebbe stata così dura. Non ci sono riuscita.

Purtroppo l'impegno che richiede la vita del consigliere di zona non è conciliabile con la vita di una giovane donna che lavora, che si è costruita una famiglia e che vive il suo quartiere in modo attivo.
Mi sono candidata perché le istituzioni sono il luogo dove si prendono le decisioni e dunque dove si può e si deve tentare il cambiamento, ma i pochissimi poteri della zona e la sua intrinseca debolezza amministrativa stridono fortemente con questa convinzione e sopratutto con l'enorme quantità di problemi che gli abitanti portano con sé negli incontri istituzionali, nelle chiacchiere per strada, nei quartieri popolari che abito e vivo ogni giorno.
Troppe volte ho percepito in questa aula un senso di impotenza di fronte alle richieste dei cittadini.
Troppe volte ho sentito la fatica di stare qui. Continuo a non comprendere alcune modalità  che si manifestano durante le commissioni istruttorie e le sedute di Consiglio:  l'ostruzionismo, l'insulto e la presa in giro, le urla furibonde e il troppo poco autocontrollo. Le infinite dichiarazioni di voto, i numerosi interventi faziosi, le frasi razziste e discriminatorie.
Modalità che ritrovo sia nell'opposizione che nella maggioranza che rallentano enormemente il lavoro comune che si dovrebbe realizzare per migliorare la vita degli abitanti della nostra zona.

Il sindaco che ho votato, la giunta che ha scelto mi rappresentano solo parzialmente.
Certo il compito non era facile e non lo sarà per tutto il resto del mandato.
Il vento del cambiamento l'ho sentito soffiare ma purtroppo solo per pochi.
Non ha soffiato per i quartieri di case popolari, per la periferia.
La distanza tra “le due città” è troppo ampia.
Le scelte politiche determinano le condizioni di degrado in cui versano i nostri quartieri.
Per fortuna esistono ancora degli spazi dove si può stare bene, dove le relazioni si possono ancora costruire e rafforzare grazie all'impegno costante di abitanti, associazioni, comitati territoriali, enti.
Il problema della città di Milano è “la casa e la condizione dei quartieri popolari” e su questo la mia amministrazione deve intervenire ora!
E' mancata fino ad oggi la volontà politica del cambiamento per cui nella città si è resistito per tanti anni, per cui si è votato nel 2011.
Per questo cambiamento ci vuole coraggio, un coraggio politico che sappia finalmente rappresentare i poveri, i deboli e gli esclusi. Ci vuole ascolto, ascolto di chi da anni lavora e si impegna nei quartieri. Ci vuole determinazione per incidere anche a livello regionale e nazionale.
Caro sindaco devi osare.
Ascolta le zone, togli poteri al centro, scomponi quella terribile macchina burocratica che governa l'amministrazione di Milano. Avvia davvero il percorso che porterà alle municipalità, costruisci sperimentazioni e percorsi concreti capaci di ridare respiro alle persone e renderle partecipi di quel lungo processo di cambiamento che ancora bisogna avviare.
Devi occuparti dei quartieri di case popolari, della periferia per arrivare a cambiare la città, per contrastare le politiche di sopraffazione e di indifferenza che creano solo esclusione, degrado e disagio, sempre a danno dei più deboli.
E ancora, i giovani. Se penso a loro penso alla difesa degli spazi di socialità reale per contrastare le nuove modalità di socializzazione che sono oggi per lo più virtuali.
E' essenziale che la giunta garantisca più risorse ai centri di aggregazione giovanile della città e sostenga la loro continuità nel tempo.
Non togliamo ai giovani l'esperienza del gruppo dei pari, diamo spazio al loro protagonismo e sosteniamo i luoghi da loro conquistati, liberati dall'abbandono e rivitalizzati.

Questi tre anni sono stati per me un tempo importante: ho potuto fare un'esperienza di impegno nelle istituzioni, viverne le contraddizioni e le potenzialità.
Ora ho scelto. Torno sul mio territorio: il quartiere Barona dove sono nata e cresciuta e il quartiere Giambellino – Lorenteggio dove ho lavorato e vivo.
Torno nei miei quartieri per vivere nella realtà, di nuovo consapevole che il vero cambiamento nasce dal basso attraverso l'attivazione della partecipazione dei cittadini e lo sviluppo di comunità.
Ringrazio tutti i consiglieri e il presidente Rabaiotti con i quali ho condiviso fino ad oggi la responsabilità dell'impegno istituzionale. La mia gratitudine a quanti proseguiranno per portare avanti, nonostante tutto, un programma di maggioranza importante ed ambizioso.

La ragione e il senso dell'impegno che io intendo proseguire in basso trovano espressione nelle parole che di seguito riporto. Sono tratte dalla Trentacinquesima lettera aperta al Sindaco di Milano scritta da un'amica, Franca Caffa, da più di trent'anni impegnata sulla questione dei quartieri di case popolari, per una città più giusta:

"...l’Italia è una Repubblica fondata sulla democrazia rappresentativa. Se non c’è la rappresentanza degli sfruttati, degli oppressi, degli esclusi, che democrazia può mai essere? Che cosa scegli con le primarie? Ti domando: domina l’intesa, se la intendono, concorrono da entrambe le parti a rappresentare una parte sola, l’altra parte? la classe capitalistica transnazionale, la classe vincitrice? è così che dice Luciano Gallino? E’ talmente vincitrice, l’altra parte, che sono quasi scomparse le parole per nominarla: sfruttatori,oppressori. Esclusori? Scomparsa, la lotta di classe? Oppure la conducono e la vincono i ricchi che si arricchiscono, la subiscono i poveri che si impoveriscono, senza essere in grado di rispondere con la loro lotta? Ricchi, poveri, si può dire? Anche gli impresari che si suicidano? Ridotti in povertà, anche loro. La mia parte, caro Sindaco, una disfatta. L’altra parte avanza, noi arretriamo. La casa, i mezzi per rispondere ai bisogni dell’esistenza, la salute, la scuola, noi arretriamo. Coscienza della propria condizione,coscienza di classe, noi arretriamo. Libertà, diritti del cittadino, noi arretriamo. Coscienza della disumanizzazione della vita, noi arretriamo. La resistenza, qui e là, chi resiste. Resistiamo.” (Franca Caffa – Presidente Comitato Inquilini Molise Calvairate Ponti)

 

Grazie
Sara Brusa

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