Rispondi a:

Inviato da avatar Lucilio Cogato il 07-07-2014 alle 20:22

Gentile Arch. De Giorgi.

Non ho la pretesa di convincere nessuno, ma penso che sia giusto che su questi argomenti si parli il più possibile, anche e soprattutto quando non si è del tutto d'accordo.

In piazza Castello a traffico aperto i ciclisti non passavano "benissimo", ma passavano nello stesso modo in cui si passa in analoghe strade del centro di Milano con considerevole traffico di mezzi pesanti. Cioé forse piuttosto agevolmente e velocemente, ma non certo in condizioni di sicurezza, come dimostra l'incidente mortale dell'anno scorso in corso Europa.

Gli incidenti mortali che coinvolgono ciclisti e dei pedoni in città accadono soprattutto agli incroci e soprattutto con autobus e camion. Aggiungo che tali incidenti possono essere molto gravi anche a basse velocità, anche  più basse dei fatidici 30 Km/h. I ciclisti e i pedoni, infatti, vengono "schiacciati" sotto le ruote dei mezzi pesanti e non "urtati".  Inoltre, poiché l'incidente avviene per ragioni di ostruzione del campo visivo (il posto di guida è in alto e il ciclista in basso) e non di percezione/attenzione, la velocità ha poca influenza, oltre che sulle conseguenze, anche sulla probabilità di questo tipo di incidenti.  Non per niente in via Restelli abbiamo avuto un ciclista morto per investimento da veicolo pesante dopo solo 6 mesi dall'inaugurazione della nuova sistemazione stradale fatta dalla Regione, nonostante ci fosse il limite a 30 Km/h e il veicolo investitore stesse andando ben al di sotto di tale limite. Ironia della sorte, in via Restelli, giustamente, la pista ciclabile c'era, ma il ciclista investito non l'aveva imboccata, il perché non è certo. E' certo invece che se lo avesse fatto sarebbe ancora vivo.

Tutto questo per dire che la pista ciclabile in piazza Castello serviva moltissimo con la prospettiva di mantenere il traffico motorizzato (prospettiva peraltro non del tutto escludibile al momento in quanto la pedonalizzazione è ancora ufficialmente solo sperimentale).

La pista è tuttavia estremamente anche con la piazza pedonalizzata. Infatti con le attività di vario tipo che già si svolgono e ancor più si svolgeranno nella piazza (mercati, feste, raduni ec.) i ciclisti avrebbero, in assenza di una pista ad essi dedicata, condizioni di transito assai poco favorevoli. Basti guardare quello che già oggi succede nel tratto nord di via Brera, in via Mercanti o in via Dante, in corso Garibaldi o in qualunque strada sede di mercato rionale. 

D'altra parte nei paesi che tutti prendiamo come modello per la mobilità sostenibile le isole pedonali, quand'anche non "ingombre" di oggetti come quelle citate, o sono interdette ai ciclisti in sella (come nel caso dello Stroget, la più importante e più estesa area pedonale di Copenhaghen) o sono attraversate da una pista riservata di uso obbligatorio per i ciclisti e interdetta ai pedoni (come in alcuni recentissimi esempi sempre a Copenhaghen).  Tutto ciò ovviamente a tutela sia dei ciclisti che dei pedoni. 

La possibilità per i pedoni di camminare  nelle zone pedonali come nei marciapiedi, senza doversi guardare alle spalle dai ciclisti o da altri veicoli, è infatti una conquista, si spera irreversibile, della civiltà moderna. Una conquista per la verità con radici nel passato: i marciapiedi furono inventati dai  romani, abbandonati nel medioevo e poi riproposti a partire dal XIX secolo  ben prima dell'avvento dell'automobile. Si tratta quindi di una conquista legata alla modernità ma non alla motorizzazione di massa. Più o meno a Milano i marciapiedi rialzati sono arrivati a fine Ottocento un po' dopo i tram, qualche decennio prima dell'automobile,  e praticamente assieme alle biciclette. Tutto questo significa qualcosa per chi vuol vedere e capire. 

Aggiungo che la necessità di tenere separati i pedoni dai ciclisti negli ultimi anni è stata avvertita persino nei sentieri di montagna più affollati. Alcune località turistiche hanno addirittura già costruito sentieri separati e intersezioni a livelli differenziati tra  sentieri ciclabili e sentieri pedonali. 

Ogni tanto, invece, almeno nella nostra città, qualcuno sembra invece volere considerare gli spazi riservati ai pedoni un lusso che non possiamo più permetterci.

La convivenza tra pedoni e ciclisti in spazi promiscui funziona solo quando sia i ciclisti che i pedoni sono molto pochi. Altrimenti la coabitazione diventa scomoda e pericolosa. Lo dimostrano le esperienze condotte in tal senso in alcune città della Spagna e in Giappone, dove si è tentato di mandare le biciclette in promiscuo con i pedoni sui marciapiedi. Questo  perché le biciclette sotto i 15 Km/h non sono stabili e, d'altra parte, a questa velocità un ciclista adulto è già pericoloso per un pedone. 

Per quanto riguarda il collegamento Duomo-Castello i lavori attualmente in corso, come risulta anche dai disegni pubblicati in questa piattaforma,  collega Castello a Cairoli con una coppia di piste ciclabili monodirezionali larghe 200 cm e consente, per chi arriva da Castello di andare verso il centro sbarcando sulle vie Dante, Camperio, Cusani, Pozzone-Rovello, S.Giovanni sul Muro.

Per il tratto via Cairoli-Duomo avevamo negli scorsi anni redatto un ulteriore progetto che per adesso in attesa di finanziamento. Coerentemente con le considerazioni sopra riportate, consiste essenzialmente nel creare una sede riservata ai ciclisti al centro della zona pedonale, in segnaletica in via Dante e in sede protetta in piazza Cordusio e via Orefici.  In tal modo i ciclisti avrebbero accesso al lato meridionale di piazza Del Duomo, a Piazza Fontana e a Corso Europa, creando un itinerario alternativo all'asse Mercanti-Vittorio Emanuele che già oggi è saturo di pedoni e ciclisti. Inoltre verrebbero notevolmente ampliati anche gli spazi per i pedoni, soprattutto in via Orefici.

Questo progetto inizialmente aveva incontrato molto favore, poi sono subentrati i dubbi. Alcuni, infatti, ritengono che pedoni e ciclisti (e tavolini e quant'altro) possano continuare a condividere tra Duomo e Cairoli un unico spazio indifferenziato. Noi pensiamo, al contrario, anche per quanto sopra esposto, che già oggi questa convivenza sia problematica e che i problemi si acuiranno nel tempo con l'auspicabile ed inevitabile aumento del numero dei ciclisti e dei pedoni.

Cordiali saluti

Accedi

Devi inserire Nome utente e Password per inviare un messaggio. Se non li hai prosegui inserendo il contenuto della risposta e i dati personali (nome, cognome e email) oppure Registrati

L'accesso a questo sito è possibile anche per gli Aderenti alla Rete Civica di Milano selezionando nel menu a tendina la voce "Aderente della Rete Civica di Milano".

Contenuto della risposta