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Inviato da avatar Beppe Caravita il 13-07-2011 alle 22:02

Concordo, a questo punto la scelta è irreversibile. Non mi interessa speculare sul perchè.

Ora si tratta di riconoscere che il dado è stato tratto, limitare i danni da un lato e massimizzare i benefici per Milano.

Limitare i danni: un serio controllo sugli appalti, per non dare ulteriore spazio alla criminalità organizzata anche in questo affare. Indurre una bonifica nell'area circostante l'Expo (alias i terreni della Fondazione Fiera, in mano a Cl) che sono altamente inquinati.

Prevedere davvero un expo diffuso anche ai campus di Milano (i due del Politecnico e quello della Statale) su convegni di livello in tema di sostenibilità e innovazione. Poi fare gli orti e i mega-ristoranti, ok.

Ma anche gemellare l'Expo con la Silicon Valley, con l'Arpa-e (Agenzia Usa per l'innovazione avanzata nell'energia), chiamare a raccolta chi dematerializza (vedi commento precedente, centrato).

Tirar fuori solare avanzato e geotermia sia a bassa che a alto calore. E fare edilizia a emissioni zero, from start. Documentata.  Insomma, qualche spunto per un Expo non così banalotto come ce l'hanno presentato la Moratti e Formigoni.

Poi, lasciare un quartiere (putroppo a indice di edificabilità a 52%) con case a bolletta energetica minima. In cui sia bello e conveniente vivere. E farne un laboratorio, a prato verde, per tutta Italia. Rifiuti zero. Tetti solari, pompe di calore. Coibentazione, edilizia organica... Meglio meno metri cubi ma migliori.

Alla fine della fiera, anche se l'expo (come credo) sarà un flop almeno ci resterà un quartiere che persino Friburgo ci deve invidiare. Incluso un centro congressi e un campus per le facoltà universitarie milanesi dedicate alla sostenibilità.

Questo intendo per limitare i danni e massimizzare il valore. E' possibile che in tal modo non butteremo via i soldi pubblici, quantomeno sul medio termine.

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