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Inviato da avatar Massimo Mulinacci il 30-09-2014 alle 13:31

Ho letto l'articolo pubblicato domenica su Repubblica-Milano: due pagine piene e lo strillo in prima pagina.

Mi ha impressionato; non avevo mai visto una tale occupazione di carta per fare pubblicità (gratuita?).

Sotto, dopo i fuochi artificiali di cifre e prestazioni (entrambe spostate nel futuro), c'è una citazione di partecipaMi e dell'intervento qui sopra che sto commentando.

L'articolo (titolo: Federare le reti senza fili sarà la grande sfida della smart city del futuro), un buon articolo di Luca de Vito, è chiaro e permette molte riflessioni.

Premesso che on line non l'ho trovato, è disponibile probabilmente solo per gli abbonati, e che non ho mezzi per "scannerizzarlo", vi invito ad aiutarmi a trovarlo.

Qualcuno che ne ha la disponibilità, dovrebbe allegarlo a questa discussione.  

Ho subito pensato: "Figata! la piattaforma è letta da molti se non tutti e soprattutto da chi si occupa di temi delicati, anche se poco discussi, come il wi-fi".

In sintesi, l'intervento ha tolto il velo da cosa significa il wi-fi a Milano, anzi, cosa dovrebbe significare, visto che l'articolo non nascondeva l'attuale quasi-inutilità.

Cosa ha aggiunto l'articolo di Repubblica a questa discussione? abbastanza direi.

Si legge che una rete wireless a Milano di fatto non c'è, che anche le isole sono poche e funzionano così così (tra parentesi, l'hotspot di viale Cermenate è ancora guasto, dopo tre settimane dalla segnalazione...); di fatto si è in concorrenza involontaria ma pratica con le miriadi di isole wi-fi esistenti e gestite da privati.

Il problema si articola su due parallele, in sintesi:

1) Non sempre funziona bene o non funziona affatto; vedi viale Cermenate, che è nella mia zona e quindi controllo quotidianamente, ma ci sono segnalazioni anche da altre zone.

2) La copertura di fatto non esiste; si è obbligati a fermarsi sotto un'isola, di dimensioni variabili ma comunque non eccezionali.

Il caso 1 è grave e inficia qualunque iniziativa si possa intraprendere. Senza una manutenzione efficiente e tempi garantiti, il servizio di fatto non esiste.

Il caso 2 è maledettamente importante, perché siamo nel 2014; abbiamo bisogno di un servizio che sia pensato per l'adesso, per le utenze che sono smartphone potenti e mobili e non certo laptop, come nel 2003, quando l'idea è stata proposta. Undici anni sono secoli, nel mondo digitale.

Quando, nell'intervento sopra, facevo il parallelo tra il verde e il wi-fi, non ero sotto effetto di stupefacenti né parlavo buffo.

In città, il verde episodico e scollegato fa poco; senza il network delle vie verdi (delle quali mi vanto di essere uno dei precursori), è isolato e umiliato.

Così per il wi-fi; siamo rimasti perlopiù agli inizi del secolo, dove era figo e vantaggioso poter usare il proprio ingombrante laptop sui sedili dei terminals, in attesa dell'aereo.

Senza network non c'è versatilità, disponibilità né democrazia; qualcuno sarà sempre escluso e isolato. Dissento profondamente dal concetto di isola, area o spazio di aggregazione...

Faccio una pausa; lascio spazio a chi (spero) vorrà dir qualcosa. La prossima puntata più tardi, sperando di trovare il pdf dell'articolo postato da qualche buon cittadino.

Non lasciatevi spaventare dalla tecnologia: il wi-fi è un servizio, come il tram, la luce e altro.

Pensate in questi termini e intervenite.

Un saluto e alla prossima puntata :-)

Massimo

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