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Inviato da avatar Andrea De Gradi il 12-10-2014 alle 20:17

La sentenza che citi può essere letta integralmente su questo link. La sentenza condanna il Comune di Quartu Sant’Elena a rimborsare una multa di sosta vietata perché è stata data in una zona interamente servita da parcheggi a pagamento e dunque priva di parcheggi gratuiti. Tutto qui? Certo che no, questa è la parte che viene raccontata dai soliti egoisti che pretendono di poter parcheggiare gratuitamente il loro Porsche Cayenne anche davanti ai gradini del Duomo. Il problema è che la motivazione del giudice è più articolata, si legge infatti:

Il Giudice di pace ha osservato anche che solo l’ordinanza 110/94 aveva previsto l’istituzione di un parcheggio libero, ma questo era situato in zona lontanissima dall’area riguardante le contestate violazioni. Né poteva ritenersi, secondo il medesimo giudice, che l’obbligo di riservare un’adeguata area destinata a parcheggio libero non sussistesse con riferimento ai casi esaminati, in quanto i parcheggi rientravano nella zona definita “A” dall’articolo 2 del decreto del ministro del Lavoro (più esattamente, dei Lavori Pubblici) 2 aprile 1968, perché il Comune non aveva mai definito come tale l’area in questione né aveva prodotto documentazione da cui risultasse che strade di cui si trattava rientrassero in agglomerati urbani di particolare valore storico o di particolare pregio ambientale.

Dunque è vero, i parcheggi gratuiti erano troppo lontani ma il giudice, per condannare il comune, ha dovuto specificare che questo non ha prodotto la documentazione necessaria a dimostrare che la zona era di particolare rilevanza urbanistica, prima di tappezzare un quartiere di strisce blu è necessaria insomma una delibera della giunta che, ai sensi dell'articolo 7 comma 9 del Codice della Strada, istituisca una zona di particolare rilevanza urbanistica (ZPRU) in tale quartiere. E non è ancora finito, nella sentenza (in questa pagina è presente la versione integrale) di un giudice di pace di Salerno relativa ad un caso simile a quello del comune di Quartu Sant’Elena, si legge:

[...] le zone con particolare rilievo urbanistico postulano l’indagine circa la concreta disciplina e destinazione attribuita dagli strumenti urbanistici all’area con particolari vincoli di destinazione. Sicchè ove la zona sia stata concretamente vincolata ad utilizzo pubblicistico, ad esempio verde pubblico, apporta a quella determinata zona un vincolo di destinazione che deve essere previsto nel piano regolatore e/o da qualsiasi strumento urbanistico della città.

Dunque non basta che la giunta comunale emetta una delibera ma è necessario che la zona sia effettivamente di rilevanza urbanistica, bisogna dunque dimostrare con degli studi che essa rispetti la definizione data nell'articolo 7 comma 8 del Codice della Strada e, ovviamente, la sua destinazione deve essere prevista nel piano regolatore e da qualsiasi strumento urbanistico della città.

Il comune di Milano, come apprendiamo per esempio da questa notizia, sa bene come creare parcheggi a pagamento e dunque si preoccupa di rispettare la legge (e non è tanto difficile dato che per trovare una ZPRU a Milano basta puntare un dito a caso sulla cartina) soprattutto per evitare eclatanti ricorsi che non solo comporterebbero un enorme perdita di denaro ma, finendo sicuramente sulle prime pagine dei giornali, risulterebbero uno smacco nei confronti dell'amministrazione della seconda città italiana.

Una delle cose che mi dà più fastidio è questa mania da parte dei cittadini di voler fare i tuttologi specialmente in campo giuridico. Io sono giovane, ho solo 24 anni e tanti mi sono bastati per capire che la giurisprudenza è una disciplina molto complessa e molto spesso non intuitiva, troppe volte ho letto notizie di sentenze o decisioni giuridiche che sembrano assurde ma poi, informandosi in modo meno superficiale sono risultate corrette. È necessario fare una laurea di 5 anni per poter comprendere veramente il diritto (ma non bastano neanche questi per poter conoscere tutti i suoi campi) ed è impensabile che un normale cittadino, leggendo una notizia su un giornale (magari anche di parte) possa emettere sentenza molte volte criticando addirittura la decisione di un giudice. Nella stragrande maggioranza dei casi non sono i giudici o gli amministratori a sbagliare ma i cittadini che non hanno l'umiltà per dire: "Non me ne intendo, dunque mi fido di chi ne sa più di me".

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