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Inviato da avatar Bruno Alessandro Bertini il 22-10-2014 alle 00:15

Purtroppo io non ho molti dubbi invece.

So che al momento vanno definite ancora moltissime cose: si riparte da zero (ed è una cosa che non condivido perché le province c'erano e i possibili passi logici da fare erano: 1) Eliminarle e ridistribuire le competenze a comuni e regione. 2) Tenerle così com'erano. 3) Sfruttando le conoscenze acquisite nel tempo cercare di migliorarle per renderle più efficenti).

Così non si è realizzata nessuna delle tre ipotesi più logiche, questo non presuppone automaticamente un fallimento o un peggioramento ma rende tutto molto più complicato.

Io ho un'idea chiara e precisa di come le istituzioni di governo del territorio dovrebbero funzionare. Essa è il mio riferimento di valutazione per quel che accade in ambito politico e purtroppo è lontanissima dalla realtà attuale e non vedo nessuno disposto a sostenere questa idea.

La esprimo qui; giusto perché in teoria tutto si deve ancora scrivere e spero possa fare da spunto per qualche idea.

Comincio col focalizzare l'attenzione sulle proposte o sulle richieste valide e di buon senso dei cittadini. Queste devono essere al centro del meccanismo e si deve aver cura di sviluppare la cultura dei cittadini (il loro senso civico) e le procedure di amministrazione (le norme a cui gli eletti si devono attenere) per valorizzare al massimo questa risorsa.

In pratica, a livello dei cittadini, bisogna favorire il senso di responsabilità e partecipazione. I cittadini si devono sentire i primi controllori e custodi del territorio, in grado di conoscerne al meglio gli aspetti ed esprimere le migliori idee di buon senso per la sua gestione e valorizzazione. Quando i cittadini sentono questa responsabilità si mobilitano in prima persona. Ognuno porta la sua idea ed è fondamentale creare un filtro attraverso dei metodi di dialogo che abbiamo già sperimentato in modo che una ristretta comunità sappia selezionare ed esprimere al meglio le priorità del territorio.

Dall'altra parte queste devono essere raccolte dagli amministratori e valutate senza modifiche o discussioni di merito. Gli eletti sono tali perchè giudicati in grado di svolgere un lavoro non comune. Serve la conoscenza della legge, un valido supporto economico (nel senso di tecnici in grado di gestire il bilancio del territorio) e tanto tanto buon senso. Il compito di chi siede nei consigli, siano essi di zona, comunali o metropolitani, è valutare la fattibilità delle proposte che gli arrivano dai cittadini in relazione a due soli aspetti: il rispetto delle leggi vigenti; il rispetto del bilancio in modo che il comune o la provincia non si indebitino.

Riassumendo, i cittadini, attraverso un processo di consapevolezza, chiedono di realizzare X. L'amministrazione competente raccoglie la richiesta ed eventuali indicazioni sul come fare e valuta se rispetta le leggi in vigore. In caso affermativo passa a una valutazione sulla fattibilità economica. Se si può fare si fa senza nessuna modifica, senza nessun dibattito, senza alcun tentennamento. Se ci sono problemi si approntano modifiche e soluzioni alternative da illustrare alla popolazione interessata che dovrà approvare prima di procedere.

Purtroppo oggi ogni cosa viene imposta dall'alto (la stessa città metropolitana è un'invenzione politica, e anche l'eliminazione delle province era una autoproposta politica a cui i cittadini avevano detto sì), il cittadino non ha più alcuna responsabilità politica e arraffa quel che può, in perenne lotta con gli amministratori che non riescono a controllare il territorio senza l'aiuto dei cittadini. Ogni cosa è discussa all'infinito, smontata, rimontata, emendata, e quel che ne esce è sempre lontanissimo dall'idea iniziale. Ciò nonostante si rivela spesso fuorilegge, tanto che bisogna abrogare o derogare per fare, e alla fine ci si trova indebitati più di prima e costretti a recuperare con IMU, TASI e TARES.

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