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Inviato da avatar Bruno Alessandro Bertini il 25-10-2014 alle 20:33

Probabilmente non te ne rendi conto, ma se le domande e le critiche sono sempre le stesse è evidente che a queste non è stata data alcuna risposta convincente. Continiu a riferirti all'Europa ma le amministrazioni locali esistono perché ci sono interventi locali da amministrare che nulla centrano con l'Europa. Che l'italia è diversa dalla francia, dalla germania o dalla svezia non c'è bisogno di dimostrarlo, lo sai, ed è una fortuna che ogni nazione abbia una sua identità. Ok per le regole comuni, ma a patto che queste si adattino a ogni singola realtà locale, senza dover sacrificare nessuno.

Tornando alla città metropolitana se vuoi ti dico come dovrebbe funzionare.

Innanzitutto continuerei a chiamarla provincia, perché quella del nome è solo una buffonata elettorale di chi aveva promesso di far sparire le province. Il comune di milano è già una metropoli. Città metropolitana genera confusione fin dal nome.

Storicamente esistono le province, le si vuole riformare? Benissimo, però l'ente intermedio tra comune e regione è la provincia, lo è sempre stato e dovrebbe continuare ad esserlo.

Torniamo alla metropoli di Milano. L'unica cosa giusta di questa nuova legge è l'intenzione di suddividerla in più municipalità, ma scommetto un euro sul fatto che non verrà realizzato.

Mentre i cittadini degli altri comuni si rivolgono direttamente al sindaco e agli amministratori qui abbiamo i consigli di zona che non contano nulla o quasi: i cittadini chiedono ma poi il consiglio comunale fa un po' quel che vuole. Municipalità più piccole e controllabili sarebbero da preferire.

Mettiamo quindi l'ipotesi che la città metropolitana di milano sia suddivisa in aree omogenee alle altre... avremmo tanti comuni riuniti in un unico territorio provinciale (quella che voi chiamate città metropolitana). Questa deve avere alcuni semplici compiti, non decisionali, ma di controllo e organizzazione.

1) I cittadini di un comune chiedono la realizzazione di un intervento (esempio: limite al consumo di suolo urbano)

2) Il comune valuta la richiesta: è di competenza territoriale del comune o riguarda più comuni della provincia? (in questo caso riguarda tutti i comuni che si vogliono dare regole comuni)

3) Se il provvedimento riguarda il solo territorio comunale viene gestito direttamente, attraverso una valutazione di fattibilità; se riguarda più comuni della provincia viene inoltrato alla provincia (Nel nostro caso viene inoltrato alla provincia).

4) Qui entra in gioco la provincia che deve fare tre cose:

    a) Valutare se la richiesta è fattibile nel rispetto delle norme e delle leggi vigenti (in caso contrario rispedisce al mittente la richiesta con adeguate spiegazioni e suggerimenti)

    b) Valutare se la richiesta è fattibile a livello economico (in caso contrario si procede come al punto a)

    c) Se la richiesta è fattibile si procede all'individuazione delle aree interessate relative all'opera (airo) che saranno due o più comuni della provincia.

    d) I comuni esclusi avranno un breve lasso di tempo per chiedere di essere ammessi nell'airo, con relative spiegazioni.

    e) Quando l'airo è definitivo ognuno dei comuni interessati nomina un portavoce per coordinare i lavori con gli altri comuni.

Ogni opera avrà un airo diverso, coincidente con l'area realmente interessata. Nel nostro esempio, trattandosi di una regola di base, tutti i comuni sarebbero interessati. Ogni comune esprime poi la propria opinione favorevole, sfavorevole o di modifica alla proposta iniziale possibilmente interpellando i cittadini. Se non lo fa gli elettori avranno modo di far valere la propria indignazione alle successive elezioni. Come si evince la "città metropolitana" alias provincia ha la competenza su tutto ma non propone nulla. Sono i cittadini a proporre attraverso i comuni e la funzione della provincia è solo quella di controllare e organizzare i lavori nelle aree interessate.

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