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Inviato da avatar Francesco Pappalettera il 12-04-2015 alle 08:40

CHE VERGOGNA !!!!!!!

http://espresso.repubblica.it/plus/articoli/2015/04/08/news/lo-stadio-del-milan-lo-paga-la-fiera-1.207443

Lo stadio del Milan lo paga la Fiera

Per costruire il nuovo impianto rossonero al Portello, la famiglia Berlusconi chiede aiuto ai dirigenti della struttura espositiva milanese. Nominati 
dal centrodestra. In cambio, assicura, «poi faremo a metà degli incassi»

di Enrico Arosio e Michele Sasso

09 aprile 2015



Il progetto del nuovo stadio del Milan Neanche le Streghe del “Macbeth”, a Milano, azzeccherebbero le loro profezie, su «quando la battaglia sarà perduta e vinta». La battaglia è quella per il futuro degli stadi di Milan e Inter, due club tra i più blasonati del calcio europeo. Vogliono vincerla entrambe, magari dandosi una mano, e con l’aiutino della politica.

Di certo c’è che nell’ultimo anno e mezzo s’è rovesciato tutto, come nell’“hurlyburly”, il turbine tonante delle Streghe. San Siro, rifatto e infiocchettato, doveva tenerlo il Milan; lo stadio nuovo l’avrebbero costruito i Moratti. E invece no: l’Inter di Erick Thohir (finora deludente) si terrà San Siro, rifatto e infiocchettato; e il Milan dei Berlusconi (al pari deludente, e forse in vendita) punta allo stadio nuovo. Dove? Silvio e Barbara Berlusconi chiedono l’area pregiata del Portello, dove già la società Ac Milan ha trasferito la sua sede. La data segnata in rosso(nero) è il 29 aprile quando il bando per la riqualificazione degli ex padiglioni 1 e 2 della Fiera sarà aggiudicato.

Il Portello è un pezzo importante di città. Qui rimarranno solo 18 mila metri quadri di spazi espositivi, dopo il trasloco nel polo esterno di Rho, mentre il quartiere CityLife cresce al posto dei padiglioni storici. Un’idea affascinante per gli amanti del calcio prende corpo: è lo stadio del Milan, un impianto da 48 mila posti studiato da una potenza mondiale dell’ingegneria, Ove Arup, alto appena 30 metri perché incassato nel terreno, con spazi commerciali, un albergo, un liceo sportivo.



Tifosi del Milan festeggiano al PortelloUna cittadella rossonera da unire a Casa Milan, la sede aperta un anno fa che si affaccia sulla stessa piazza. Il modello economico è l’impianto di proprietà come lo Juventus Stadium di Torino. Ma c’è una grossa differenza: il progetto dei Berlusconi, che sarebbero disposti a investire più di 300 milioni, riguarda un quartiere in piena città, ad alta densità di traffico e di residenze. Molti urbanisti e architetti lo ritengono un azzardo, molti abitanti uno spauracchio.

In gara ci sono altri tre progetti con solide basi economiche, più vicini ai cittadini e che non prevedono l’abbattimento totale delle strutture esistenti. Il Magnete, proposto dal gruppo Prelios con Atelier Traldi e Hublab, rilancia come parco tematico il concetto dei musei della scienza: sotto un unico tetto un polo musicale, servizi sanitari, laboratori per bambini, spazi per bikers e installazioni d’arte. Il consorzio Cile, Arcotecnica e Pkf offre un villaggio dello sport indoor: free climbing, skateboard, vasche con onde artificiali per il surf e un simulatore di Formula Uno. Infine Green Street: un chilometro di pista per bici e pedoni a sette metri d’altezza, e al coperto tanti spazi per le start-up e l’innovazione. Tutti e tre i progetti prevedono alberghi, ristoranti e negozi.

Il sogno di Barbara Berlusconi di costruire «l’arena del Diavolo» nasconde però insidie e giochi di potere con risvolti politici. Arbitro della sfida è la Fondazione Fiera di Milano, la cassaforte privata proprietaria dell’area. A gestire la partita è il presidente Benito Benedini, industriale di area centro-destra, e il suo fidato dirigente Corrado Peraboni. Benedini è stato nominato due anni fa da Roberto Maroni e con il governatore lombardo ha mediato in queste settimane la promozione del suo delfino Peraboni al comando di Fiera Milano spa, l’ente che gestisce le strutture espositive milanesi.

Barbara Berlusconi ha trattato proprio con Peraboni gli aspetti cruciali: l’idea è creare una società mista Fondazione-Milan per avere terreni ed edifici in comodato d’uso e dividere i futuri utili dalla vendita dei biglietti. Lo stadio di proprietà è legato al rilancio della squadra di Silvio Berlusconi, a corto di successi e pronta a far entrare un socio straniero con capitali freschi. Sfilatosi Zong Qinghou, il re della Future Cola cinese, i contendenti più accreditati sarebbero il broker thailandese Bee Taechaubol, interessato a rilevare una prima quota azionaria, e il magnate immobiliare cinese Wang Jianlin, socio dell’Atletico Madrid, il cui gruppo fattura 40 miliardi di dollari l’anno.

Nel frattempo, però, è successa un’altra cosa. Di recente Barbara Berlusconi, con uno staff ristretto, ha contattato per una consulenza strategica il presidente di Hines Italia, Manfredi Catella, regista di Milano Porta Nuova, il nuovo quartiere direzionale intorno alla Torre Unicredit venduto poche settimane fa alla Qatar Investment Authority, gigante della finanza immobiliare. E Catella ha risposto «No, grazie» sconsigliando vivamente l’operazione Portello. Ha invece illustrato un’opzione stadio allo Scalo Farini, la grande area vicina all’Isola di proprietà delle Ferrovie che Hines sta esaminando da tempo. Catella ha detto no perché demolire tanti padiglioni fieristici vuol dire aumentare di molto i costi iniziali, e perché condivide le riserve sull’eccesso di impatto che esprimono i più esperti urbanisti, da Vittorio Gregotti all’ex assessore di Pisapia Stefano Boeri.

Quanto ai residenti, si sono già riuniti in un comitato. Più di mille persone sostengono: concentrazione insostenibile, lo sbarco di migliaia di tifosi la domenica. E chi ha comprato casa nelle nuove residenze del Portello Nord pagando dai 6 agli 8 mila euro al metro quadro vede l’ipotesi di uno stadio come l’incubo totale. Teme anche gli scontri fra teste calde e polizia, Rolando Mastrodonato del comitato “No stadio”. Bersaglio la vicesindaco di Milano Ada Lucia De Cesaris che lo ha definito «una spinta verso il futuro e per lo sport», quando la giunta Pisapia formalmente non ha espresso preferenze per un’area specifica. E da avvocato, prima di entrare a Palazzo Marino, era il suo studio che presentava i ricorsi contro il nuovo quartiere CityLife.

E San Siro, la Scala del calcio? Va in direzione Inter, ma in due fasi. Il 28 febbraio c’è stato un incontro importante: di qua Pisapia e De Cesaris, di là la trojka nerazzurra, il presidente Thohir, il dg Marco Fassone e l’amministratore delegato Michael Bolingbroke. La via tracciata è la seguente. Nella prima fase, in vista della finale di Champions League 2016, Inter e Milan investono insieme circa 20 milioni, a scomputo dell’affitto annuale al Comune, per adeguare lo stadio storico agli standard imposti dalla Uefa: sistemi antisismici per il secondo anello, nuovi servizi, segnaletica, abolizione delle divisioni tra settori, rifacimento del museo (che già oggi attira quasi 250 mila visitatori l’anno).

Dopo il 2016, invece, Thohir otterrebbe da Palazzo Marino un affidamento a lungo termine, con il Milan ospite garantito per gli anni necessari a costruirsi lo stadio nuovo. I progettisti sono già al lavoro: studio Dontstop (spin-off dello studio Boeri) per l’Inter, studio Ragazzi (ex Edilnord) per il Milan. Thohir ha chiesto più servizi, ospitalità e meno capienza. Un San Siro ridotto a 58-60 mila posti. Rifacimento della tribuna rossa centrale con nuova facciata e hospitality, abbattimento parziale del terzo anello con nuove postazioni tv, sky lounge, bar e ristoranti. Un investimento - a carico della sola Inter - sugli 80 milioni.

Chissà se un giorno tutta l’ardita faccenda sarà suggellata da un brindisi (champagne? tè verde?) tra due presidenti asiatici, nuovi padroni del calcio milanese. O se ci saranno altri colpi di scena.

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