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Inviato da avatar Stefano Stortone il 20-05-2015 alle 01:06

Non si conosce ancora il dettaglio del progetto vincitore, ma facendo riferimento ai contenuti riportati da Beppe Caravita nel suo post qui sopra, ed avendo collaborato al progetto di bilancio partecipativo svolto nella circoscrizione 7 di Torino, posso dire che la nostra proposta adottava un approccio differente. Cercherò di spiegarla, scusandomi già ora per la lunghezza!

Il percorso che abbiamo proposto trae ispirazione dall’iniziativa madre del bilancio partecipativo (BP) di Porto Alegre, ma si fonda sull’esperienza di numerosi processi condotti in diversi contesti urbani italiani, a partire da realtà piccole come Canegrate sino a Comuni come Monza che ha una popolazione di 123.000 abitanti, quindi dello stesso ordine di grandezza di quella delle zone di Milano.

Il percorso di coinvolgimento prevede 3 fasi principali (che illustro quotando il documento di progetto):

  • fase I)   raccolta e supporto delle proposte:i cittadini pubblicano sulla piattaforma le loro proposte di investimento, possono supportare quelle che condividono ed avanzare argomenti a favore o contro ciascuna di esse;
  • fase II)  co-progettazione(dalle proposte ai progetti):le proposte più supportate dalla cittadinanza, valutate da un Tavolo Tecnico di Zona in termini di fattibilità e compatibilità normativa/economica, entrano nel percorso di progettazione dove i cittadini proponenti saranno chiamati ad elaborare i progetti da portare al voto;
  • fase III) votazione finale:i progetti sono sottoposti al voto finale della cittadinanza da cui si determina la graduatoria delle priorità.

Queste fasi sono precedute da una fase 0) di informazione e raccolta delle idee (branstorming): apertura del processo e della piattaforma, incontri e iniziative nelle zone, organizzazione di eventi civici e tematici; la cittadinanza inizia ad avanzare idee, a discuterne e a costruire assieme le proposte da portare avanti nel bilancio partecipativo. 



Il nostro progetto non poteva ovviamente prescindere da un ruolo rilevante della rete per affiancare e potenziare una intensa attività sul territorio, curata dalle agenzie milanesi partner, da tempo attive nel tessuto metropolitano, e stimolare una partecipazione più attiva, riflessiva, consapevole e soprattutto allargata in tutte le fasi del bilancio partecipativo. Infatti, per quanto si possa investire sulla partecipazione "offline", è indubbio che la rete sia indispensabile come piattaforma (database) su cui riversare in modo trasparente ogni informazione e contenuto utile alla deliberazione e rappresenti  (anche grazie alla necessaria osmosi con i social network) la piazza più grande della città dove permettere a tutti di incontrarsi  e condividere idee, proposte, progetti per la città. La riprogettazione della piattaforma per i bilanci partecipativi BiPart su openDCN (già in corso ed in via di completamento), è stata messa in cantiere per tale scopo, cioè per dare l'opportunità a qualsiasi cittadino connesso – milanese e non  di informarsi su questo progetto, ma anche di interagire con lo staff, con l'amministrazione e soprattutto reciprocamente sia nella formulazione di idee, proposte e di progetti finali che nel supporto e nella collaborazione a quelli altrui.

Come oramai quasi tutti i bilanci partecipativi, anche la nostra proposta prevedeva la votazione finale dei progetti, sia online (modalità esplicitamente richiesta dal bando del Comune di Milano) che offline. Il voto finale è infatti il momento massimo di legittimazione delle decisioni da prendere e delle opere da realizzare e un'ampia partecipazione, assieme ad efficaci strumenti di informazione, possono contribuire a ridurre l'impatto di gruppi organizzati su specifici progetti (le cosiddette "lobbies"). Nel nostro caso, la sicurezza e l’univocità del voto sarebbero stati garantiti dalla verifica dei dati anagrafici inseriti dal cittadino e dall’autenticazione dell’account personale effettuato tramite l’inserimento di un codice di verifica inviato sul cellulare.

Proprio perchè tutti i BP prevedono oramai la votazione finale, le differenze finiscono per concentrarsi sulle modalità: (a) di individuazione e di filtro delle proposte e di definizione dei progetti da sottoporre al voto, e; (b) di selezione dei cittadini chiamati a svolgere questi compiti. In generale, le diverse modalità adottate nei vari BP si possono sintetizzare sostanzialmente in due approcci:

  1. il primo affida ad un numero ristretto di cittadini– volontari o estratti a sorte, rappresentativi della popolazione (ad esempio, per età, sesso e residenza) ma non stakeholder – l’elaborazione dei progetti attraverso un intenso percorso deliberativo di informazione e di discussione sui bisogni della popolazione, consultata preliminarmente, e su eventuali vincoli  normativi o gestionali di cui si deve tenere conto;
  2. il secondo approccio affida a tutti i cittadiniil compito di proporre e scegliere le istanze più sentite da portare avanti, e di identificare le persone legittimate a tradurre le proposte in progetti da sottoporre poi al voto. Anche  in questo caso, attraverso un percorso di formazione e discussione che vede coinvolti funzionari del Comune per tenere conto di eventuali vincoli di contesto.

Il primo è quello su cui si basa, ad esempio, il BP della circoscrizione 7 di Torino. Questo approccio pone maggiore enfasi nel percorso deliberativo, svolto da un gruppo di cittadini, facilitato da esperti ed organizzato in modo da rendere i partecipanti consapevoli dei bisogni presenti sul territorio e dunque delle proposte da mettere in atto. Il lavoro intenso e costante e la necessità di garantire un approfondimento dei temi ed un dialogo tra le varie opinioni, richiede un coinvolgimento di un numero ristretto di persone. La partecipazione estesa dei cittadini e degli stakeholder avviene nelle tradizionali forme consultive e funzionali a fornire indicazioni a questi rappresentanti civici riuniti, come avvenuto a Torino, in una Commissione Deliberativa.

Il secondo è quello su cui si basava la nosta proposta. Questo approccio pone maggiore enfasi nel percorso partecipativo, organizzato in modo da garantire uno scambio trasparente e paritario di informazioni ed opinioni e favorire le relazioni e la conoscenza reciproca dei cittadini, in cui tutti hanno la possibilità di incidere sulle scelte da prendere e dunque sui progetti da realizzare, secondo le proprie disponibilità di tempo, sensibilità, e l’effettivo interesse. Ciò consente di offrire a chiunque l’opportunità di essere comunque attore di un percorso deliberativo, seppur non intenso come può essere con un gruppo ristretto, permettendo così di accrescere la maturità civica dell’intera comunità.

In entrambi i casi c’è una fiducia nel ruolo dell’informazione e della discussione paritaria tra i cittadini – la deliberazione – alla base delle decisioni pubbliche. Ciò che cambia è il raggio di azione e la visione, gli obiettivi, che poi modellano il percorso partecipativo e deliberativo. Si può dire che il primo approccio guarda principalmente alla razionalità dell’output mentre il secondo alla sua relazionalità. In altri termini, il primo punta sulla coerenza delle scelte adottate – opere o servizi – con i bisogni così come sono stati rilevati (con assemblee aperte, report, ricerche, etc.) ed appresi dai partecipanti. Il secondo, invece, punta sul senso di “attaccamento” e di responsabilità dei cittadini verso i beni che si andranno a realizzare e verso la comunità con cui si condividono le risorse a disposizione, che si genera attraverso il coinvolgimento diretto. In questo caso, la partecipazione diffusa, oltre a rilevare i bisogni, può anche cambiarli attraverso un percorso di scambio e conoscenza reciproca. Il voto diretto è infine lo strumento per misurare la reale rappresentatività dei progetti emersi, garantire l’inclusività di tutti nell’assunzione di questa responsabilità, e valutare assieme la qualità del percorso svolto.

Come spiegare in maniera più immediata lo spirito del nostro progetto... ecco, vi ricordate la storia del Piccolo Principe?

Il Piccolo Principe se ne andò a rivedere le rose.
“Voi non siete per niente simili alla mia rosa, voi non siete ancora niente” disse. “Nessuno vi ha addomesticato e voi non avete addomesticato nessuno. Voi siete come era la mia volpe. Non era che una volpe uguale a centomila altre. Ma ne ho fatto il mio amico e ne ho fatto per me unica al mondo”.
E le rose erano a disagio. 
“Voi siete belle, ma siete vuote”, disse ancora. “Non si può morire per voi. Certamente, un qualsiasi passante crederebbe che la mia rosa vi rassomigli, ma lei, lei sola, è più importante di tutte voi, perché è lei che ho innaffiata. Perché è lei che ho messa sotto la campana di vetro, Perché è lei che ho riparato col paravento. Perché su di lei ho ucciso i bruchi (salvo due o tre per le farfalle). Perché è lei che ho ascoltato lamentarsi o vantarsi, o anche qualche volta tacere. Perché è la mia rosa.”
[...]
“E’ il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante”.
“E’ il tempo che ho perduto per la mia rosa…” sussurrò il Piccolo Principe per ricordarselo.
“Gli uomini hanno dimenticato questa verità. Ma tu non la devi dimenticare.
Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa…”
“Io sono responsabile della mia rosa….” Ripetè il Piccolo Principe per ricordarselo.

Dal nostro punto di vista, l’obiettivo del bilancio partecipativo è dare a tutti l’opportunità ed il gusto di coltivare finalmente la propria o le proprie rose, non di possedere delle rose qualsiasi. L’opportunità ed il gusto di farlo tuttavia assieme, in un giardino e con delle attrezzature che appartengono a tutti. Ed è ciò che auspichiamo che avvenga a Milano!

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